Parkinson: riconoscerlo per affrontarlo

Parkinson: riconoscerlo per affrontarlo

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Editato da: Marta Buonomano il 14/07/2019

Il Prof. Giuseppe Meco, esperto in Neurologia a Roma, ci parla della diagnosi e del trattamento del Parkinson, una malattia neurodegenerativa che conta 250.000 casi in Italia

Che cos’è la Malattia di Parkinson? 

Il Morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa. Con questo termine si intende una degenerazione delle cellule nervose con conseguente morte cellulare. La parte del Sistema Nervoso dove prevale tale processo è la Substantia Nigra, nucleo situato nel Mesencefalo e parte integrante del circuito del sistema extrapiramidale. Il nome della malattia è dovuto al medico britannico James Parkinson, il quale per la prima volta la descrisse, chiamandola paralisi agitante. Alcune stime indirette indicano che in Italia ci siano circa 250.000 casi di Parkinson ma, essendo una malattia la cui frequenza aumenta con l’avanzare dell’età, è presumibile che il numero dei pazienti nei prossimi decenni sia destinato ad aumentare a seguito dell’aumento dell’età media della popolazione generale.

Quali sono le cause della Malattia di Parkinson?

La Malattia di Parkinson è dovuta alla degenerazione, cronica e progressiva, delle cellule nervose di alcune strutture del sistema nervoso centrale dove viene prodotta la dopamina, un neurotrasmettitore importante per il controllo del movimento. Il Parkinson è più frequente negli uomini e numerosi studi hanno riscontrato un’alta incidenza nei paesi più sviluppati, anche se questo dato potrebbe essere dovuto a sistemi sanitari più efficienti e a sistemi di rilevazione più precisi. Il Parkinson è detto anche “morbo di Parkinson idiopatico”: il termine idiopatico sta ad indicare una malattia per la quale non è stata trovata ancora una causa certa e è la più comune forma di parkinsonismo (gruppo di malattie con caratteristiche e sintomi simili). La maggior parte dei parkinsonismi sono idiopatici, ma esistono alcune forme, dette parkinsonismi secondari, che si manifestano a seguito di traumi cranici, tumori cerebrali, dell’esposizione a sostanze tossiche, dell’assunzione cronica di psicofarmaci e di ischemie cerebrali. L’età media dell’insorgenza dei sintomi iniziali è 60 anni ma in circa il 5-10% dei pazienti si manifestano prima dei 50 anni ed in alcune di queste forme, nel complesso alquanto rare, si sono individuati fattori genetici. In casi rari i sintomi parkinsoniani possono manifestarsi prima dei 40 anni di età e tali forme vengono definite parkinsonismi giovanili. Le teorie attualmente più accreditate sostengono che uno o più fattori ambientali possano innescare la malattia: sono stati infatti descritti negli anni ‘80 casi di parkinsonismo in persone che facevano uso di droghe illegali contaminate da MPTP (sostanza chimica di laboratorio) oppure in precedenza erano stati descritti parkinsonismi come esito di una grave forma di influenza come durante un’epidemia del 1918.

Sintomi del morbo di Parkinson?

Il Parkinson è una patologia che provoca disturbi di movimento. Non è una malattia mortale di per sé, ma il suo andamento è cronico (persiste nel tempo) e progressivo (peggiora nel corso degli anni). I sintomi del Parkinson non colpiscono tutti i pazienti allo stesso modo e il ritmo di progressione differisce tra i soggetti: il tremore è il principale sintomo per alcuni, mentre per altri è inesistente o molto lieve. I quattro principali sintomi motori sono:

  1. Tremore: un movimento ritmico in cui si possono individuare 4-6 battiti al secondo. Si manifesta solitamente nel pollice o l’indice di una mano, ma a volte può colpire anche un piede o la bocca. Il tremore può diventare più pronunciato pochi secondi dopo che le mani si sono appoggiate sul tavolo e solitamente scompare durante il sonno
  2. Rigidità: resistenza al movimento che colpisce la maggior parte dei parkinsoniani. Tutti i muscoli del nostro corpo hanno un loro opposto ed i movimenti che normalmente eseguiamo sono possibili non solo perché un muscolo diventa più attivo, ma perché il suo opposto si rilassa. Nel morbo di Parkinson i muscoli rimangono costantemente tesi e contratti e la rigidità diventa evidente nel momento in cui si prova a muovere passivamente il braccio del paziente e si avverte resistenza
  3. Bradicinesia: rallentamento dei movimenti che può impedire anche semplici azioni
  4. Instabilità di posizione: equilibrio instabile spesso causa di caduta. L’instabilità si manifesta con l’avanzare della malattia e può essere favorita dalla posizione innaturale piegata in avanti che il paziente assume nel tempo

