La depressione resistente
Alcune depressioni sembrano non rispondere alle terapie ad oggi disponibili. I risultati possono essere due: o si risolvono spontaneamente dopo molti mesi, o cronicizzano (superano i due anni di durata). Ma cosa rende una depressione resistente? Lo spiega il Dott. Mario Savino, esperto in Psichiatria a Milano
Cosa rende una depressione resistente?
Tra i fattori che concorrono a rendere meno curabile una depressione, ricordiamo:
- L’età sempre più avanzata della popolazione;
- Gli errori diagnostici: una depressione concomitante con altri disturbi mentali e/o somatici non individuati; un episodio misto depressivo;
- Gli errori terapeutici: ad esempio, una depressione in un paziente bipolare trattato solo con antidepressivi;
- La tendenza di alcuni pazienti a non confessare l’uso di alcol e droghe;
- L’abuso di ansiolitici;
- La tendenza di alcuni pazienti a non assumere le terapie prescritte o a ridurle di propria iniziativa.
Questi fattori riguardano circa il 20% degli episodi depressivi.
Quando una depressione si definisce resistente?
Occorre sempre tener presente che la depressione è una malattia grave, causa di grave disabilità e potenzialmente letale, che deve essere trattata aggressivamente da specialisti esperti.
È definito resistente solo un episodio depressivo che non risponde a:
- Psicoterapia;
- Psicoterapia e farmaci;
- Uno o più farmaci SSRI;
- Farmaci a doppia azione;
- Farmaci recenti di altra categoria;
- Farmaci triciclici e IMAO;
- Farmaci antidepressivi di differenti categorie associati fra loro;
- Farmaci potenziati da Litio, antipsicotici, ormone tiroideo, etc.;
- Terapie fisiche (stimolazione magnetica o TMS, vagale o VNS, terapia elettroconvulsivante o TEC, Deep Brain Stimulation o DBS).
Purtroppo, non tutti i pazienti vengono guidati lungo il percorso di cura, con il risultato che alcune depressioni curabili vengono etichettate, invece, come resistenti.
Editor Karin Mosca