Prolasso del pavimento pelvico: come intervenire

Prolasso del pavimento pelvico: come intervenire

Editato da: Monica Fato il 21/03/2022

Oggi è possibile intervenire in aiuto delle donne che hanno un prolasso del pavimento pelvico.
Il Prof. Bruno Benini, Chirurgo generale a Roma, ci spiega come affrontare questa complessa patologia ed i progressi fatti rispetto al passato.

Quali sono i disturbi più frequenti?

Fino a qualche anno fa, i disturbi presentati da donne in menopausa, specie se in sovrappeso, o da donne che avevano avuto gravidanze venivano ritenuti normali e curati in maniera disordinata e sintomatica. 


Le donne accettavano questa patologia sia perché la ritenevano una conseguenza naturale dell’invecchiamento che per la sua larga diffusione. Le perdite urinarie o disturbi urinari di altro genere, come la stitichezza ostinata accompagnata da meteorismo e dolore addominale, erano oggetto di conversazioni a bassa voce tra amiche, durante le quali si scambiavano consigli su quale tisana o sciroppo prendere o quale supposta usare. Per non parlare dei rapporti sessuali, spesso esperienza dolorosa e quindi da evitare.

Adesso tutto questo ha un nome e si chiama prolasso del pavimento pelvico (POP- Pelvic organ prolapse) e finalmente viene considerato un’unica patologia e non più tre diverse da affidare al ginecologo, all’urologo e al gastroenterologo.

Cos’è il pavimento pelvico?

Se immaginiamo il nostro addome come una scatola, il pavimento pelvico ne costituisce il fondo, quello che deve reggere il maggior peso. Come tutte le pareti dell’addome, anche il pavimento pelvico è costituito da muscoli che però sono interrotti per permettere il passaggio dell’ultima parte dell’intestino e del canale anale, della vagina e del canale dell’uretra. La vagina è in diretto collegamento con l’utero e il canale uretrale con la vescica urinaria.

Nella donna giovane, che non ha partorito, il tono della muscolatura è sufficiente a contrastare il peso degli organi sovrastanti perché la muscolatura è tonica e perché i legamenti che sospendono verso l’alto sono in tensione.

Cos’è il prolasso del pavimento pelvico?

La situazione anatomica sopra descritta può modificarsi con gli anni; i legamenti sospensori sia dell’utero che della vescica tendono a cedere e la muscolatura che compone il “fondo” della scatola diventa meno resistente. Gli organi tendono a cedere e a scendere verso il basso, alterando sia l’anatomia che la funzione. Ad esempio, quando a scendere, il termine corretto è prolassare, è l’utero questi trascinerà con sé la vescica che è intimamente connessa da strutture legamentose. La discesa della vescica comporterà un’alterazione dell’equilibrio del sistema di valvole e, quindi, la paziente lamenterà necessità di urinare con urgenza, perdita urinaria con i colpi di tosse o con una risata, difficoltà a svuotare la vescica completamente. Allo stesso modo si può comportare il retto ed il canale anale, anch’essi trascinati dalla discesa dell’utero. In questo caso il sintomo principale è la stipsi o, più esattamente, la difficoltà ad espellere le feci. La paziente avverte il retto pieno ma, pur sforzandosi non riesce ad evacuare. I rapporti sessuali sono poi dolorosi. Tale situazione poi tende a progredire nel tempo con la fuoriuscita della cervice uterina dalla vagina e con il retto che scivola all’esterno dell’ano dopo l’evacuazione per poi restarvi stabilmente.

Tutto questo è favorito dall’asportazione dell’utero, che agisce come stabilizzatore e sospensore del pavimento pelvico.

Quali sono i fattori di rischio?

I fattori di rischio sono:

  • L’aumentare dell’età
  • Sovrappeso o obesità (BMI oltre 25)
  • Tosse cronica o asma
  • Stipsi cronica (alle volte può esserne una conseguenza)
  • Parto spontaneo specialmente se con il forcipe
  • Un lavoro che comporti il sollevamento pesi

Come avviene la diagnosi?

L’esame principe è la visita clinica. Sulla base della situazione riscontrata si provvederà ad eseguire la Risonanza Magnetica della pelvi, la defeco RM, lo studio urodinamico per stabilire esattamente il grado di prolasso dei singoli organi.

Terapie

Nelle forme iniziali si può intervenire sia rinforzando la muscolatura del pavimento pelvico che con un opportuno regime dietetico che provochi la perdita di peso e, allo stesso tempo, contrasti la stipsi.

Quando la forma è avanzata, la soluzione efficace è l’intervento chirurgico.

La soluzione chirurgica

La terapia chirurgica di questa patologia è estremamente efficace ed in grado di restituire un’ottima qualità di vita alle persone che sono affette da prolasso del pavimento pelvico. Si chiama POPS (pelvic organe prolapse suspension) e consiste sostanzialmente nel sollevamento del pavimento pelvico stesso. Per fare questo si impiantano due lunghi nastri di materiale biocompatibile fissati da un lato alla base dell’utero o alla volta vaginale e dall’altro alla parete del bacino. In questo modo, l’utero (quando presente) e la parte superiore della vagina viene sollevato e sospeso; anche il retto e la vescica vengono trascinati in alto e riposizionati nella loro sede naturale, riprendendo a svolgere fisiologicamente le loro funzioni. Questo intervento viene talvolta completato con una procedura che elimini le pieghe rimaste dentro al retto e che ostacolano la defecazione e, eventualmente, anche con un rinforzo della parete vescicale. Si tratta di un intervento che viene abitualmente eseguito in laparoscopia, quindi con un accesso mini invasivo; con questa tecnica il dolore è molto limitato, il decorso postoperatorio brevissimo e la ripresa pronta. Il livello di soddisfazione è generalmente molto alto e duraturo nel tempo.

Chirurgia Generale a Roma