Tecniche chirurgiche per curare la spasticità – I parte

Tecniche chirurgiche per curare la spasticità – I parte

Editato da: Veronica Renzi il 19/01/2024

Se la fisioterapia o i farmaci non risultano efficaci, il paziente che soffre di spasticità può ricorrere a dei particolari tipi di interventi per risolvere il suo problema. Il nostro esperto in neurochirurgia, il Professor Zeme, ci descrive nei dettagli in cosa consistono queste operazioni

L’iniezione della tossina botulinica nei muscoli spastici 

Questo tipo di trattamento provoca il rilasciamento dei muscoli spastici, perché impedisce ai segnali nervosi di essere trasmessi alla fibra muscolare. La quantità di tossina iniettata non deve superare una dose limite, oltre la quale si potrebbero provocare paralisi indesiderate. È quindi un trattamento indicato principalmente nei casi in cui si vuole correggere la spasticità in piccoli muscoli, come quelli della mano, o correggerla solo in alcune zone del corpo (nei muscoli della spalla, nei muscoli della gamba o nei muscoli adduttori della coscia). L’effetto è temporaneo: in media dura sei mesi. 

Durante questo periodo si cerca di riportare in posizione normale le parti del corpo colpite dalla spasticità (ad esempio le dita della mano) con tecniche di stiramento e protesi di contenimento (ortesi). L’effetto di rilassamento in questo modo può anche durare più a lungo. Quando i sintomi della spasticità diventano di nuovo importanti l’iniezione si può ripetere, ma spesso i trattamenti successivi hanno un’efficacia minore e più breve. L’iniezione di botulino per curare la spasticità è una pratica disponibile in molti centri di riabilitazione ed è effettuata da Fisiatri e Neurologi.

L’infusione intratecale cronica di Baclofene

Questa operazione si effettua attraverso un catetere inserito nel liquor che circonda il midollo spinale a livello dorso-lombare. Il catetere è introdotto attraverso un puntura lombare. Quindi viene fatto passare sotto la pelle fino a raggiungere la parete addominale. Qui è collegato a un infusore, una scatola metallica, del diametro massimo di 12 cm. e dello spessore di 2-3 cm, dotata di un serbatoio per il farmaco e di una pompa che spinge il farmaco nel catetere, il quale lo rilascia nel liquor intorno al midollo spinale. L’infusore è inserito anch’esso sotto la pelle dell’addome, a fianco dell’ombelico. La pompa di cui è dotato può essere regolata dall’esterno con un sistema computerizzato che consente di variare la dose di farmaco a seconda delle necessità.

Il Baclofene assunto in questo modo si diffonde direttamente nel tessuto nervoso vicino nel midollo spinale lombare e toracico, in minor misura nel midollo cervicale. Non raggiunge il cervello, se non in minima quantità, né si disperde nel resto dell’organismo. Questo comporta due vantaggi importanti rispetto alle altre vie di somministrazione: l’efficacia del farmaco è notevolmente aumentata e gli effetti collaterali (vertigini, nausea, confusione, sonnolenza, etc.) sono al contrario diminuiti.

L’intervento chirurgico si può eseguire in anestesia generale o in anestesia locale associata a sedazione e dura circa 45 minuti. Tutto il sistema è all’interno del corpo, subito al di sotto della pelle. Gli infusori funzionano grazie ad una batteria che dura 5-6 anni. Una volta esaurita, è necessario sostituire l’infusore attraverso un intervento chirurgico in anestesia locale. Il serbatoio ha una capienza di 20-40 ml ed è raggiungibile con un sottile ago introdotto attraverso la pelle, con cui si introduce il farmaco una volta esaurito. Questo procedimento si effettua in ambulatorio ogni 3-6 mesi, a seconda della dose di farmaco usata.

Vantaggi e complicazioni dell’infusione intratecale cronica di Baclofene

I risultati che si possono ottenere grazie a questa cura sono piuttosto positivi, specie quando la spasticità coinvolge prevalentemente gli arti inferiori. In genere solo il 10-20% dei casi non ottiene significativi risultati. La complicazione più frequente è il mal di testa, che compare nei primi giorni dopo l’impianto, ma in genere si può controllare con farmaci e con il riposo a letto. Complicazioni più gravi sono rare: infezioni che obbligano la rimozione del sistema di infusione (circa 5 % dei casi), il malfunzionamento del sistema stesso che richiede una revisione chirurgica (circa il 10% dei casi).

Le complicazioni che più si temono sono quelle dovute al sovradosaggio del farmaco, che si manifestano generalmente in seguito a un’errata gestione dell’infusore, o al sottodosaggio, per lo più dovuto a un’ostruzione del catetere. Gli effetti più gravi (crisi epilettiche, coma) possono essere evitati se il paziente e i suoi famigliari sono ben informati e attenti a riconoscere i primi sintomi (aumento della spasticità) e se si rivolgono immediatamente al centro competente. Sono fondamentali, infine, una stretta collaborazione con il centro stesso per adeguare nel tempo la terapia e il rispetto da parte del paziente degli appuntamenti per i rifornimenti del farmaco, per evitare che si esaurisca. Sono numerosi i centri neurochirurgici o di Terapia del Dolore che, come il nostro, offrono la possibilità di usufruire della terapia intratecale per la spasticità.

Neurochirurgia a Torino