La cardiologia nell’anziano

La cardiologia nell’anziano

Editato da: Serena Ponso il 22/02/2023

Quando l’età avanza inevitabilmente gli acciacchi aumentano, in particolar modo durante la terza età. Proprio i soggetti più anziani necessitano di un’attenzione medica e cardiologica maggiore, specialmente dinanzi ai dati demografici italiani che evidenziano un incremento degli over 65 e, quindi, delle patologie cardiovascolari. Il Dott. Alessandro Boccanelli, esperto in Cardiologia e attuale Presidente della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGe), ci spiega perché è importante diagnosticare e prevenire i problemi al cuore durante la senilità e illustra i principali disturbi associati a tale organo vitale

Dottor Boccanelli, perché è importante la cardiologia dell’anziano?

L’attesa di vita è aumentata di 10 anni negli ultimi 40 anni per merito della migliore cura delle malattie cardiovascolari. Questo fenomeno ha fatto spostare la comparsa delle malattie di cuore di circa 10 anni con la conseguenza che i problemi cardiaci vanno a sovrapporsi a quelli dell’età che avanza. Pertanto, si rende necessario rivalutare le conoscenze maturate in cardiologia su fasce di popolazione più giovani per riadattarle ad una popolazione di età più avanzata.
In Italia le persone al di là dei 65 anni sono il 21% di tutta la popolazione e raggiungeranno il 33% nei prossimi 20 anni. Il segmento demografico in più rapida crescita è rappresentato dagli ultraottantenni, il cui numero raddoppierà nei prossimi 20 anni.
In Italia ci sono 600.000 soggetti oltre 90 anni di età e ben 19.000 oltre i 100 anni. Le malattie cardiovascolari sono la causa di morte nell’80% dei casi al di là dei 65 anni e nel 60% dei casi al di là dei 75 anni.

Quali sono le maggiori cardiopatie riscontrate negli anziani?

Le malattie che causano più frequentemente il ricovero ospedaliero nell’anziano sono lo scompenso cardiaco e la fibrillazione atriale, che insieme contribuiscono al 2% della spesa sanitaria nazionale totale. Le malattie coronariche, l’ipertensione, l’ictus e le malattie valvolari cardiache stanno aumentando nelle fasce di popolazione anziane.

Lo scompenso cardiaco: cos’è?

Lo scompenso cardiaco si definisce come quella situazione in cui il cuore (che è una pompa) non è più in grado di garantire una portata adeguata a nutrire i tessuti dei vari organi e apparati, a causa di danno delle strutture che lo compongono (il muscolo cardiaco, le valvole, l’apparato elettrico, le coronarie). In queste condizioni il sangue tende a ristagnare a monte del cuore che non riesce a smaltire il volume in arrivo e, a valle del cuore, diminuisce l’irrorazione dei tessuti. Questo comporta la comparsa di sintomi.

Quali sono i sintomi dello scompenso cardiaco e come può essere diagnosticato?

Per quanto detto sopra, i sintomi dello scompenso cardiaco sono principalmente l’affanno (dispnea) dovuta al ristagno del sangue nei polmoni e la debolezza (astenia) dovuta ad una ridotta irrorazione sanguigna dei muscoli. Tutti gli organi importanti entrano in sofferenza, come il rene (insufficienza renale), il fegato (insufficienza epatica e gonfiore dell’addome), il cervello (ridotte capacità cognitive).
È importante riconoscere questi sintomi e non scambiarli per problemi legati semplicemente all’invecchiamento, perché molte situazioni possono essere corrette.

Qual è la terapia da seguire per trattare lo scompenso cardiaco?

La terapia dello scompenso è tipo non farmacologico (attività fisica moderata adeguata alla situazione, riduzione dell’apporto dietetico di sale, stile di vita e alimentazione equilibrati) e farmacologico. I farmaci utilizzati nello scompenso cardiaco sono i diuretici (per eliminare l’eccesso di liquidi) i β-bloccanti, gli ace-inibitori, gli antialdosteronici. È il cardiologo la figura di riferimento per scegliere quali farmaci somministrare e le dosi adeguate per i singoli individui.

Cos’è la fibrillazione atriale?

La fibrillazione atriale è un disturbo del ritmo cardiaco (aritmia) in cui il battito cardiaco è rapido e irregolare. Comporta riduzione della portata cardiaca perché gli atri non si contraggono e la elevata velocità del battito cardiaco non consente un periodo di riempimento adeguato del cuore. Si accompagna frequentemente a scompenso cardiaco. Occorre riconoscerla perché, in caso contrario, aumenta il rischio di embolia cerebrale con ictus. In molti casi non viene riconosciuta perché la debolezza fisica dovuta alla fibrillazione atriale viene scambiata per debolezza dovuta all’età. In caso di fibrillazione atriale il cardiologo somministrerà trattamento anticoagulante per evitare l’ictus e deciderà se limitarsi a rallentare il battito cardiaco troppo veloce o cercare di recuperare il battito cardiaco normale, non sempre possibile e opportuno.

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