La Chirurgia diventa gentile

La Chirurgia diventa gentile

Editato da: Antonietta Rizzotti il 02/10/2023

Può la chirurgia essere “gentile”? Sembra una contraddizione in termini, ma non è così. Ce lo spiega il Dott. Marco Scatizzi, esperto in Chirurgia Generale in Provincia di Firenze.

Può un atto chirurgico, che di per sé è sinonimo di aggressione, essere “gentile”?

La risposta è sì. Dobbiamo però fare un passo indietro e parlare di chirurgia “tradizionale” e di chirurgia “mininvasiva”, di un percorso tradizionale e di uno invece rivoluzionario, innovativo e parte integrante della riduzione dell’aggressione alla persona che deve sottoporsi all’intervento. Occupandomi prevalentemente di chirurgia oncologica ed operando soprattutto l’addome, possiamo parlare, per esemplificare la chirurgia gentile, dell’operazione del tumore all’intestino, tra i più frequenti sia per gli uomini che per le donne.

Forse molti di voi hanno in mente un parente o un conoscente operato all’intestino, visitato qualche giorno dopo l’intervento, in Ospedale, con tubi posizionati al naso, drenaggi all’addome, il catetere vescicale ed una medicazione su un taglio lungo tutto l’addome. Oggi, tutto questo, per chi come me si occupa di Chirurgia Laparoscopica e di protocollo ERAS (Enhanced Recovery After Surgery), non esiste più. Chi si rivolgerà a me e alla struttura che dirigo, avrà una condizione molto diversa e che trasformerà il paziente che purtroppo deve sottoporsi ad un intervento all’intestino, da un San Sebastiano, trafitto da tubi di tutti i tipi, in un signor Rossi che legge il giornale senza dolore e senza stress, dal giorno dopo l’intervento.

Cosa ha reso possibile questa rivoluzione?

Alla fine degli anni ’90 un chirurgo danese, Einrich Kelet, pensò che molti degli strumenti fino ad allora utilizzati nel decorso post operatorio dei pazienti, potessero essere evitati, migliorando la qualità di vita e sicurezza dei pazienti che devono essere operati per un tumore all’intestino.

Come poteva essere possibile fare tutto questo? L’intuizione è stata pensare che con una serie di attenzioni e di azioni di chirurgo, anestesista ed infermiere, che riducano lo stress indotto dalla chirurgia, il paziente possa rialimentarsi e muoversi fin da subito, recuperando uno stato di normalità, ossia benessere, e riducendo il rischio di trombosi venose, embolie polmonari, polmoniti e infezioni urinarie. Con un duro lavoro scientifico di valutazione dei dati, necessario a capire se l’intuizione era realmente una vera rivoluzione e con pazienti sottoposti a questo nuovo trattamento in tutto il mondo, i risultati sono stati eccellenti.

Un effetto anche psicologico

Non solo i pazienti stanno meglio non essendo costretti da una serie di tubi fastidiosi, ma, senza dolore, ricominciano a mangiare subito e si muovono come se l’intervento non fosse stato fatto. In questi anni si è anche capito che i pazienti operati con la laparoscopia stanno ulteriormente meglio e attraversano il percorso di riabilitazione in maniera ancora più rapida.

Ecco che, chi come me, applica questi protocolli dal 2004, ed ha potuto curare oltre mille pazienti con questa tecnica, ha potuto constatare che la Chirurgia Gentile, una volta sogno, oggi è realtà ed i pazienti possono beneficiare di un ottimo intervento chirurgico, meno doloroso e invalidante e di un sistema di cure nel quale essi sono al centro di attenzioni ed attività degli infermieri, degli anestesisti, dei chirurghi stessi che li accompagnano nel modo più fisiologico possibile lungo questo periodo di difficoltà e preoccupazione reso molto più leggero e sostenibile grazie a tutto questo.

Chirurgia Generale a Bagno a Ripoli