Social Network: come influenzano la nostra psiche?

Social Network: come influenzano la nostra psiche?

Editato da: TOP DOCTORS® il 05/05/2020

Negli ultimi anni la presenza dei media e della rete è diventata pervasiva, a volte invasiva, nella nostra vita quotidiana: gli strumenti tecnologici possono essere considerati come “protesi” della nostra psiche, poiché ci offrono la possibilità di accedere a realtà (virtuali) potenzialmente infinite. La Dott.ssa Caterina Adele Viganò, esperto in Psichiatria a Milano, ci parla di come i Social Network influenzano la nostra mente

 

 

Internet: quando diventano una malattia?

Entrare in contatto con la “rete” non è come entrare in contatto con un oggetto inerte. Essa è una dimensione complessa ed interattiva, in cui lo spazio si contrae e si perde il senso del tempo. Allo stesso tempo, essa amplifica il nostro senso di controllo e di onnipotenza e soddisfa immediatamente bisogni di ogni genere: informazioni, socialità, divertimento ed altro ancora, tutto subito con un click.

L’uso della rete diventa patologico quando la persona non è più in grado di “controllarne” l’utilizzo: la persona con I.A.D. (disturbo da dipendenza da internet) può arrivare alla rinuncia delle attività nella vita reale, ad una riduzione della capacità attentiva, ad un aumento dell’ostilità e dell’aggressività, al crollo dei risultati scolastici o lavorativi, alla perdita di relazioni famigliari, ad una riduzione globale della qualità della vita.

 

Come si passa da un uso normale della rete ad un uso problematico e alla dipendenza?

Secondo diversi studi, i circuiti neuronali coinvolti nella dipendenza da Internet sarebbero gli stessi di altre dipendenze, sia da sostanze che da processo (ad esempio, il gioco d’azzardo patologico), e riguarderebbero i centri della “gratificazione” a base dopaminergica, maggiormente attivati in condizioni di facilità e rapidità di stimolo. Disponibilità e rapidità della connessione aumentano il rischio, in persone predisposte, di far diventare l’uso della rete problematico e compulsivo, sino a diventare una vera e propria dipendenza. Fra le esperienze online più diffuse tra le persone con uso problematico della rete vi sono i Social. Tra gli adulti sono molto usati Facebook e Twitter, mentre tra i ragazzi più giovani Instagram ed altri Social in cui lo scambio di immagini e video è più veloce e fruibile.

 

Perché i Social Network creano dipendenza?

La vita virtuale nei Social è anonima: Internet diventa uno specchio in cui proiettare immagini ideali di sé. La creazione di avatar e di profili (anche fasulli) sui Social Network permette di soddisfare la ricerca di approvazione per un Sé bisognoso di riconoscimento (“quanti like hai avuto?”), arrivando a compensare e sublimare insicurezze e fragilità riscontrate nella vita reale.

Nei casi più estremi l’unica esistenza diventa il cyberliving: il mondo virtuale diviene la sola realtà che si possa sperimentare. Gli amici dei social, spesso mai visti o neanche sentiti a viva voce, sono gli unici amici. Fra gli adolescenti dipendenti dalla rete è facile trovare personalità fragili, con estreme insicurezze e timidezze, che trovano nel mondo virtuale una difesa dalla tristezza e dalla rabbia sperimentate nella realtà sociale vera. Questi ragazzi più fragili posso vedere la rete come un rifugio dalla realtà, percepita come troppo complessa e pericolosa, oppure come una dimensione in cui esprimersi, crearsi una rappresentazione di sé “grandiosa”, in cui condividere idee, pensieri, emozioni attraverso uno specchio che difficilmente darà, all’inizio, risposte negative. Ma anche gli adulti “cadono” nella rete.  In questi casi serve una predisposizione biologica a sviluppare dipendenze, oltre che trovarsi in particolari condizioni esistenziali negative, o soffrire di un disturbo d’ansia o depressivo.

 

Quali sono le conseguenze della dipendenza da Internet?

Quello che si nasconde e trova risposta nella rete non è univoco. Una delle conseguenze più gravi è la tendenza all’isolamento, che nasce in personalità con difficoltà nella relazione “vera” con l’altro e in personalità impulsive, facilmente rispondenti a stimoli forti e tendenti alla ricerca di novità e rischio. Altro elemento importante della rete, sostenuto dalla sua non tangibilità al di là dello schermo dello smartphone o del tablet, è che essa crea una illusione cognitiva: nella rete, il “virtuale” diventa reale e utilizzabile. Si pensi al mercato virtuale della pedopornografia, che sfrutta le foto dei bambini ingenuamente postate dai genitori sui loro profili Facebook; oppure a come si diffondono alcuni giochi “sfidanti”, in cui ci si cimenta in livelli sempre più rischiosi come in un videogioco (si vedano i recenti fatti di cronaca legati al “Blue Whale”), fino a non riuscire più a staccarsi dalla sfida.

La rete non va demonizzata, ormai è parte della nostra vita, ma va conosciuta bene nelle sue potenzialità e nei suoi pericoli. Sarebbe opportuno, soprattutto per i ragazzi, un avvicinamento graduale e ragionato alla rete, fatto in presenza dei genitori e per un tempo limitato. Sarebbe ipotizzabile che gli stessi genitori dei cosiddetti “nativi digitali” venissero istruiti a “guidare nella rete” i propri figli, esattamente come gli si insegna ad andare in bicicletta prima e in moto o in automobile poi.

 

Editor Karin Mosca

Psicologia a Milano