L’intolleranza al lattosio

L’intolleranza al lattosio

Editato da: Antonietta Rizzotti il 27/02/2023

L’intolleranza al lattosio è una delle intolleranze alimentari più diffuse. Il Prof. Felice Cosentino, esperto in Gastroenterologia, ce ne parla e ci spiega le cause, i sintomi e la terapia

 

1) A cosa è dovuta l’intolleranza al lattosio?

L’intolleranza al lattosio è dovuta all’incapacità dell’intestino di scindere il lattosio, lo zucchero complesso presente nel latte, in zuccheri più semplici, (glucosio e galattosio) e facilmente assimilabili dall’intestino.

In alcune persone, infatti, vi è una carenza o totale mancanza di lattasi, cioè un enzima, situato sulle cellule intestinali, che garantisce la digestione di latte e latticini. Questo enzima diminuisce, in tutti gli individui, la sua attività quando si passa dall’infanzia all’età adulta.

Senza l’enzima lattasi, il lattosio non digerito passa per l’intestino e nel colon viene attaccato dalla flora batterica, che lo fa fermentare. Con la fermentazione, si producono gas e scorie che, a loro volta, causano disturbi intestinali.

2) Quindi quella al lattosio è un’intolleranza che si manifesta solo in età adulta?

No. In realtà, il deficit di lattasi si divide in 3 categorie distinte:

  1. Deficit congenito (ipolattasia): sebbene molto raro, l’assenza di lattasi si manifesta già dalla nascita, impedendo la digestione del lattosio e di qualsiasi cibo che lo contenga.
  2. Deficit primario: dopo lo svezzamento, l’enzima lattasi non viene più prodotto o viene prodotto in quantità minori, in quanto non più necessario per digerire il latte materno. L’intolleranza inizia a notarsi verso i 6-7 anni, e può durare per tutta l’età adulta. Di solito il deficit di lattasi è parziale, cioè una certa quantità di lattosio è tollerata.
  3. Deficit secondario: è in genere dovuto ad una malattia che non permette il normale assorbimento di lattosio. Alcuni esempi sono la celiachia, il morbo di Crohn e la gastroenterite acuta. Questo tipo di deficit può essere transitorio o definitivo, a seconda della malattia che lo causa.

3) Quali sono i sintomi dell’intolleranza al lattosio?

I sintomi più comuni dell’intolleranza al lattosio sono: dolori e crampi addominali; gonfiore intestinale; movimenti e rumori dalle viscere (peristalsi con borborigmi); meteorismo; diarrea.

I sintomi possono manifestarsi dai 30 minuti alle 2 ore dall’ingestione di alimenti contenenti lattosio. Bisogna specificare, però, che ogni paziente ha un suo proprio livello d’intolleranza e che, quindi, i sintomi possono manifestarsi dopo aver ingerito dosi moderate o dosi più consistenti.

L’intolleranza al lattosio, però, non provoca danni all’intestino.

4) Come avviene la diagnosi per l’intolleranza al lattosio?

Il test utilizzato per diagnosticare l’intolleranza al lattosio è il breath test all’idrogeno, più noto come “test del respiro”.

Il test, non invasivo e eseguibile in ambulatorio, consiste nella rilevazione, nel respiro esalato dal paziente, della quantità di idrogeno prima e dopo l’assunzione di lattosio. Se uno zucchero non viene digerito dall’intestino, infatti, fermenta a causa dell’azione della flora batterica: questo fa sì che si producano grandi quantità di idrogeno, eliminate anche attraverso la respirazione.

Il test richiede 2-3 ore di tempo.

5) In cosa consiste la terapia per l’intolleranza al lattosio?

Il primo passo è quello di adottare una dieta senza o con poco lattosio. Eliminare il lattosio, però, non è semplice come potrebbe sembrare, in quanto è presente in moltissimi alimenti preparati e venduti nei supermercati. Bisogna, quindi, saper riconoscere la propria quantità tollerata e prestare molta attenzione alle etichette degli alimenti.

Il lattosio si trova in piccole quantità in alimenti come pane, cereali, margarina, condimenti, carni (anche negli affettati e negli insaccati), snack e dolciumi, miscele preparate e surgelati. Attenzione anche ai farmaci: moltissimi medicinali e pillole anticoncezionali contengono lattosio!

Non bisogna dimenticare, però, che il latte è la prima fonte di calcio, importantissimo per ossa e denti. Il consiglio è quello di reintegrare il calcio nell’organismo con derivati del latte, ad esempio con formaggi stagionati (pecorino, grana, provolone, etc.), i quali contengono meno lattosio. Lo yogurt al naturale, poi, contiene batteri che aiutano a digerire il lattosio. Dei buoni sostituti al latte vaccino sono quelli di soia o di riso. 

Gastroenterologia a Milano