Tumore alla prostata: cos’è e come trattarlo

Tumore alla prostata: cos’è e come trattarlo

Editato da: Marta Buonomano il 10/02/2022

Che cos’è il tumore alla prostata e come bisogna affrontarlo? Ce lo dice il nostro esperto in Urologia

Cos’è il tumore alla prostata?

La prostata può essere considerata il secondo cuore dell’uomo: è centrale per la sua sessualità, per la fertilità e per la minzione. Esiste però un nemico silenzioso, il tumore, che la può colpire. Si sviluppa dalle cellule della ghiandola stessa che, per ragioni non ancora chiare, si accrescono a dismisura diventando una massa tumorale e facendo crescere le dimensioni della ghiandola prostatica che in condizioni normali non supererebbe le dimensioni di una noce.

Il tumore alla prostata nell’uomo è il più frequente per incidenza, seguito solo da quello al polmone e quello al colon-retto. Ogni giorno si ammalano infatti circa 100 uomini in più. Solo nel 2017 abbiamo avuto circa 35.000 casi. È per questa ragione che la diagnosi precoce risulta fondamentale.

Quali sono i fattori di rischio?

uomo sedutoIl tumore alla prostata colpisce prevalentemente la popolazione maschile sopra i 35 anni, specialmente in caso di familiarità con la patologia. Il sovrappeso sembra inoltre rivestire un ruolo importante, specialmente quando la circonferenza addominale è superiore a 102 cm, così come una pressione arteriosa elevata.

D’altro canto, mantenere la ghiandola in attività, ovvero avere una vita sessuale attiva, ha riscontri positivi.

Quali sono i sintomi del tumore alla prostata?

Sfortunatamente la patologia si sviluppa in forma asintomatica e non presenta alcun sintomo evidente se non in fase avanzata con problemi durante la minzione, disfunzione erettile, dolore all’area pelvica e malessere generale.

Si può prevenire?

Benché non siano stati ancora scoperti con precisione i fattori che portano allo sviluppo del carcinoma alla prostata, uno stile di vita attivo ed una dieta sana ricca di frutta, verdura e cereali integrali risultano fondamentali. Secondo alcune ricerche sarebbe inoltre opportuno ridurre il consumo di carne rossa, specialmente se troppo cotta. Non ci sono invece evidenze scientifiche che dimostrano vantaggi nell'evitare cibi piccanti o birra. Il test del livello del PSA (Antigene Prostatico Specifico), una glicoproteina secreta dalla ghiandola prostatica che impedisce la coagulazione del liquido seminale, viene inoltre considerato un esame di screening da eseguire una volta all’anno dopo i 50 anni. Un livello anomalo dell’enzima è infatti indice di una problematica a carico della prostata, che spesso, a seguito di ulteriori indagini risulta essere il tumore.

Una vita sessuale attiva potrebbe proteggere la prostata?

Inoltre, secondo un recente studio pubblicato dall’European of Urology, la più importante fonte europea di pubblicazioni in materia di Urologia, una vita sessuale attiva garantirebbe un’incidenza minore del tumore della prostata, svolgendo in questo modo un effetto protettivo. Lo studio, condotto dai ricercatori della T.H. Chan School of Public Health dell’Università America di Harvard, ha preso in considerazione la frequenza delle eiaculazioni in un campione di uomini adulti per circa 20 anni concludendo che al crescere della stessa si abbassava la probabilità di sviluppo del tumore alla prostata. Parallelamente si è concluso che una vita sessuale meno attiva potrebbe essere connessa ad una maggior incidenza di disfunzioni erettili e problemi di libido, che sono campanelli d’allarme per future malattie cardiovascolari. Risulta quindi evidente come parlare con il proprio Medico ed affidarsi ad uno specialista siano fondamentali per la salute generale degli uomini.

Come si diagnostica il tumore alla prostata?

uomo seduto in riva al mareL’esame principale nella diagnosi della prostata è la risonanza magnetica. Questa viene impiegata successivamente ad un esame del PSA con valori in crescita sospetti. Questo test infatti necessita di ulteriori approfondimenti dal momento che i valori dell’antigene possono alzarsi tanto per la presenza di un tumore, quanto per un’infezione o un’iperplasia benigna. In caso il dubbio clinico persista anche dopo la risonanza magnetica, lo specialista eseguirà una biopsia mirata in anestesia locale per riscontrare la presenza di cellule tumorali.

In cosa consiste il trattamento?

Quando la formazione tumorale è diagnosticata in fase precoce è possibile ricorre al trattamento chirurgico, meglio ancora se con chirurgia robotica mininvasiva.

La chirurgia robotica è nata infatti per intervenire sulla ghiandola prostatica, con particolare attenzione a preservare le funzionalità della ghiandola stessa, ovvero risparmiando i nervi ed evitando di produrre incontinenza o problemi d’erezione che sono soliti comparire dopo gli interventi di chirurgia radicale. La chirurgia moderna guarda, quindi, alla mini-invasività, ad un recupero precoce post-intervento e al rispetto delle strutture funzionali. Nel caso la malattia sia già in stato avanzato, la chirurgia non è spesso sufficiente per questa ragione si interviene con metodologie differenti quali la terapia ormonale e la radioterapia o una combinazione delle due, seguita dall’operazione chirurgica.

In cosa consiste il post-intervento?

A seguito della chirurgia è possibile soffrire di incontinenza urinaria e disfunzione erettile, ma come già citato in precedenza, grazie alle nuove metodiche sempre meno invasive, questi spiacevoli effetti collaterali compaiono sempre meno frequentemente. È comunque possibile ridurre le problematiche associate ai problemi di erezione attraverso una riabilitazione andrologica condotta da uno specialista.

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