Alzheimer: è possibile contrastare la perdita di memoria?

Alzheimer: è possibile contrastare la perdita di memoria?

Editato da: Serena Silvia Ponso il 04/10/2023

Si può limitare la perdita di memoria dovuta alla malattia di Alzheimer? La Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) sembra dare nuove speranze ai pazienti affetti da questa patologia. Ce ne parla il Dott. Giacomo Koch, esperto in Neurologia a Roma

La Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS)

Un recente studio pubblicato su NeuroImage ha evidenziato un miglioramento del 20% della memoria dei pazienti affetti da Alzheimer trattati con la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS).

La Stimolazione Magnetica Transcranica è ormai da anni applicata a diversi campi della Neurologia, ad esempio nel trattamento della depressione resistente, tanto da esser stata già approvata dalla Food and Drug Administration (ente americano che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici). L’idea di utilizzare la TMS per migliorare la memoria dei pazienti con Alzheimer ha preso ispirazione da precedenti studi sulla risonanza magnetica funzionale, che avevano rilevato come alcune aree del cervello di pazienti con Alzheimer precoce fossero caratterizzate da una minore attività sinaptica, condizione che sembra precedere l’impoverimento delle cellule neuronali.

Come funziona la Stimolazione Magnetica Transcranica?

In sostanza, la TMS genera campi magnetici che attraversano la scatola cranica e si trasformano in impulsi elettrici, capaci di stimolare la riattivazione delle connessioni tra sinapsi e neuroni. Queste connessioni sono alla base dello scambio di messaggi tra le diverse aree del cervello, e quindi alla base di tutte le sue funzioni.

Per stimolare la memoria, abbiamo posto la nostra attenzione sul Default Mode Network, un’area collocata in posizione centrale nel cervello, altamente connessa all’ipotalamo. Il Default Mode Network, inoltre, influenza la consapevolezza dell’ambiente e della situazione in cui si trova in un determinato momento, altra capacità che si deteriora progressivamente a causa dell’Alzheimer.

Lo studio ha dimostrato che già dopo 2 settimane di trattamento, che comprende sedute da 30 minuti al giorno, i pazienti mostrano un miglioramento della memoria, valutato attraverso prove cognitive e studi neurofisiologici. La metodica potrà essere utilizzata anche per la fase di mantenimento, con sedute settimanali per un periodo di tempo più esteso.

 

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TMS: un biomarcatore dell’Alzheimer

Oltre allo studio degli effetti neuroriabilitativi, si sta studiando come la TMS possa diventare uno strumento per rilevare precocemente i segnali dell’Alzheimer e predire il grado di progressione della malattia. Mandando impulsi elettrici in modo non continuativo, si potrebbe infatti fotografare il livello di connettività cerebrale del paziente e, quindi, evidenziare scostamenti rispetto alle funzioni cerebrali di una persona sana.

Stimolazione Magnetica Transcranica: non solo Alzheimer

Bisogna ricordare l’utilizzo della Stimolazione Magnetica Transcranica anche nella terapia dei disturbi d’ansia e della malattia di Parkinson. Inoltre, quando applicata in modo continuativo, la tecnica ha mostrato effetti benefici anche nella cura di deficit neuromotori e cognitivi provocati da malattie come ictus e sclerosi multipla.

Infine, la Fondazione Santa Lucia e l’Università di Harvard hanno già attivato un progetto di sperimentazione per comprovare l’eventuale maggiore efficacia della TMS nel trattamento della depressione resistente ai farmaci rispetto alla somministrazione di farmaci di seconda linea.

 

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Neurologia a Roma