Occhio secco: luce pulsata e maschera migliorano la cura

Occhio secco: luce pulsata e maschera migliorano la cura

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Editato da: Marta Buonomano il 20/08/2021

La combinazione di queste procedure consente di ripristinare la corretta lacrimazione dell’occhio. Ce ne parla il nostro esperto in Oculistica

Da cosa può essere causato l’occhio secco?

L’occhio secco (Dry Eye Disease) è una condizione dovuta in oltre il 75% dei casi ad una disfunzione delle ghiandole di Meibomio. Queste ghiandole prendono il loro nome da Heinrich Meibom, medico tedesco che per la prima volta, nel 1666, individuò queste ghiandole palpebrali e ne studiò la forma, il contenuto e la funzione. La disfunzione delle ghiandole di Meibomio è dunque una delle principali concause della Sindrome dell’Occhio Secco: la maggior parte dei pazienti presenta una disfunzione del film lacrimale dovuta ad ipervaporazione, mentre la Sindrome di Sjøgren ed altre patologie rappresentano un gruppo minoritario della ipo-produzione dello strato acquoso.

Le ultime terapie per la cura dell’occhio secco: luce pulsata e maschera

L’uso della luce pulsata e della maschera nella terapia di queste dislacrimie consente di sciogliere le ostruzioni cerose e i dacrioliti nei dotti escretori, migliorando il quadro clinico. La procedura è semplice, indolore e la seduta dura circa 15 minuti.

Come funziona?

ragazza che si mette del collirio in un occhioIl meccanismo d’azione si basa sul trasferimento di calore (energia termica di 600°) mediante intensi impulsi di breve durata che stimolano le ghiandole di Meibomio a riprendere il loro normale funzionamento. In questo modo si riduce la trombosi del sistema vascolare adiacente le ghiandole, facilitando la fuoriuscita del meibum. Più il grado della malattia è avanzato, più sedute sono necessarie. Il paziente dovrà sdraiarsi sul lettino con la testa sollevata di 30º ed indossare degli occhialini simili a quelli usati durante le sedute abbronzanti per protezione: la maschera si serve di luci a LED situate al suo interno per emanare flash attorno alla palpebra (dal canto interno ed esterno). La lunghezza d’onda di 630 nanometri utilizzata consente di attivare la termogenesi interna delle cellule e l’ATP. Riattivandosi il metabolismo, molte cellule riprendono la loro funzione escretrice, portando ad un importante miglioramento della secchezza oculare, anche a seguito di interventi di cataratta e di chirurgia refrattiva.

Questa procedura è utile anche per altre patologie?

A seconda dello stadio dell’occlusione dei dotti escretori e dell’intensità in Joule, gli impulsi emessi con questa procedura possono anche essere efficaci nel trattamento di:

  • Sindromi iper-evaporative associate a blefarite subclinica;
  • Calaziosi multiple;
  • Blefariti cronicizzate;
  • Atrofie parziali dei dotti escretori.
Oculistica