La mastectomia: nuove tecniche conservative
La mastectomia viene indicata in seguito ad una valutazione multidisciplinare che coinvolge diversi specialisti. Quali sono le motivazioni che portano ad un intervento di questo genere? Scopriamolo nel seguente articolo
Cos’è la mastectomia e perché si esegue?
Per mastectomia si intende la asportazione di tutta la ghiandola mammaria.
Premesso che l’indicazione ad ogni intervento chirurgico oncologico deve nascere da una valutazione multidisciplinare che coinvolge i vari specialisti in diagnosi e cura del tumore mammario, le motivazioni più frequenti che ancora al giorno d’oggi inducono a mastectomia sono:
- Lesioni localmente avanzate che coinvolgono la cute con la necessità della sua asportazione;
- Lesioni anche non voluminose ma in seni di taglia molto piccola;
- Tumori estesi a più quadranti;
- Volontà della paziente;
- Profilassi.
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In cosa consiste l’intervento di mastectomia?
Nella mastectomia classica si asporta tutta la ghiandola mammaria e quanta più cute possibile. Attualmente, però, è sempre più frequente la “mastectomia conservativa”, con cui si risparmia più cute (SKIN SPARING MASTECTOMY), mentre altre volte è necessario asportare la cute eccedente (SKIN REDUCING MASTECTOMY), conservando o meno il complesso areola-capezzolo.
Sono tecniche molto delicate perché il lembo di cute che rimane è sorretto nel suo nutrimento solo dai vasi della pelle. Se da un lato il chirurgo oncologo deve essere il più radicale possibile e togliere la ghiandola mammaria fino alla cute, dall’altro deve preservare la vascolarizzazione. Su questa sensibilità del chirurgo si basano due importanti risultati: uno immediato, ossia non danneggiare la vitalità del lembo e quindi non perdere l’impianto (espansore o protesi); l’altro evitare la recidiva cutanea a distanza di tempo.
Quali sono i fattori di rischio?
Fattori di rischio delle mastectomie conservative sono tutte le situazioni in cui la irrorazione sanguigna dei lembi è ridotta, quindi tutte le situazioni di danno del microcircolo: fumo, chemioterapia prima dell’intervento (chemioterapia neoadiuvante), radioterapia della regione toracica anteriore pregressa (linfoma di Hodgkin e recidive di tumori della mammella trattati con radioterapia), obesità, malattie autoimmuni.
Quali sono le complicanze dell’intervento?
La complicanza più temuta di questa delicata chirurgia è la necrosi, cioè la perdita di sostanza per mancato arrivo di sangue che può interessare una parte più o meno estesa della cute o anche il complesso areola-capezzolo.
Questa complicanza può richiedere un reintervento, dal semplice riavvicinare i margini alla necessità di asportare il complesso areola-capezzolo o anche l’impianto.
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