Nuove terapie per la steatoepatite non alcolica (NASH)

Nuove terapie per la steatoepatite non alcolica (NASH)

Editato da: Serena Silvia Ponso il 17/04/2023

Si stima che la steatoepatite non alcolica (NASH) diventerà la principale causa del tumore del fegato nei prossimi 10 anni. Il Dott. Luca Valenti, esperto in Medicina Interna a Milano, spiega cos’è questa patologia, come viene trattata e quali sono le ultime novità terapeutiche

Che cos’è la NASH?

La steatoepatite non alcolica (o NASH: NonAlcoholic SteatoHepatitis) è una malattia infiammatoria del fegato legata a eccessivo accumulo di grassi, non spiegata da eccessivo introito di bevande alcoliche (cioè un consumo non superiore a 2/3 drinks al giorno in maschi e femmine). Colpisce più comunemente persone affette da obesità e diabete che non praticano attività fisica, ma può affliggere anche individui normopeso con predisposizione ereditaria.
La steatoepatite non alcolica è la forma più severa e progressiva della steatosi epatica e rappresenta ormai una delle maggiori cause di malattia epatica avanzata nei Paesi occidentali. Si stima che diventerà la principale causa di insufficienza epatica, d’indicazione al trapianto e tumore primitivo del fegato (epatocarcinoma) entro i prossimi 10 anni.

Qual è la diagnosi di NASH?

La diagnosi di steatoepatite progressiva è basata sulla stima del danno epatico (soprattutto in presenza di fibrosi epatica, cioè di tessuto cicatriziale il cui accumulo può portare allo sviluppo della cirrosi) mediante metodiche non invasive basate su esami ematochimici o su metodiche fisiche, tra cui l’elastografia epatica. Nella maggior parte dei casi, per la conferma è poi richiesta una biopsia epatica, procedura mediante la quale con un ago in anestesia locale si preleva un minuscolo campione di tessuto dal fegato.

 

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Come si tratta la NASH?

La terapia è attualmente basata sul tentativo di modificazione dello stile di vita scorretto, che ha portato allo sviluppo di questa condizione: cioè riduzione del peso corporeo (maggiore del 5-7%) in chi è affetto da sovrappeso, incremento dell’attività fisica, miglioramento della qualità della dieta (es: eliminare junk-food, ridurre alcool, fruttosio industriale, zuccheri, grassi saturi e aumentare cibi freschi). Per chi è affetto da obesità grave anche tecniche chirurgiche volte a ridurre il peso corporeo possono essere indicate. Tuttavia queste misure sono difficili da attuare, e soprattutto mantenere nel tempo per molte persone affette, e non si dimostrano sempre efficaci, soprattutto in coloro che sono affetti da forme aggressive della patologia.

Quali sono le ultime novità terapeutiche per il NASH?

Per i motivi spiegati in precedenza, sono attualmente in fase di sviluppo nuove terapie farmacologiche volte a contrastare i meccanismi alla base della patologia. In particolare, i meccanismi di danno che queste vanno a neutralizzare sono rappresentati dall’obesità con sviluppo di alterazioni metaboliche (che spesso coesistono nei pazienti con steatoepatite e portano anche ad un aumento del rischio di patologie cardiovascolari), accumulo di lipidi nelle cellule epatiche, stress ossidativo, infiammazione e innesto dei meccanismi di accumulo di tessuto fibrotico nel fegato. Alcuni di questi approcci si sono già dimostrati efficaci in una parte dei pazienti affetti da questa patologia. Negli studi iniziali e presso i centri di riferimento è già possibile essere valutati per verificare l’indicazione ad essere inseriti in sperimentazioni avanzate che dovrebbero portare all’approvazione definitiva di queste terapie. 
È quindi consigliabile per chi sa di essere affetto da steatoepatite non alcolica una valutazione presso centri epatologici esperti in questa condizione, al fine di:

  • Valutazione complessiva non invasiva di danno epatico, metabolico e cardiovascolare associato;
  • Messa a punto dei consigli più idonei individualizzati in base ad una valutazione comprensiva clinica e metabolica per la modificazione dello stile di vita;
  • Valutazione all’indicazione alla biopsia epatica e possibilità di sperimentare nuove terapie;
  • Istituzione di screening per le complicazioni della malattia epatica in coloro che risultassero già affetti da danno epatico avanzato.
     

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Medicina Interna a Milano