Alzheimer: quali sono i fattori di rischio?

Alzheimer: quali sono i fattori di rischio?

Editato da: Serena Ponso il 16/02/2023

Negli ultimi vent’anni sono stati fatti passi in avanti nella comprensione della malattia di Alzheimer. Studi epidemiologici e genetici hanno identificato importanti fattori di rischio di sviluppo della malattia. Tuttavia non ci sono ancora terapie che arrestino la malattia o che ripristino le funzioni cognitive perse. Ce ne parla il Dott. Carlo Sebastiano Tadeo, Neurologo

Cosa si sta facendo per capire più a fondo l’Alzheimer?

La medicina di base ha scoperto alcuni dei meccanismi naturali che portano alla malattiaAnziano di Alzheimer e vi sono farmaci di nuova generazione che sono nelle ultime fasi di sperimentazione. Saranno necessari, anche in questo campo, ulteriori studi per comprendere meglio le cause biologiche della malattia.

La malattia di Alzheimer dev’essere distinta da altre malattie che portano alla demenza. Attualmente, in molti casi, abbiamo ancora difficoltà a fare una diagnosi. L’analisi del liquido cefalorachidiano e la diagnostica per immagini ci danno un aiuto, ma devono essere ancora standardizzate. In futuro sarà necessario scoprire dei marcatori di malattia, facili da identificare nella popolazione generale, magari misurabili con una semplice analisi del sangue. Diagnosticare precocemente una malattia e con precisione è sempre il modo migliore per bloccarne il processo patologico.

Ci saranno anche dei problemi di tipo etico da affrontare, poiché bisognerà pensare ai probabili errori diagnostici e alla probabilità di etichettare come malati pazienti che non svilupperanno la malattia, caricandoli erroneamente del peso della diagnosi e delle prospettive di scarsa qualità di vita.

Sarà necessario pensare ai costi delle cure sui sistemi sanitari nazionali. Attualmente, molti di questi costi, sono scaricati sulle spalle delle famiglie, come accade per tutte le malattie croniche invalidanti. Si stima che al mondo, nel 2015, vi siano circa 47 milioni di malati di Alzheimer e che nel 2030 ve ne saranno 75 milioni, nel 2050 131 milioni, questo per l’effetto dell’incremento dell’età media della popolazione.

Qual è l'evoluzione clinica della malattia di Alzheimer?

L’evoluzione della demenza, così come per tutte le malattie neurodegenerative, è molto variabile da paziente a paziente. I pazienti possono avere deficit di memoria non molto handicappanti per molti mesi o qualche anno prima di sviluppare la malattia di Alzheimer.

Le donne tendono a sopravvivere più a lungo nella fase avanzata di malattia. Le cause della morte sono dovute spesso alla progressiva difficoltà a camminare, fino all’allettamento e, quindi, alle conseguenze dell’allettamento.

Quali sono i fattori di rischio dell’Alzheimer?

L’Alzheimer non è una malattia genetica, ma vi è, in alcuni casi, una predisposizione genetica. Avere 2 o più membri in famiglia con la malattia è un rischio. Solo il 2% dei malati hanno una malattia geneticamente determinata e, in questo caso, i fattori genetici incidono maggiormente nei casi giovanili (prima dei 65 anni).

Aterosclerosi, malattie cardiovascolari o cerebrovascolari, diabete mellito, ipertensione arteriosa, obesità, colesterolo elevato nella mezz’età: sono tutte patologie presenti in molti pazienti che si ammaleranno di Alzheimer.

Anche uno stile di vita non corretto rappresenta un pericolo: vita sedentaria, fumo, grosso consumo di alcool sono fattori di rischio. Per quanto riguarda la dieta, bisogna evitare l’eccessivo consumo di grassi saturi, mentre bisogna assumere vitamina B6, B12 e folati. Un deficit di queste sostanze potrebbe provocare l’iperomocisteinemia, cioè un accumulo dell’aminoacido omocisteina, che a lungo andare danneggia il sistema nervoso.

Da non sottovalutare, poi, altri importanti fattori: depressione; traumi cranici; esposizione a metalli pesanti o campi magnetici per tanto tempo; infezioni (Chlamidia pneumoniae, spirochete, Herpes virus).

Ci sono, invece, fattori che ci proteggono dall’Alzheimer?

Sì, ad esempio essere impegnati in attività che stimolano l’attività mentale e la memoria (alta scolarità o attività lavorativa di alta complessità).  Uno stile di vita sano (praticare sport, assumere dosi limitate di alcol, etc.) è un deterrente per l’Alzheimer, così come lo è una dieta corretta: è da preferire una dieta mediterranea, ricca di grassi polinsaturi (pesci), Vitamina B6, B12 e folati, vitamine antiossidanti (A, C, E) e Vitamina D.

Come si previene l’Alzheimer?

Farmaci antiipertensivi, statine, terapie ormonali sostitutive, antiinfiammatori hanno un ruolo nella protezione dall’Alzheimer.

Quello che sappiamo è che fattori come il metabolismo del glucosio, del colesterolo, l’infiammazione, il riciclo delle membrane e vescicole cellulari, lo stress ossidativo, portano tutti ad un accumulo di proteine anomale, quali la beta amiloide e l’aggregazione di proteina tau, con conseguente morte neuronale.

L’Alzheimer è quindi una malattia complessa metabolica e la preparazione agli eventi finali, che portano alla morte cellulare dei neuroni e alla comparsa dei sintomi, è molto precoce ed avviene nella mezz’età.

Le strategie di cura sono, quindi, curare i fattori di rischio descritti e ridurre poi l’impatto delle proteine anomale che si accumulano nel cervello del malato.

Globalmente la cura di 7 fattori di rischio, quali bassa scolarizzazione, ipertensione, obesità, diabete, sedentarietà, fumo, depressione, porterebbe ad una riduzione tra il 10 e il 20% dei malati di Alzheimer.

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