Meningioma: cos’è e come si riconosce

Meningioma: cos’è e come si riconosce

Editato da: Sharon Campolongo il 20/02/2023

I meningiomi sono tra i tumori del sistema nervoso più frequenti e sono le donne ad esserne più colpite (circa 3 volte più degli uomini). Il Prof. Roberto Delfini, esperto in Neurochirurgia a Roma, ci spiega di cosa si tratta

Cos’è il meningioma?

Il meningioma è tra i più frequenti tumori primitivi del sistema nervoso. L’incidenza è in costante aumento, anche a causa dell’allungamento della vita media: 2,7% negli uomini e 6,2% nelle donne oltre gli 80 anni. L’aumento dei casi di meningiomi, però, non sembra correlato ad un reale aumento delle persone colpite da tale tumore, ma piuttosto al maggior numero di diagnosi effettuate: TC e Risonanza Magnetica con mezzo di contrasto sono in grado di scoprire le lesioni più piccole e in pazienti del tutto asintomatici.

I meningiomi sono dei tumori ad insorgenza casuale e spontanea. L’unico fattore di rischio conosciuto è l’esposizione alle radiazioni ionizzanti.

Quali sono i sintomi del meningioma?

Non ci sono segni tipici o sintomi che sono specifici per i meningiomi, anche perché la crescita di questi tumori è spesso molto lenta e può non dare sintomi fino a quando non viene raggiunto un volume notevole. Per questa ragione, spesso la diagnosi è del tutto casuale, quando i pazienti effettuano una TC o una Risonanza Magnetica per altri motivi.

La cefalea è un sintomo che molto difficilmente orienta verso il sospetto di un meningioma. Solo quando il volume del meningioma supera le capacità di adattamento del sistema nervoso, la cefalea può assumere caratteri allarmanti, quali la particolare intensità e resistenza ai trattamenti medici, l’insorgenza del dolore al mattino al risveglio o una cefalea che sveglia il paziente la notte e non consente un sonno regolare.

I sintomi di un meningioma dipendono in maniera particolare dalle dimensioni del tumore e dalla velocità della sua crescita. Grandi tumori che hanno impiegato molti anni per crescere possono causare ben pochi sintomi, mentre lesioni più modeste che crescono rapidamente possono causare edema cerebrale, alterazioni dello stato di coscienza e coma.

Un sintomo di esordio che può orientare la diagnosi verso un tumore cerebrale è la crisi epilettica in un paziente che non ne aveva mai sofferto in precedenza. Altri sintomi legati ai meningiomi dipendono strettamente dalla sede del tumore, e solitamente compaiono subdolamente e lentamente: un cambiamento del carattere, con apatia o irritabilità e aggressività; disturbi della vista, con sdoppiamento delle figure e incapacità di muovere un occhio verso certe posizioni (strabismo); disturbi nel distinguere i vari odori; disturbi del linguaggio, sia nel parlare che nel capire il senso delle parole; diminuzione della forza di un braccio, di una gamba, o di tutto un lato del corpo; disturbi nella sensibilità tattile, nella coordinazione e nel movimento; calo dell’udito ad un solo orecchio; incapacità di deglutire.

Esiste una terapia farmacologica e/o ormonale per il meningioma?

Negli ultimi anni si è assistito al miglioramento della comprensione dei meccanismi molecolari che guidano la trasformazione maligna del meningioma. Questa conoscenza ha portato allo sviluppo mirato di agenti chemioterapici più specifici, che rimangono però limitati ai pazienti affetti da tumori più aggressivi che non rispondono né a ripetuti interventi chirurgici né alle terapie radianti.

Da tempo, poi, si cerca di stabilire una chiara relazione tra gli ormoni e la crescita dei meningiomi. È ormai noto che i meningiomi insorgono più frequentemente nelle donne in postmenopausa e nelle donne in dolce attesa, cioè quando il corpo subisce forti variazioni ormonali. Durante i nove mesi della gravidanza i meningiomi possono variare il loro tasso di crescita, fino a divenire anche emorragici. Attualmente, non essendo disponibili studi scientifici conclusivi sull’argomento, la decisione di optare per una terapia ormonale viene rimandata al medico in base al caso di ogni singolo paziente.

Quali sono i progressi per quanto riguarda la terapia del meningioma?

Grazie alle moderne tecniche anestesiologiche e di monitoraggio intraoperatorio dei pazienti, la possibilità di sottoporsi ad un intervento chirurgico risolutivo si è estesa anche alle persone più anziane. In alcuni casi, inoltre, è stata proposta la chirurgia a paziente sveglio (awake surgery), in anestesia locale.

Un ulteriore passo avanti è stato ottenuto con la tecnica endoscopica, che ha fornito un discreto impulso al trattamento dei meningiomi, e con l’impiego della neuroangiografia preoperatoria. Questa metodica permette di ridurre drasticamente il volume delle lesioni mediante l’embolizzazione arteriosa. Ciò consente di ridurre i tempi chirurgici e le perdite ematiche prevedibili durante l’intervento di asportazione completa del meningioma stesso.Tale tecnica va comunque riservata a casi selezionati.

Infine, un altro settore di interesse nella chirurgia dei meningiomi è rappresentato dall’impiego del laser al tullio, che consente di migliorare la precisione e la sicurezza dell’asportazione dei meningiomi anche in sedi molto delicate del sistema nervoso.

Quali risultati dopo l’intervento?

Negli ultimi anni, grazie anche allo sviluppo delle più moderne tecniche di radiochirurgia e radioterapia, il trattamento chirurgico delle lesioni più complesse si è evoluto verso strategie meno invasive e impegnative per il paziente stesso: i risultati così ottenuti sono migliorati, sia in termini di controllo della malattia, sia come esiti del trattamento chirurgico.

Vi sono a tutt’oggi tre fattori principali che rivestono un ruolo fondamentale nell’ottenimento di un buon risultato chirurgico:

  • La condizione generale del paziente: la sua età e le sue malattie concomitanti, il suo stato di salute generale e le condizioni neurologiche nel momento in cui si rivolge al neurochirurgo per il trattamento del meningioma;
  • La biologia del tumore: i meningiomi sono “benigni” nella maggioranza dei casi, ed in tale evenienza si può ottenere la guarigione chirurgica in oltre il 90% dei casi. Esistono, tuttavia, anche delle varianti tumorali maligne, con un comportamento biologico aggressivo. In questi casi il controllo della malattia è più difficile, anche ricorrendo a ripetuti trattamenti chirurgici ed ai trattamenti adiuvanti radioterapici e chemioterapici;
  • La localizzazione del tumore con il coinvolgimento di strutture vitali: i meningiomi del basicranio, cioè quelli che aderiscono alle strutture più profonde del cervello, ai vasi arteriosi e venosi e ai nervi che fuoriescono dai canali ossei del cranio, sono di difficile eradicazione chirurgica e comportano rischi considerevoli per il paziente.

Il trattamento di questi particolari tumori richiede una notevole esperienza del chirurgo e della sua équipe, che comprende l’anestesista ed il personale di terapia intensiva, il neurologo esperto dei monitoraggi neurofisiologici intraoperatori, il personale infermieristico.

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