Tumore alla prostata: quali sono le migliori terapie?

Tumore alla prostata: quali sono le migliori terapie?

Editato da: Cecilia Ghidotti il 02/01/2024

Il tumore alla prostata è una delle patologie più comuni tra i pazienti di genere maschile. Ma quali sono le terapie migliori per questa tipologia di tumore? Ce ne parla la Dott.ssa Gabriella Mirabile, esperta in Urologia a Roma.

Terapia del tumore alla prostata

Il trattamento del tumore prostatico dipende innanzitutto dalle caratteristiche cliniche del paziente e patologiche della neoplasia. Per cui lo specialista che porrà diagnosi di tumore, in collaborazione con un equipe composta dall’urologo, il radioterapista e l’oncologo prenderanno in analisi tanto lo stato del paziente (in termini di età, aspettativa di vita…), quanto le sue preferenze e lo stato della neoplasia per poter stabilire la cura più adatta al singolo caso.

Si può decidere di non iniziare una terapia attiva nei pazienti con patologie “a basso rischio”, nei casi cioè in cui le dimensioni e l’aggressività del tumore non mettano a rischio la vita del paziente. In questo caso parliamo di “vigile attesa”, cioè un periodo di attesa in cui si effettueranno attenti monitoraggi (visita, dosaggi del PSA, RMN multiparametrica della prostata…) per mantenere sotto controllo lo sviluppo del tumore e valutare il momento più opportuno per iniziare una eventuale terapia.

Quando si opterà per un trattamento attivo, sempre prendendo in considerazione le caratteristiche del singolo caso e i possibili rischi associati al trattamento, sarà possibile scegliere tra il trattamento chirurgico e/o radioterapico e/o ormonale.

L’intervento chirurgico consiste nell’asportazione dell’intera ghiandola prostatica ed eventualmente dei linfonodi pelvici. L’operazione può essere effettuata mediante il classico taglio chirurgico per via laparoscopica e per via laparoscopica robot- assistita. Se la patologia è confinata all’organo, la sua rimozione risulterà essere la cura migliore.

Alternativamente all’intervento chirurgico, o in aggiunta allo stesso, in casi selezionati, sarà necessario eseguire un ciclo di radioterapia che avrà una durata differente a seconda delle esigenze specifiche.

Esistono anche dei trattamenti alternativi, ancora poco diffusi, che tendono a trattare in maniera “focale” il singolo tumore evitando il trattamento della ghiandola per intero (crioterapia e l’HIFU, terapia interstiziale laser…).

In associazione alla radioterapia o nel caso il tumore si trovi in stadio metastatico, il paziente potrà essere sottoposto ad una terapia sistemica di tipo ormonale, in grado di azzerare i livelli di testosterone di cui il tumore “si nutre”.

Effetti collaterali

Essendo la ghiandola prostatica situata a stretto contatto con la muscolatura responsabile della continenza e con le strutture nervose implicate nell’erezione, qualsiasi trattamento si attui potrebbe avere ripercussioni sulla funzionalità erettile e sulla continenza. Inoltre la radioterapia, per quanto focalizzata sulla ghiandola, potrebbe causare effetti indesiderati sulle strutture adiacenti (vescica e intestino…), in gran parte dei casi gestibili con adeguata terapia.

Fortunatamente le moderne tecniche terapeutiche utilizzate (sia chirurgiche che radioterapiche) e le nostre attuali conoscenze scientifiche dal punto di vista anatomico e funzionale sono correlate a un tasso di complicanze molto inferiori rispetto al passato, seppur ancora presenti.

La condizione di continenza varia da paziente a paziente. Alcuni possono riscontrare una continenza totale subito dopo la rimozione del catetere dopo l’intervento. Altri possono riscontrare un certo grado di incontinenza che tenderà a migliorare col passare del tempo. Generalmente si considera irreversibile l’incontinenza che si protrae dopo 6 mesi dall’operazione. In questo periodo di tempo verranno messe in atto alcune procedure per favorire il ritorno alla normalità, in particolare la riabilitazione dei muscoli del pavimento pelvico, con fisiochinesiterapia più o meno associata all’utilizzo di apparecchi per elettrostimolazione e biofeedback. Lo scopo è che il paziente acquisisca una forza muscolare del pavimento pelvico tale da compensare quelle fibre muscolari danneggiate durante l’intervento e garantire un controllo automatico. Il trattamento richiede ovviamente una certa dedizione da parte del paziente e un'adeguata preparazione da parte del personale specializzato.

In caso di disfunzione erettile, sarà necessario eseguire una riabilitazione andrologica mediante la somministrazione di farmaci, sia per via orale che locale.

Nel caso la riabilitazione perineale o andrologica non dovessero essere sufficienti a ripristinare un'adeguata qualità di vita, si potrà optare per una chirurgia protesica.

In seguito alla diagnosi di tumore prostatico, è importante una stadiazione quanto più accurata possibile, in grado di fornire agli specialisti (radioterapista, urologo, oncologo...) tutte le informazioni necessarie per stabilire la terapia migliore per il singolo paziente; una terapia in grado di garantire la migliore aspettativa di vita, minimizzando gli effetti collaterali.

Urologia a Roma