Tumore al colon-retto: tutte le possibilità d’intervento

Tumore al colon-retto: tutte le possibilità d’intervento

Editato da: Antonietta Rizzotti il 20/12/2023

I tumori del colon retto si classificano al secondo posto tra le neoplasie più frequenti nell’uomo e nella donna. Ma quali sono le possibilità di intervento per questo grave male? Ce lo spiega l’esperto in Chirurgia Colorettale e Proctologia a Bologna, il Dott. Ferdinando Lecce

A quali esami deve sottoporsi il paziente affetto da tumore del colon-retto?

Tutti i pazienti affetti da neoplasia del colon devono essere sottoposti a uno studio completo del grosso intestino mediante colonscopia completa, in quanto il rischio di riscontrare un’altra lesione, benigna o maligna, va dall’1-3% sino al 30%.

Lo studio mediante la TAC è invece fondamentale per individuare eventuali metastasi e/o per stabilire il coinvolgimento di organi e strutture vicine al tumore, e quindi per pianificare correttamente il trattamento.

Indagini per verificare la presenza di lesioni dubbie alla TC sono la PET, ovvero l’ecografia epatica con mezzo di contrasto, e la risonanza magnetica.

Qual è il trattamento di scelta per i tumori del colon e retto?

Il trattamento chirurgico dei tumori del colon consiste nella resezione del tratto di colon, sede della neoplasia, con asportazione in blocco dei linfonodi regionali. Infatti, l’estensione della resezione dipende dalla vascolarizzazione del segmento di viscere contenente il tumore, che permette l’asportazione completa del bacino di drenaggio linfatico, fondamentale per ottenere sia una resezione curativa che un successivo studio patologico affidabile.

L’obiettivo consiste, appunto, nell’asportazione radicale della malattia con adeguati margini liberi da infiltrazione, del segmento di viscere contenente il tumore assieme alle stazioni linfonodali regionali. Il trattamento potrà essere completato o meno dalla chemioterapia.

 I tumori del retto basso, invece, si caratterizzano per una maggiore tendenza alla recidiva locale, rispetto alle sedi più prossimali. Numerosi studi, infatti, dimostrano che in questi casi un trattamento radio-chemioterapico preoperatorio dimezza il tasso di recidiva locale.

La chirurgia laparoscopica, tuttavia, rappresenta una valida alternativa alla chirurgia aperta, purché eseguita da chirurghi con adeguato training. Questa tecnica comporta indubbi vantaggi, oltre che dal punto di vista estetico, in quanto riduce drasticamente l’estensione del taglio, anche per la pronta ripresa del paziente dopo l’intervento.

È possibile trattare chirurgicamente anche tumori del colon con metastasi a distanza?

Circa il 15-20% dei tumori del colon è metastatico alla diagnosi: il trattamento di questi pazienti, deve essere individualizzato e guidato da una valutazione multidisciplinare eseguita da chirurghi generali, epatobiliari e toracici, nonché da oncologi medici.

Circa il 15-30% dei pazienti metastatici alla diagnosi ha una malattia potenzialmente resecabile a livello epatico e/o polmonare: questi pazienti sono candidabili alla chirurgia, se non affetti da gravi comorbidità, e se tutte le sedi di malattia sono suscettibili di trattamento. In particolare, per le metastasi epatiche l’attuale criterio di resecabilità è costituito dalla possibilità di asportare tutti i noduli neoplastici preservando un adeguato volume di fegato funzionante residuo.

Inoltre, i pazienti con malattia metastatica non resecabile vanno avviati a trattamenti chemioterapici. È però importante valutare nel tempo il rischio occlusivo della lesione mediante colonscopie.

Quali possibilità terapeutiche abbiamo oggi per i tumori del retto?

Per i tumori del retto è necessario eseguire uno studio completo del grosso intestino per escludere la presenza di lesioni sincrone.

La strategia terapeutica deve essere pianificata da un team multidisciplinare che deve comprendere almeno un chirurgo colorettale, un oncologo medico e un radioterapista, sulla base della stadiazione clinica e della localizzazione della neoplasia. Nelle forme iniziali il trattamento cardine è la chirurgia, mentre per le forme localmente avanzate la terapia multimodale è diventata oggi lo standard. In particolare, possono essere identificati i seguenti sottogruppi di neoplasia del retto suscettibili di diverse opzioni terapeutiche:

  • Forme precoci: escissione locale;
  • Forme iniziali: chirurgia maggiore;
  • Forme intermedie: radioterapia o chemioterapia seguite da chirurgia;
  • Forme localmente avanzate: con programma di amputazione addomino perineale, chemioterapia seguita da chirurgia;
  • Forme metastatiche: questi casi richiedono strategie diverse a seconda del rischio di recidiva locale e della resecabilità della malattia metastatica e dal rischio di complicanze legate al tumore primitivo.

L’identificazione del trattamento ottimale è comunque un processo complesso, poiché occorre considerare anche i risvolti funzionali del trattamento stesso quali le alterazioni della continenza fecale e i disturbi genitourinari. Infatti, se da un lato l’impiego della radioterapia offre benefici in termini oncologici, dall'altro esso incide negativamente sulla funzionalità sfinteriale e genitale. Pertanto è necessaria un’accurata selezione dei pazienti per evitare una radioterapia preoperatoria quando non necessaria.

Colonproctologia a Bologna