Tubercolosi: è di nuovo allarme?

Tubercolosi: è di nuovo allarme?

Editato da: Marta Buonomano il 20/04/2023

A distanza di 125 anni dalla scoperta del bacillo di Koch, nonostante l’efficacia dei farmaci la tubercolosi è ancora la prima causa di morte da singolo agente infettivo. Il nostro esperto in Pneumologia a Bari, il Dott. Pietro Visaggi, ci parla di questa patologia e di come il contributo degli specialisti in Medicina Respiratoria è cruciale per vincere questa battaglia

Che cos’è la tubercolosi?

La tubercolosi (TB) è una patologia contagiosa che si diffonde attraverso l’aria come una comune influenza (ogni portatore di TB infetta in media da 10 a 15 persone ogni anno). Secondo le statistiche, un terzo della popolazione mondiale è infettata dal bacillo tubercolare e, tra queste, solo 1 persona su 10 si ammalerà di tubercolosi. Questa patologia, nonostante sia curabile, uccide circa 5.000 persone al giorno.

 

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Com’è la situazione in Italia?

L’Italia si colloca tra i Paesi a bassa prevalenza. Secondo i dati del Ministero della Salute, fino agli anni ’80 è stata riscontrata una progressiva riduzione di tubercolosi nel territorio italiano, trend rimasto stabile negli ultimi 20 anni. Oltre all’epidemiologia, è stata analizzata l’incidenza di tubercolosi anche per:

  • Sede anatomica: riduzione dei casi sia di tubercolosi polmonare che extrapolmonare;
  • Sesso: maggior rischio, da parte degli uomini, di contrarre la forma polmonare rispetto alle donne (l’incidenza di TB extrapolmonare è più omogenea);
  • Classe d’età: incidenza più elevata nella popolazione anziana (over 65).

Come si formula la diagnosi di tubercolosi?

Gli esami che vengono eseguiti per poter confermare il sospetto di TB sono:

  • Microscopia diretta (diagnosi presuntiva): indicata in caso di bacilli acido-resistenti (BAAR) all’esame tradizionale, serve ad evidenziare la presenza o meno di micobatteri durante l’esame diretto dell’espettorato o del lavaggio bronchiale;
  • Amplificazione degli acidi nucleici (PCR): questo esame consente di formulare la diagnosi in poche ore ed è indicato in pazienti con BAAR all’esame diretto e, in casi selezionati, nei pazienti risultati negativi alla microscopia;
  • Test di sensibilità ai farmaci (DST): indicato nel caso in cui vengano rilevate resistenze ai farmaci o quando il paziente non risponde alle terapie;
  • Esami radiologici: diagnosi spesso suggerita dall’associazione dei sintomi respiratori ai quadri RX classici.

La strategia di controllo della tubercolosi

Per tenere sotto controllo la TB, è importante:

  • Gestire correttamente i pazienti infetti prescrivendo una terapia adeguata;
  • Identificare, sorvegliare e (se necessario) trattare i gruppi ad alto rischio, quali soggetti che hanno avuto contatto con persone con TB e persone affette da HIV;
  • Eseguire la vaccinazione con il bacillo di Calmette e Guérin (BCG);
  • Effettuare il trattamento preventivo della LTBI mirato a specifici gruppi a rischio (soggetti con infezione TB recente e soggetti ad alto rischio di progressione).

È possibile prevenire la tubercolosi?

Per poter prevenire la tubercolosi è necessario eseguire uno screening mirato e promuovere il trattamento preventivo della LTBI in specifici gruppi a rischio (soggetti con infezione TB recente e soggetti ad alto rischio di progressione).

Perché la tubercolosi suscita ancora allarme?

La tubercolosi suscita tutt’oggi allarme a causa di:

  • Strumenti diagnostici e presidi terapeutici obsoleti;
  • Difficile gestione di alcuni gruppi a rischio (immigrati, HIV);
  • Comparsa di forme minacciose di farmacoresistenza;
  • Necessità di investimenti economici cospicui per potenziamento;
  • Scarsa attenzione al problema dagli organi di salute pubblica.

Tubercolosi: cosa succede se non viene trattata?

Se la tubercolosi non viene trattata, raramente si può assistere a una remissione spontanea. Sono molto più frequenti i casi di malattia a decorso cronico, progressivamente debilitante, e di morte in breve tempo. Per questo motivo è importante seguire una terapia farmacologica adeguata, in modo da annullare la contagiosità dopo circa 2 settimane di trattamento. Generalmente, il paziente dovrà assumere almeno tre farmaci nella fase iniziale (per evitare resistenze) e seguire la terapia per un lungo periodo in modo da evitare ricadute.

 

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