Un sorriso più bello senza tartaro

Un sorriso più bello senza tartaro

Editato da: Antonietta Rizzotti il 25/09/2023

Il tartaro, una volta formatosi può rendere difficile la rimozione delle macchie dentali. Come possiamo occuparci della salute dei nostri denti davanti a una complicanza così diffusa? Ce lo spiega l’esperto in Odontoiatria a Roma, il Prof. Leone D’Aversa

1) Cos’è il tartaro?

Il tartaro è un agglomerato biancastro che si forma sulla superfice del dente, a livello del solco gengivale, dalla calcificazione della placca batterica (formata dall’insieme di residui di cibo e batteri normalmente presenti nel cavo orale). È la prima patologia della bocca per incidenza nell’età adulta.

Anatomicamente il solco gengivale unisce il colletto del dente, punto di passaggio fra la corona e la radice, e la gengiva sottostante con cui inizia il parodonto, struttura normalmente elastica in quanto formata da fibre, altrettanto elastiche, che uniscono la radice del dente all’osso dell’alveolo circostante.

Il deposito di tartaro è causato dalla placca batterica e dalla presenza di sali di calcio nella saliva: è composto, infatti, per l’80% da sali inorganici (fosforo, calcio e sodio) e per il 20% da sostanze diverse. Esso ha la capacità di calcificarsi e diventare estremamente duro, per questo solo una seduta di detartrasi effettuata dall’igienista o dal dentista è capace di eliminarlo. I depositi calcificati, inoltre, possono contenere prodotti tossici per i tessuti molli.

 

2) Placca batterica: perché si forma il tartaro?

I denti, già dopo pochi minuti esser stati spazzolati, si ricoprono di una pellicola di mucoproteine salivari, la quale viene attaccata dai microorganismi normalmente presenti nella bocca. Gli zuccheri assunti attraverso il cibo favoriscono la moltiplicazione di questi organismi, che riescono, quindi, ad aderire più tenacemente alla superficie dei denti. Anche l’acido lattico, che si forma dopo circa 15 minuti dall’ingestione di zuccheri, favorisce lo scioglimento dei prismi dello smalto e l’adesione dei batteri.

 

3) Come si rimuove il tartaro?

Come detto in precedenza, solo una detersione meccanica effettuata dal dentista può rimuovere il tartaro. Questo perché la placca si deposita nelle zone più difficili da raggiungere con spazzolino e filo interdentale, cioè colletto del dente (il margine gengivale dei denti), solchi dei denti e zone interdentali.

In base alla zona in cui si deposita, il tartaro può essere diviso in:

  • Sottogengivale: si trova nel solco gengivale, per cui non è facilmente visibile. Provoca spesso alitosi, è piuttosto consistente e ha un colore rossiccio (a causa di piccole emorragie gengivali). Contribuisce alla formazione della tasca parodontale (uno spazio tra dente, gengiva e osso che si crea a causa del riassorbimento dell’osso), collegata alla parodontite.
  • Sopragengivale: è costituito da incrostazioni bianche o giallognole che ricoprono il dente vicino alla gengiva. Si può formare nel giro di 2 settimane.

 

4) Tartaro: si forma anche con una buona igiene orale?

Sì, se non si adottano i normali presidi per l’igiene domiciliare: spazzolino per pulire le superfici dei denti e filo interdentale/scovolino per rimuovere i residui alimentari negli spazzi tra un dente e l’altro.

 

5) Il tartaro può portare a patologie gravi?

Sì. Il tartaro può essere causa, oltre alla perdita dei denti, di malocclusione e, soprattutto nei soggetti con deficit immunitari o con patologie cardiovascolari, di ascessi a distanza o focolai in altri organi (la malattia meta-focale o a focolaio): da un focolaio di infezione della bocca o delle prime vie respiratorie, si può avere una riproduzione a livello dei vasi e organi, come reni, cuore e cervello.

 

6) Quali complicanze può causare il tartaro?

La parodontite (detta anche periodontite o parodontopatia) è sicuramente la complicanza più grave. Questa determina la perdita d'attacco dei denti rispetto all’alveolo. Le conseguenze sono:

  • Formazione di tasche parodontali;
  • Progressiva mobilità dentale;
  • Sanguinamento gengivale;
  • Ascessi e suppurazioni;
  • Perdita di uno o più denti.

Inutile dire che tale processo è reversibile solo nelle fasi iniziali. Con il progredire della malattia, bisognerà ricorrere a trattamenti complessi, come la terapia rigenerativa dell'osso, ma il recupero sarà solo parziale. 

Odontoiatria a Roma