Roncopatia: quando russare diventa pericoloso

Roncopatia: quando russare diventa pericoloso

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Editato da: il 06/05/2020

Al netto di qualche gomitata incassata nottetempo, russare è stato sempre considerato un male più per chi dorme o tenta di dormire accanto a chi russa, e non chiude occhio, che per chi ronfa, e se la dorme profondamente. Ma è ora di ribaltare questa convinzione alla luce delle ultime evidenze scientifiche. Ne parla il Dott. Antonio Fibbi, esperto in Otorinolaringoiatria a Genova

Alcuni studi sulla roncopatia

La lista dei problemi cui va incontro una persona che russa è spaventosa. Tanto per cominciare, secondo quanto riscontrato dai ricercatori dell’Henry Ford Hospital di Detroit su quasi mille pazienti dai sonni fragorosi, la tendenza a russare favorisce (più del fumo, del sovrappeso e del colesterolo alto), l’ispessimento della carotide: è l’anticamera dell’aterosclerosi per l’arteria che porta il sangue al cervello, un conclamato rischio di ictus. Un altro studio australiano sulla rivista Sleep conferma, e rincara: più si russa, maggiore è il danno. Se tra i russatori lievi (quelli che russano meno del 25% della notte) uno su cinque soffre di aterosclerosi a carico del grande vaso del collo, e uno su tre tra quelli moderati (col respiro pesante per il 25-50% del sonno), la percentuale schizza al 64% tra i forti russatori (oltre metà della notte in “concerto”).

A quali problemi va in contro chi russa?

Sono ben noti da tempo i rischi cardiovascolari delle apnee notturne (disturbo caratterizzato da interruzioni del respiro tra un’inspirazione e l’altra), a lungo si è creduto che il russamento semplice non avesse ripercussioni sulla salute del soggetto. Invece si è visto che non è così. La “roncopatia”, questo il problema di chi russa, ha un corollario di cattive conseguenze.
A causa della respirazione più faticosa, l’ossigenazione del sangue si riduce e il cervello ne risente: al mattino si avvertono frequentemente stanchezza, cefalea e sonnolenza durante la giornata. Per di più, russare altera l’equilibrio di un ormone a livello renale, il peptide natriuretico, aumentando lo stimolo a urinare, con risvegli nella notte che peggiorano ulteriormente la qualità del riposo. Ad un riposo notturno interrotto consegue minor efficienza professionale, sonnolenza durante la guida e stato psico-fisico più cagionevole, per un costo sulla società, in termini di ore di lavoro perse e assistenza sanitaria, che uno studio danese ha quantificato in circa 700 euro per ogni singolo forte russatore. Per non parlare delle ripercussioni sulla vita sentimentale. Perché l’amore sarà pure cieco, ma non è sordo. Una coppia su tre, a causa del fastidio, finisce per dormire in letti separati (d’altronde la russata può arrivare a 80-85 decibel, come stare abbracciati a un allarme antincendio) e i tappi per le orecchie spesso non bastano a salvare l’unione coniugale. Pare infatti che il russare sia una delle più frequenti cause di divorzio, anche perché il russamento e le apnee riducono il desiderio sessuale.

Perché la persona non si accorge di russare?

Verrebbe poi da chiedersi: come fa chi ronfa a non svegliarsi, se pure i vetri tremano a ogni boccata d’aria? In realtà i tracciati del sonno, eseguiti con un esame specifico chiamato polisonnografia, ci mostrano che i forti russatori hanno continui micro-risvegli, impercettibili per il soggetto, ma rilevanti per la qualità del riposo. Uno degli effetti più rilevanti di questa alterazione del sonno, in particolare quello profondo caratterizzato da onde cerebrali lente, è l’ipertensione. In condizioni normali di notte c’è un calo fisiologico della pressione, ma si ritiene che la continua sollecitazione del sistema nervoso autonomo per via della russata sfasi questo meccanismo. Chi ha già qualche acciacco al cuore, non dovrebbe trascurare quest’effetto (non è un caso se, statisticamente, la maggior parte degli attacchi al miocardio coglie nella notte). Ma sono soprattutto le donne incinte (una su quattro inizia a russare col pancione) a correre più rischi. Diverse ricerche indicano che se durante la gravidanza il sonno si fa fragoroso, il rischio d’ipertensione gestazionale raddoppia, una condizione nota come preeclampsia, associata a nascite premature, parti cesarei e bebè più piccoli.

Quali sono le cause del russare?

A vibrare, producendo il tipico suono, sono le strutture molli del cavo orofaringeo, come tonsille, ugola, la base della lingua e le pareti faringee laterali, e della laringe, epiglottide e mucosa aritenoidea, che nel sonno si rilassano e vengono risucchiate dal passaggio dell’aria. Quando collabiscono totalmente possono ostruire completamente la respirazione, con la comparsa di pause, le apnee notturne appunto, che nei casi più gravi durano fino a 30-40 secondi e si ripetono anche centinaia di volte per notte nei casi più gravi. Com’è capitato a chiunque di constatare, il problema si fa, letteralmente, sentire di più quando si dorme sulla schiena (la posizione supina favorisce il collasso del palato molle, con la caduta della lingua all’indietro che restringe ulteriormente lo spazio per l’aria), se si ha il naso chiuso (si respira solo con la bocca) e quando si è alzato troppo il gomito (l’alcol riduce il tono muscolare, idem i sonniferi). Anche fumo e chili di troppo aggravano la roncopatia, un problema che, con l’avanzare dell’età, riguarda sempre più persone. Sotto i 30 anni, russa il 10% degli uomini e il 5% delle donne, mentre superati i 50, ronfano il 60% dei maschi e il 40% delle femmine (tra questi, il 2-4% soffre della sindrome della apnee ostruttive).

Otorinolaringoiatria