Protesi d’anca: quando è necessario l’intervento di revisione?

Protesi d’anca: quando è necessario l’intervento di revisione?

Editato da: Marta Buonomano il 07/11/2019

In quali casi è necessario eseguire un intervento di revisione nei pazienti a cui è stata impiantata una protesi all’anca? Ce lo dice il nostro esperto in Ortopedia e Traumatologia a Lecce, il Dott. Vinicio Perrone

ragazza che si tocca i fianchiMobilizzazione di una protesi d’anca: di cosa si tratta?

Anche se la protesi d’anca è stata posizionata correttamente, il contatto tra l’osso e l’impianto potrebbe modificarsi con il passare del tempo a causa dell’invecchiamento, provocando la comparsa di sintomi dolorosi, zoppia e cedimento articolare. In questi casi siamo di fronte alla cosiddetta “mobilizzazione asettica” della protesi. In rari casi, inoltre, è possibile che questa mobilizzazione sia provocata da un’infezione batterica (“mobilizzazione settica”). In presenza di questa condizione è obbligatorio intervenire chirurgicamente.

Che cosa s’intende per riprotesizzazione?

La riprotesizzazione è una procedura di revisione che prevede la sostituzione chirurgica di una o più parti della protesi d’anca precedentemente impiantata, al fine di ripristinare la corretta funzionalità dell’articolazione ed eliminare la sintomatologia dolorosa del paziente. In caso di infezione sarà necessario rimuovere l’impianto e posizionarne uno nuovo; la procedura potrà essere eseguita in un unico tempo (revisione settica one-stage) o in due tempi (revisione settica two-stage). Le procedure di rimozione ed impianto di una nuova protesi con la tecnica in due tempi (preferibile rispetto alla one-stage per i risultati clinici offerti) saranno divise da un intervallo di tempo di 2-4 mesi. Nel frattempo, verrà posizionato uno spaziatore di cemento osseo con antibiotico per curare l’infezione e mantenere intatta l’area in cui era stata posizionata la vecchia protesi.

Cosa aspettarsi dall’intervento?

ragazza che si tocca i fianchiL’intervento chirurgico eseguito per sostituire una protesi infetta, mobilizzata o per impiantarne una di dimensioni più grandi, prevede delle vie di accesso più estese rispetto a quelle del primo intervento e, talvolta, l’esecuzione una trasfusione di sangue. I tempi di recupero a seguito dell’operazione sono generalmente più lunghi rispetto, soprattutto in presenza di ampi riassorbimenti di osso o in caso di fratture periprotesiche. Se la procedura è stata eseguita tempestivamente, il paziente potrà deambulare già il giorno successivo alla chirurgica, mentre nei casi più complessi sarà necessario attendere alcune settimane.

Revisione protesica: quali sono i risultati?

Questo tipo di chirurgia è molto complessa, richiede una grande pianificazione preoperatoria, l’utilizzo di strumenti ed impianti specifici ed un’elevata esperienza e padronanza delle diverse tecniche da parte del chirurgo. Nonostante questo, considerando anche l’elevata percentuale di complicanze rispetto all’intervento di primo impianto, i pazienti che si sottopongono a questa chirurgia possono aspettarsi buoni, se non ottimi, risultati nel 90% dei casi.

Ortopedia e Traumatologia a Lecce