Tennis: uno sport per tutte le età

Tennis: uno sport per tutte le età

Editato da: TOP DOCTORS® il 13/04/2024

Fino ad una ventina di anni fa, il tennis in Italia veniva considerato uno sport d’élite, praticato per lo più in circoli privati. Negli ultimi anni, invece, la costruzione di impianti pubblici ha contribuito ad aumentare il numero degli appassionati di questo sport. Il Dott. Giampiero De Marzi, esperto in Psichiatria e Medicina dello Sport, ci svela cosa c’è da sapere per cimentarsi in questa pratica sportiva

 

 

Perché il tennis è uno sport adatto a tutte le età?

Il gioco si svolge con un’alternanza di fasi, cui segue una breve sosta e, di seguito, il cambio di campo. Questa alternanza di fasi agonistiche e di riposo fa sì che tale sport si adatti bene ad essere praticato in modo costante a tutte le età.

Per trarne giovamento sia a livello fisico che mentale, però, è necessario seguire un comportamento corretto prima, durante e dopo il gioco, anche se lo si pratica solo a livello amatoriale. Gli errori più comuni sono:

  • Non eseguire un adeguato riscaldamento.
  • Correre negli spogliatoi non appena finisce la partita.
  • Interrompere l’attività per lunghi periodi di tempo e riprendere poi a giocare senza una preparazione fisica specifica.

Il tennis richiede, comunque, delle caratteristiche psicofisiche, come una buona preparazione fisica di base, un’alta capacità di resistenza, una buona coordinazione motoria e mobilità articolare. Dal punto di vista psicologico, invece, sono importanti la capacità di concentrazione, il controllo dell’emotività e una buona intelligenza di gioco.

 

Come avvicinarsi al tennis?

L’iniziazione al tennis deve avvenire sotto la guida di istruttori qualificati, per evitare di acquisire cattive impostazioni nell’impugnatura della racchetta e nell’esecuzione dei movimenti. Queste abitudini, difficili da eliminare, sono responsabili della maggior parte delle patologie specifiche di questo gioco.

Non esistono limiti d’età per iniziare a giocare a tennis. Sarebbe buona cosa, però, aspettare gli 8-9 anni, cioè il periodo dell’accrescimento ponderale e della maturazione del sistema nervoso. Il tennis, infatti, è uno sport asimmetrico, nel quale una metà del corpo lavora di più rispetto all’altra. Una pratica esasperata, specie se nell’età dello sviluppo, può portare ad anomalie fisiche, come uno sviluppo asimmetrico della spalla, dei muscoli pettorali, del braccio, dell’avambraccio e della mano, oltre che a possibili deviazioni della colonna vertebrale.

La cosa importante è quella di non creare aspettative tipiche della “sindrome da bambino prodigio” nei bambini meno dotati, ed alimentare furori agonistici nei bambini più promettenti.

 

Quali sono i rischi del tennis?

Se praticato in modo corretto e con costanza, il tennis è uno degli sport che più in assoluto presentano il minor numero di incidenti. Se si escludono i traumi accidentali, le cause delle lesioni sono da attribuire a sforzi eccessivi o a cattivi atteggiamenti del braccio e dell’avambraccio. Le affezioni più frequenti sono il “gomito del tennista”, o epicondilite, e la “gamba del tennista”.

Il gomito del tennista è una tendinopatia dovuta ai continui microtraumi a carico dell’articolazione, causati, ad esempio, da un’eccessiva intrarotazione del polso ed estensione del gomito. Il dolore è localizzato all’altezza della sporgenza ossea del gomito e irradiato lungo i muscoli dell’avambraccio, del braccio e della spalla.

La gamba del tennista è una condizione dolorosa a carico del polpaccio, tipica dei giocatori più avanti con l’età. Si tratta di un brusco e momentaneo spostamento muscolare o tendineo dei gemelli del polpaccio, che può prodursi durante uno scatto. Il dolore è acuto e si prova la sensazione di un colpo inferto dall’esterno.

Meno frequenti sono la rottura del tendine d’Achille, sempre in seguito a bruschi scatti eseguiti a freddo, e la talalgia, ossia dolori localizzati al calcagno.

 

La dieta del tennista

La prima raccomandazione è quella di non scendere in campo subito dopo un pasto o quando si è a digiuno da parecchie ore. Essendo praticato per lo più durante le stagioni calde, la sudorazione è molto abbondante: è buona norma bere piccoli sorsi d’acqua, non ghiacciata, con reintegratori salino-vitaminici negli intervalli della partita.

 

Editor Karin Mosca

Psichiatria a Torino