Utilizzo dell’elastosonografia per la caratterizzazione delle lesioni epatiche benigne e maligne

Utilizzo dell’elastosonografia per la caratterizzazione delle lesioni epatiche benigne e maligne

Editato da: Antonietta Rizzotti il 05/04/2023

Presentiamo lo studio pubblicato sugli angiomi dal gruppo del Dott. Giovanni Galati, esperto in Medicina Interna a Roma

Dottore, è possibile distinguere lesioni epatiche benigne (angiomi) da lesioni epatiche maligne nel fegato senza ricorrere ad esami invasivi o accertamenti impegnativi e costosi?

Certamente, in casi selezionati è possibile giungere ad una diagnosi di certezza senza ricorrere ad esami invasivi.

Dolore al fegato

Le caratteristiche delle formazioni epatiche benigne del fegato spesso sono specifiche, tuttavia, in caso di pregressa patologia oncologica o in caso di esami precedenti “negativi” per la loro presenza, diviene essenziale chiarire la natura delle lesioni solide epatiche.

Recentemente avete pubblicato uno studio che parla di elastosonografia (ARFI). Ci spiega il meccanismo?

Recentemente gli ecografi si sono dotati di tecnologie molto avanzate, tanto che è possibile non solo effettuare uno studio basale, ma completarlo con la misurazione della “rigidità” degli organi esplorabili (detta “stiffness”). Il prototipo di tale applicazione è stato il Fibroscan®, ma oggi è possibile effettuare queste misurazioni durante un normale esame ecografico. Con la sonda ecografica ci focalizziamo su un punto di interesse ed effettuiamo delle misurazioni (normalmente 10) con un semplice tasto. Il tutto è indolore e rapido ed il risultato fornisce il valore di rigidità dell’organo esplorato. Oltre al Fibroscan®, siamo esperti utilizzatori della metodica nota come ARFI (Acoustic Radiation Forced Impulse). A differenza del primo, quest’ultimo consente anche di selezionare un’area nel fegato e dunque valuta anche noduli sospetti.

I risultati ottenuti dall’elastosonografia (ARFI) come si correlano alla clinica?

Come per il Fibroscan®, disponibile anch’esso presso la nostra Unità, è possibile ottenere una misura della stiffness epatica che correla con un danno (ad esempio in caso di epatite cronica). Nello specifico, con l’ARFI è possibile distinguere tessuti “morbidi” da tessuti “duri”. In linea generale, e lo abbiamo dimostrato, i noduli maligni sono più duri di quelli benigni. Questi risultati, insieme all’imaging ecografico, la TAC e la Risonanza quando necessario, permettono di dirimere i dubbi. Nel nostro studio, i risultati hanno raggiunto una sensibilità e specificità vicina all’80 % nel distinguere angiomi da lesioni maligne.

Quale preparazione è necessaria per eseguire l’ARFI epatico?

L’ARFI si esegue durante una normale ecografia dunque è necessaria la medesima preparazione. Necessario un digiuno di almeno 6 ore.

 

Medicina Interna a Roma