Portatori di forame ovale pervio: complicanze e profilassi

Portatori di forame ovale pervio: complicanze e profilassi

Editato da: Antonietta Rizzotti il 05/04/2023

Il feto, respira attraverso la placenta materna, pertanto nel suo cuore è presente un’ampia comunicazione (foro ovale) tra i due atri per permettere al sangue di saltare i polmoni non funzionanti e giungere in aorta e poi alla placenta attraverso l’arteria ombelicale. Il Dott. Roberto Violini, esperto in Cardiologia a Roma ci aiuta a capire meglio

Cosa succede durante la nascita del bambino?

Alla nascita questa comunicazione si chiude attraverso una membrana, che si salda definitivamente entro sei mesi dalla nascita: è questo il motivo per cui il lattante che piange mostra una lieve cianosi delle labbra, a causa del passaggio di sangue dall’atrio destro all’atrio sinistro attraverso il foro ovale.

Esiste però un’elevata percentuale di soggetti (25%, un soggetto su quattro, quindici milioni di italiani!), nei quali non avviene mai la saldatura della membrana.

Tale condizione non è una patologia, i soggetti restano sani e normali e la pervietà del foro ovale viene identificata raramente e solo con l’ecocardiografia. Quindi non avviene nulla se il foro ovale pervio non viene identificato e, se ciò avviene casualmente, non sono necessari accertamenti di nessun tipo.

Che tipo di complicanze potrebbero verificarsi nei portatori di foro ovale?

In una percentuale molto bassa di portatori di foro ovale, stimabile inferiore a 1%, può avvenire che un microscopico trombo, originato negli arti inferiori o nella pelvi, giunga all’atrio destro per via venosa e che, per il casuale associarsi di particolari fattori, invece che raggiungere i polmoni senza dare nessuna manifestazione clinica, attraversi il foro ovale e arrivi alla circolazione arteriosa e quindi al cervello determinando un’ischemia cerebrale che può essere transitoria o permanente, raramente grave. Le manifestazioni cliniche sono in genere paresi degli arti, difficoltà della parola, alterazioni dell’equilibrio.

Modellino cuore

In questi soggetti è necessario l’approfondimento clinico, con ecocardiogramma transesofageo e risonanza magnetica. Se confermata la presenza di foro ovale pervio, diviene importante la profilassi delle recidive di ischemia cerebrale, che vengono stimate avvenire in una percentuale sempre bassa (4-5%) ma comunque estremamente superiore al rischio del primo evento (<1%).

In cosa consiste la profilassi per questi soggetti?

La profilassi può essere farmacologica con aspirina o anticoagulanti, ma più spesso interventistica, bloccando la mobilità della membrana non saldata con una protesi a doppio disco, posizionata tra i due atri ed introdotta con un apposito catetere attraverso la vena femorale, mediante la sua puntura con ago.

La superiorità dell’occlusione rispetto ai farmaci è stata dimostrata da recenti studi, che comunque hanno confermato anche la validità della terapia farmacologica.

È da rilevare che, mentre la presenza di foro ovale è molto frequente, la complicanza ischemica è estremamente rara e che talvolta è molto difficile identificarne la probabile causa.

In medicina non ci sono mai certezze e la valutazione delle probabilità di un evento e delle sue cause costituisce la base di ogni diagnosi.

È così che, mentre in un soggetto giovane che abbia presentato un evento ischemico cerebrale e nel quale si dimostra la pervietà del foro ovale, la probabilità di una relazione causale è molto elevata, nei soggetti oltre i 50 anni è fondamentale escludere altre cause (stenosi carotide e, soprattutto, episodi di fibrillazione atriale).

Che cos’è la fibrillazione atriale?

La fibrillazione atriale è un’aritmia sempre più frequente (vicina al 10% della popolazione anziana), che avviene sotto forma di episodi transitori e ripetuti, non sempre sintomatici, anche in soggetti con cuore sano. Può determinare ischemia cerebrale permanente (ictus), spesso grave, con un’incidenza fino al 12% a causa di emboli a partenza dall’atrio sinistro.

Pertanto un episodio ischemico cerebrale in un soggetto non giovane, portatore di foro ovale pervio, non va attribuito automaticamente ad esso: è necessario un accurato screening per escludere altre cause ben più frequenti e raramente è indicata la chiusura percutanea del foro ovale.

 

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