La chirurgia mininvasiva nelle protesi al ginocchio e all'anca

La chirurgia mininvasiva nelle protesi al ginocchio e all'anca

Editato da: Serena Silvia Ponso il 28/03/2023

Grazie alle nuove innovazioni nel campo della chirurgia mininvasiva, il tempo di recupero negli interventi di protesi al ginocchio e all'anca è stato notevolmente ridotto. Il Dott. Matteo Bruzzone, esperto in Ortopedia e Traumatologia a Torino, ci spiega in cosa consiste l'intervento ed il postoperatorio della chirurgia protesica di anca e ginocchio

Quali sono i casi che prevedono la protesi di ginocchio o dell’anca?

La chirurgia protesica di anca e ginocchio è rivolta a pazienti di età medio-avanzata affetti da patologia degenerativa (artrosi) a carico di tali articolazioni. In caso di artrosi secondaria (traumi, anomalie di sviluppo, patologie reumatologiche ed altre patologie sistemiche), la soluzione protesica può essere l'unica prospettabile anche in pazienti decisamente più giovani. Clinicamente si manifesta con dolore al carico e al movimento, limitazioni della capacità deambulatoria, della motilità delle articolazioni coinvolte e alterazioni dell'allineamento degli arti inferiori (dismetria, varismo e valgismo delle ginocchia). Già diversi anni fa la protesizzazione dell'anca era stata definita sul "lancet" come l'intervento chirurgico del secolo, mentre quella di ginocchio sta conoscendo in questi anni miglioramenti eccezionali in termini di ricerca e risultati clinici. 

 

 

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Pro e contro della chirurgia mininvasiva nella protesi al ginocchio e all’anca 

La ricerca attuale nel campo della chirurgia protesica è finalizzata in primis a ottimizzare il risultato per il paziente in termini di rapidità di recupero. L'identificazione di tecniche chirurgiche mininvasive in termini di rispetto dei tessuti molli periarticolari e di risparmio osseo ha portato a un recupero più rapido per il paziente e a tempi di degenza inferiori (fast track), anche grazie a protocolli antalgici e anestesiologici sempre più efficaci. Chirurgia mininvasiva non vuol dire incisione piccola, ma piuttosto massimo risparmio dei tessuti del paziente. In questi termini, non esistono svantaggi all'utilizzo di tali tecniche, fintanto che vengano utilizzate da mani esperte e su casi selezionati: la mininvasività non deve infatti portare ad un malposizionamento dell'impianto o incrementare il rischio di complicanze intra e postoperatorie (fratture periprotesiche, lussazioni dell'impianto, deficit vascolari e nervosi, infezioni).

Protesi al ginocchio e all’anca: nuovi materiali e nuove tecniche

Lo sviluppo nel campo della bioingegneria ha reso possibile disporre di impianti che, con caratteristiche come la flessibilità e il coefficiente di frizione, possono sostituire un osso con gravi difetti, fornendo una precoce fissazione dell’impianto e permettendo un rapido recupero. Studi morfologici hanno inoltre portato allo sviluppo di disegni protesici che riproducono sempre più il fisiologico movimento articolare limitando l'usura delle componenti impiantate e favorendone la durata. Altre innovazioni sono state apportate nell’uso di chirurgia computer-assistita, una chirurgia di grande supporto per il chirurgo in quanto in grado di limitare il margine di errore. Questo tipo di intervento deve però ottimizzare alcuni fattori quali costi, versatilità e facilità d’impiego.

Intervento e postoperatorio della protesi al ginocchio e all’anca

In termini pratici, un intervento di impianto di protesi d'anca o di ginocchio viene eseguito in regime di ricovero ordinario. Il tipo di anestesia favorita è quella periferica (specialmente peridurale). La durata dell'intervento può variare dai 40 minuti alle due ore (mediamente circa un'ora per entrambe le procedure). Il giorno dopo l'intervento il paziente, compatibilmente con le sue condizioni generali, può alzarsi e deambulare con un appoggio a scopo antalgico (girello o stampelle), ed iniziare il recupero muscolare e della motilità articolare, assistito inizialmente da un fisioterapista. Salvo complicanze, il ricovero dura dai 3 ai 7 giorni. Il ripristino di una vita normale si ha solitamente dai 30 ai 60 giorni per una procedura standard. Le complicanze, come già accennato, possono essere molteplici: prevenirle, evitarle e riconoscerle con tempestività è compito del chirurgo, al fine di minimizzare la possibilità che si verifichino o eventualmente limitarne al massimo le conseguenze sul paziente. 

Quanto durano le protesi al ginocchio e all’anca?

Alla luce di queste innovazioni, gli impianti utilizzati nei decenni scorsi sono arrivati a sopravvivenze di 95-97% a 25-30 anni di follow-up: ci aspettiamo sopravvivenze significativamente superiori per gli attuali impianti protesici di ultima generazione. In conclusione, i benefici della chirurgia protesica di anca e di ginocchio possono avere un impatto straordinario sulla qualità di vita dei pazienti affetti da patologia degenerativa. L'evoluzione delle tecniche chirurgiche ed anestesiologiche rende questo tipo di chirurgia sempre più praticabile per ogni tipologia di paziente, con risultati attesi eccellenti anche a lungo termine. Si tratta in ogni caso di interventi di chirurgia maggiore, in cui opzioni terapeutiche, rischi e benefici vanno valutati dal chirurgo in sinergia con il paziente in ogni singolo caso.

 

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Ortopedia e Traumatologia a Torino