Protesi di caviglia, ecco la tecnica TAR

Protesi di caviglia, ecco la tecnica TAR

Editato da: Marta Buonomano il 01/05/2019

Nonostante la fusione (artrodesi) sia la metodica principale per il trattamento dell’osteoartrosi della caviglia in fase terminale, la sostituzione totale della caviglia (in inglese “Total Ankle Replacement” o “TAR”) viene sempre più riconosciuta come una procedura alternativa efficace, con buoni risultati clinici e una migliore qualità di vita per il paziente. Il Prof. Marco Massobrio, specialista in Ortopedia e Traumatologia a Roma, ci parla di questa tecnica

Da cosa è composta l’articolazione della caviglia?

Il complesso articolare della caviglia è situato tra il piede e la gamba, più precisamente nel punto di incontro tra la tibia, il talo (o astragalo) ed il perone. Grazie a questa articolazione è possibile eseguire movimenti di dorsiflessione (sollevare i piedi e camminare sui talloni), plantarflessione (camminare sulle punte dei piedi) ed anche i movimenti tridimensionali come la supinazione e la pronazione. Il complesso articolare della caviglia è in grado di sopportare un carico di 5 volte superiore al peso corporeo durante la camminata normale e di 13 volte superiore durante la corsa.

Che cos’è una protesi di caviglia?

La protesi di caviglia è un impianto non vincolato di terza generazione costituito da una componente tibiale, una talare e un inserto in polietilene altamente reticolato. Il profondo solco longitudinale centrale sulla componente talare stabilizza l'inserto in polietilene e riduce il rischio di lussazioni e cedimenti dell’inserto. Questa particolare caratteristica giustifica la ridotta dimensione della protesi. Inoltre, l’impianto non è vincolato e il rivestimento poroso fornisce una superficie per l’integrazione ossea (stabilità secondaria).

In cosa consiste l’intervento TAR?

L’operazione inizia con un’incisione anteriore mediana di 10-15 cm, eseguita nella parte centrale dell’articolazione tibio-talare. In altri tipi di protesi l’incisione è laterale. La tibia e l'astragalo vengono preparati utilizzando maschere per il taglio dell'osso per consentire un'accurata resezione delle superfici distali dell’articolazione tibiale e talare. Vengono poi inserite le componenti di prova per controllare il corretto allineamento tramite l’esame rx-scopico e, in seguito, si procede con l’impianto definitivo. Generalmente, il paziente può essere dimesso dopo circa 3-4 giorni dall’intervento.

Perché è importante il follow-up postoperatorio?

Durante la valutazione postoperatoria è importante analizzare non solo i cambiamenti avvenuti nell'articolazione trattata, ma anche quelli delle articolazioni vicine. La gestione delle esigenze di riabilitazione, dopo aver subito la TAR, deve essere adattata al singolo paziente a causa dell'elevato numero di fattori preoperatori, intraoperatori e postoperatori, che possono influenzare il risultato.

La riabilitazione rappresenta un passo importante per aiutare i pazienti a riprendersi dalla chirurgia della caviglia il più rapidamente possibile ed ottimizzare i risultati desiderati. Attualmente pochi lavori prendono in considerazione la gestione della riabilitazione post-chirurgica, mentre molti studi sulle procedure protesiche della caviglia sono disponibili in letteratura.

In cosa consiste la riabilitazione?

Il programma di riabilitazione viene eseguito basandosi sui seguenti criteri fino ad una rieducazione dell'andatura ottimale:

  • Sollievo dal dolore
  • Riduzione dei gonfiori
  • Ripristino dell'intero grado di articolarità
  • Rafforzamento muscolare
  • Ripristino dell'equilibrio
  • Esercizi propriocettivi

Durante le prime 24-48 ore postoperatorie, i pazienti devono mantenere una posizione supina con l'elevazione della gamba per ridurre il gonfiore. Durante le prime due settimane viene applicato un gesso per evitare il carico, con la caviglia a 90º per evitare la tensione della pelle causata dalla mobilizzazione precoce e per consentire la completa guarigione della ferita. I pazienti vengono inoltre istruiti per eseguire esercizi isometrici al fine di prevenire eventi tromboembolici.

La mobilizzazione attiva dell'arto con l'aiuto del terapeuta include trasferimenti dalla posizione supina alla posizione seduta e in piedi. Il carico parziale con due stampelle canadesi può iniziare dopo 2 settimane. Il gesso, o il tutore, dovrà essere tenuto durante la notte per 6 settimane, in modo da prevenire la retrazione del tendine di Achille che potrebbe favorire l'atteggiamento equino del piede. Nei pazienti sottoposti a procedure chirurgiche concomitanti o ad osteotomia correttiva, il carico parziale viene ritardato di 2 settimane. Dopo 6 settimane la tutela, che era stata temporaneamente tolta durante la sessione fisioterapica, può essere definitivamente rimossa e il paziente verrà istruito per eseguire esercizi a catena cinetica chiusa. Dopo 6 mesi, sarà possibile tornare gradualmente alle attività sportive a basso impatto.

Ortopedia e Traumatologia a Roma