Spesso questi sintomi si manifestano inizialmente in una sola metà del corpo (sinistra o destra) e con il tempo si estendono a entrambi i lati. Le prime persone a notare segni di Parkinson sono generalmente i familiari o gli amici del paziente. Potrebbero notare la mancanza di espressività del viso (faccia amimica) o l’incapacità di muoversi normalmente. I soggetti con morbo di Parkinson sviluppano infatti un’andatura tipica di questa malattia caratterizzata dalla tendenza a piegarsi in avanti, l’oscillazione ridotta delle braccia e passi piccoli e veloci.

Diagnosi della Malattia di Parkinson

La diagnosi di Malattia di Parkinson è una diagnosi clinica, cioè viene fatta dal Neurologo sulla base della storia e dell’esame neurologico per la valutazione dei sintomi e della loro gravità. Tutti gli esami che vengono richiesti, quale ad esempio Risonanza Magnetica all’Encefalo, servono per escludere delle forme di parkinsonismo secondario ad altre malattie. Non esiste purtroppo un esame che possa chiaramente identificare con certezza la malattia: anche la SPECT con DAT può dare solo in alcuni casi di difficile diagnosi delle indicazioni. La diagnosi di certezza può essere fatta attraverso una autopsia, che può evidenziare la presenza di microscopiche strutture del cervello chiamate corpi di Lewy, considerate come un segno caratteristico classico del Parkinson, nella Substantia Nigra. Nonostante la diagnosi per il Parkinson sia molto raffinata e sensibile, in circa un 20% dei casi non si arriva ad una diagnosi corretta. I corpi di Lewy infatti possono essere trovati anche nel cervello di anziani non parkinsoniani, per questo motivo alcuni esperti credono che il Parkinson sia molto più comune di quanto si pensi e, addirittura, c’è chi sostiene che quasi tutti svilupperebbero la malattia se vivessero abbastanza a lungo.

È possibile curare il Morbo di Parkinson?

La terapia del morbo di Parkinson si basa sul trattamento farmacologico. Attualmente non esistono ancora farmaci o sostanze che possano prevenire l’insorgenza del Parkinson, per questo l’obiettivo degli ultimi 20 anni è stato quello di rallentare l’evoluzione e modificare il decorso di questa malattia. L’utilizzo di un amminoacido intermedio, a distanza di più di 40 anni da quando fu introdotto nella terapia della Malattia di Parkinson, resta il farmaco di riferimento nel trattamento. Questo viene ingerito oralmente ed assorbito fino ad essere trasformato in dopamina. La dopamina ha la funzione di stimolare il sistema di controllo dei nostri movimenti ed è carente nel paziente affetto da Parkinson. La ricerca farmacologica resta comunque sempre attiva, infatti negli ultimi anni sono state scoperte altre sostanze che possono rappresentare un ausilio terapeutico utile a disposizione del neurologo e del paziente. 

Il trattamento del Parkinson è esclusivamente farmacologico?

I pazienti con Parkinson presentano difficoltà nei movimenti dovute a rigidità muscolare e rallentamento motorio. In generale, muoversi rappresenta un grande beneficio sia mentale che psicologico. È importante quindi che il paziente esegua una riabilitazione composta da:

  1. Cicli di fisiochinesiterapia (FKT) passiva in modo da ridurre il dolore muscolare ed ottenere un riallineamento posturale
  2. Training con tapis roulant
  3. Ginnastica attiva di gruppo, associabile a Musicoterapia Attiva con l’uso di strumenti musicali per migliorare non solo le capacità fisiche ma anche l’umore del paziente
  4. Stimolazione ritmica uditiva, Biodanza e Danzaterapia per sbloccare il movimento delle gambe

Un’altra opzione terapeutica nelle fasi avanzate della malattia è la terapia chirurgica. Attualmente è consigliata la DBS (Stimolazione Cerebrale Profonda o Deep Brain Stimulation) che, mediante l’impianto di un dispositivo nel cervello, tende a ristabilire il normale funzionamento motorio migliorando sia la sintomatologia parkinsoniana che le discinesie e permettendo una riduzione significativa dei farmaci antiparkinsoniani.  Questo intervento offre notevoli vantaggi ai pazienti ed è indicato per coloro che non mostrano risultati soddisfacenti a seguito della terapia farmacologica.

Neurologia