Artrite reumatoide: attenzione ai polmoni!

Artrite reumatoide: attenzione ai polmoni!

Editato da: Sharon Campolongo il 21/02/2023

L’artrite reumatoide è una patologia delle articolazioni aggressiva e, in alcuni casi, invalidante. I suoi effetti negativi, però, possono estendersi anche ad altri organi e apparati, tra cui quello respiratorio. Ce lo spiega il Dott. Antonio Anania, esperto in Allergologia e Immunologia Clinica

 

Dott. Anania, che cos’è l’artrite reumatoide?

L’artrite reumatoide è una malattia che colpisce le articolazioni: provoca dolore, rigidità e, a volte, deformità delle articolazioni periferiche (le articolazione degli arti). L’artrite reumatoide causa la crescita della membrana sinoviale, cioè la membrana costituita da tessuto connettivo che entra in contatto con l’osso a livello dell’articolazione. Quando la membrana cresce, si forma il cosiddetto “panno sinoviale”, composto da diversi tipi di cellule (macrofagi, linfociti T e B, etc.) e tale crescita è provocata da molecole infiammatorie e immunitarie.
Si ipotizza che la causa scatenante dell’artrite reumatoide, nelle persone geneticamente predisposte, possa essere un fattore infettivo esterno.

Quali sono le conseguenze dell’artrite reumatoide a livello extra-articolare?

L’artrite reumatoide è associata ad una serie di complicanze reumatiche e sistemiche, più frequenti negli uomini che nelle donne. Una delle complicanze più gravi è quella pleuro-polmonare.

La pleurite, l’infiammazione della pleura, è dovuta al fatto che la pleura (e il pericardio) somigliano moltissimo, per quanto riguarda la composizione, alla membrana sinoviale. Delle volte, infatti, un versamento pleurico può essere il sintomo di un’artrite reumatoide.

Nei polmoni dei soggetti che soffrono di artrite reumatoide si trova una quantità elevata di immunocomplessi, macromolecole formate dall’antigene che ha scatenato l’infiammazione e dall’anticorpo che è legato all'antigene. Questi agglomerati possono accumularsi nell’interstizio polmonare, cioè nel tessuto connettivo che fa da sostegno agli alveoli. La conseguenza della presenza degli immunocomplessi in questo spazio è l’interstiziopatia polmonare.

Cos’è l’interstiziopatia polmonare?

Le interstiziopatie polmonari, dette anche malattie interstiziali polmonari o pneumopatie infiltrative diffuse, sono gravi patologie dovute ad un danneggiamento del tessuto interstiziale che circonda gli alveoli. Spesso la malattia evolve in una fibrosi che danneggia gravemente i polmoni, compromettendo le capacità respiratorie del paziente e portando all’insufficienza respiratoria.

Inizialmente, un’interstiziopatia può non presentare sintomi. Successivamente, però, al paziente manca il fiato (dispnea), e questa sensazione di fame d’aria viene accompagnata da tosse e dolore al torace. La dispnea diventa più intensa se si produce un’ipertensione polmonare, ossia un aumento della pressione all’interno delle arterie dei polmoni.

Solitamente, il paziente che mostra segni di fibrosi polmonare già manifesta sintomi a livello articolare. Delle volte, però, succede proprio il contrario e, partendo dalla malattia polmonare, si scoprono problemi reumatologici.

Quali sono gli esami che aiutano nella diagnosi delle complicanze polmonari dell’artrite reumatoide?

La presenza di immunocomplessi nell’interstizio polmonare può essere valutata attraverso un lavaggio broncoalveolare (BAL), esame che prevede l’introduzione di un broncoscopio, attraverso il naso o la bocca, che arriva fino ai polmoni. Col broncoscopio si introduce una piccola quantità del liquido (soluzione fisiologica) nei polmoni, che verrà poi recuperato e analizzato in laboratorio.

In una fase iniziale, la spirometria e la radiografia del torace possono porre il sospetto di interstiziopatia. La diagnosi viene confermata mediante una tomografia computerizzata del torace (TAC): questa servirà a rilevare l’eventuale fibrosi polmonare e il grado di gravità.

Per concludere, è bene far notare che anche alcuni farmaci indispensabili per il trattamento dell’artrite reumatoide possono portare a complicanze polmonari, ma con bassa frequenza e parecchio variabili da paziente a paziente.

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