Ferite in Cardiochirurgia: problematiche collegate alle infezioni

Ferite in Cardiochirurgia: problematiche collegate alle infezioni

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Editato da: Antonietta Rizzotti il 05/10/2023

La fase successiva ad un intervento di sternotomia potrebbe essere caratterizzata dalla comparsa di complicazioni a carico della ferita. La Dott.ssa Maria Pia Tocco, esperta in Chirurgia Toracica a Roma, ci aiuta a capirne di più!

Ferite in Cardiochirurgia: problematiche collegate alle infezioni

Le infezioni della ferita sternotomica sono una grave complicanza della chirurgia a cuore aperto. 

Le statistiche riportate dalla letteratura internazionale indicano che la percentuale di incidenza può essere compresa tra l’1 ed il 20%. Questa grande differenza di dati è dovuta al fatto che molte infezioni sfuggono all’analisi statistica perché spesso la loro insorgenza avviene dopo la dimissione; molte volte sono le strutture di riabilitazione cardiologica a farsene carico.

Tale complicanza è gravata inoltre da un tasso di mortalità elevato (14-47%) quando l’infezione avviene precocemente nelle prime giornate post-operatorie perché, spesso, in questi casi essa coinvolge la parte profonda della ferita, chiamata mediastino (mediastinite).

Molte volte l’infezione si cronicizza con il risultato che la ferita non riesce a guarire oppure che si formino dei tramiti fistolosi lungo la cicatrice; il paziente è costretto a sottoporsi a medicazioni ambulatoriali ripetute, a lunghe terapie e qualche volta a ricoveri ripetuti, con l’effetto di un importante impatto sulla sua vita sociale e lavorativa.

Chi sono i pazienti più predisposti alle infezioni di ferita?

I pazienti maggiormente predisposti sono soprattutto quelli affetti da diabete, obesità, bronchite cronica ostruttiva, vasculopatia periferica ed immunodepressione.

Come si presenta un’infezione della ferita?

La presenza di un’infezione si manifesta di solito con la deiscenza della ferita, cioè la comparsa di una riapertura spontanea nella ferita già chiusa, da cui fuoriesce materiale purulento e qualche volta anche maleodorante. Tale condizione può essere associata o meno ad instabilità sternale cioè al movimento dello sterno durante la respirazione (spesso accompagnato anche da rumori dovuti allo sfregamento dei due bordi sternali). Questa condizione è dovuta ad una mancata cicatrizzazione della parte ossea (delle due metà dello sterno che sono state sezionate per permettere al chirurgo di raggiungere il cuore) e può essere causata dalla presenza d’infezione oppure anche da altre cause non infettive.

Molto spesso, in presenza di singole o multiple deiscenze di ferita può essere difficile capire se l’infezione è solo superficiale o è un epifenomeno di un’infezione più profonda. In questo ultimo caso, qualche volta essa è mantenuta dalla presenza di materiale protesico utilizzato per le ricostruzioni dei vasi.

In alcuni casi le fistole sternali possono manifestarsi anche a distanza di tempo dall’intervento: settimane, mesi o addirittura anni. Tale condizione è dovuta solitamente a nidi di batteri che rimangono nell’osso, sui fili metallici sternali o su materiale protesico utilizzato per l’intervento che con il tempo acquistano forza e virulenza.

Quali tecniche chirurgiche sono gravate da un tasso d’infezione più di altre e perché?

Nella maggior parte dei casi le infezioni della ferita sternotomica si manifestano dopo interventi di rivascolarizzazione miocardica a causa dell’utilizzo dell’arteria mammaria come graft coronarico.

L’arteria mammaria è deputata all’irrorazione della metà corrispondente dello sterno per circa il 90%. Quando essa viene usata per il confezionamento di un graft coronarico, lo sterno a causa di questa drastica riduzione della vascolarizzazione può andare più facilmente incontro ad infezioni e complicanze nell’osteosintesi.

La mancanza di apporto di sangue, poi, è responsabile della mancata penetrazione dell’antibiotico nell’osso con la conseguente cronicizzazione dell’infezione e la creazione di zone di osteomielite.

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