Vaccini: l’esperto dice sì

Vaccini: l’esperto dice sì

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Editato da: TOP DOCTORS® il 13/04/2024

Da tempo si discute dell’importanza dei vaccini e del loro (presunto) legame con l’autismo. Il Dott. Daniele Lietti, esperto in Pediatria, fa luce sulla questione rispondendo alle domande più ricorrenti nell’ambito delle vaccinazioni

1) In cosa consistono i vaccini?

I vaccini sono presidi medici che attivano la risposta immunitaria difensiva dell'individuo contro uno o più agenti patogeni microbici (batteri e virus) senza provocare la malattia e le sue complicazioni. In altre parole, attraverso la vaccinazione la persona acquisisce l'immunità nei confronti della malattia naturale senza correre i rischi ad essa connessi.
I vaccini, probabilmente, rappresentano il più grande successo della scienza medica in termini di efficacia e sicurezza: sono l'unico mezzo in grado di prevenire malattie infettive, per le quali non sono disponibili terapie specifiche. Il vaiolo è stato completamente debellato; altre malattie, come la poliomielite, sono quasi completamente scomparse mentre, per merito delle vaccinazioni, altre sono nettamente diminuite di frequenza.   

 

2) Quali sono i vaccini obbligatori per i bambini? 

Per la legge italiana sono obbligatorie antipolio, antidifterite, antitetano e antiepatite B. Tuttavia si tende a superare il concetto di obbligatorietà, introdotto nel secolo scorso in un'Italia molto diversa dal punto di vista socio-culturale. Oggi si preferisce parlare di vaccinazioni consigliate e promosse dalle autorità e dagli operatori sanitari. Tale concetto si applica non solo alle vaccinazioni cosiddette obbligatorie, ma anche alle molte altre vaccinazioni attualmente disponibili, che hanno dimostrato la loro efficacia in termini di benefici in rapporto ai rischi. Secondo questo principio in alcune Regioni l'obbligatorietà è stata abolita a favore di promozione e offerta attiva di tutti i vaccini. 

 

3) Perché vaccinarsi?

Ripeto: i vaccini sono il mezzo più efficace (spesso l'unico) per prevenire malattie estremamente gravi. Faccio questo esempio: alla fine degli anni ‘50 e inizio anni ‘60 in Italia la frequenza di poliomielite paralitica raggiunse il massimo con 5000-6000 casi all'anno.  Allora frequentavo le elementari: in tutte le classi c'erano uno o due compagni o compagne che camminavano male a causa delle conseguenze neuromuscolari irreversibili dovute alla polio. Sentivamo i racconti di casi più gravi che portavano alla paralisi respiratoria ed erano assistiti nei cosiddetti "polmoni d'acciaio", anche per lunghi periodi di tempo. Inoltre, sentivamo le storie di chi non ce l'aveva fatta. I nostri genitori erano terrorizzati da questo incubo. Quando arrivò la vaccinazione fu una vera liberazione per tutti. Da allora la polio in Italia è scomparsa. Allora perché vaccinarsi ancora? Esistono al mondo ancora alcuni focolai di malattia: quando questi saranno eliminati, la polio sarà debellata e si potrà sospendere la vaccinazione come è successo per il vaiolo. Purtroppo questo risultato è ostacolato dalle crisi socio-politiche e militari che si verificano in molte parti del mondo e che distruggono il tessuto assistenziale e preventivo che assicura le vaccinazioni a tutti i bambini nei tempi corretti. Per esempio il virus della polio è ricomparso in Siria. Con la globalizzazione sappiamo che questo è un problema anche nostro. Un altro ostacolo è il rifiuto di alcuni genitori, basato su false convinzioni e paure infondate destituite di qualsiasi valore scientifico.
L'atto di sottoporsi alle vaccinazioni non ha solo un valore personale, ma anche sociale. Riducendo la circolazione dei microbi nocivi, si difende la collettività, soprattutto i soggetti più fragili.  
E poiché non "predico bene e razzolo male" ogni anno mi vaccino contro l'influenza, conscio del fatto che con il mio lavoro, a volte, entro in contatto con bambini molto fragili per patologie immunodepressive, che non possono essere vaccinati e per i quali l'influenza potrebbe essere fatale.   

 

4) Quando e in quali occasioni occorre vaccinarsi? 

Le prime vaccinazioni sono somministrate ai bambini durante il terzo mese di vita: si comincia con l'esavalente (antipolio, difterite, tetano, epatite B, pertosse e Haemophilus B) e con l'antipneumococcica. In seguito vengono stabilite precise scadenze per i successivi richiami e per le altre vaccinazioni consigliate.
La Società Italiana di Pediatria, insieme ad altre Società Scientifiche e alle Federazioni dei Pediatri e dei Medici di Famiglia, nel 2014 ha redatto un Calendario Vaccinale per la Vita, che suggerisce quali vaccinazioni eseguire ed in che tempi, dalla nascita alla vecchiaia. Il calendario è facilmente consultabile on-line.
Purtroppo siamo ancora lontani dalla completa realizzazione di queste linee-guida, anche perché in Italia esiste la grave anomalia, per la quale ogni Regione ha il suo calendario di vaccini, differente da quello delle altre Regioni. Ciò configura anche un profilo di incostituzionalità in quanto crea delle differenze nell'assistenza fra i cittadini a seconda della Regione di residenza.  Il Ministero della Salute sta prendendo in considerazione questi problemi e si spera che riesca ad uniformare il calendario e rendere disponibili e gratuite le vaccinazioni per tutti i cittadini italiani.
Per quanto riguarda i viaggi all'estero, a seconda della destinazione, possono essere necessarie diverse vaccinazioni: anti-febbre gialla, antiepatite B ed altre. Prima d'intraprendere un viaggio in Paesi a rischio bisogna consultare il proprio Medico e il Servizio di Prevenzione della vostra zona. Queste notizie sono reperibili anche sul sito del Ministero della Salute. Diversa è la prevenzione della malaria: purtroppo per ora non è disponibile un vaccino, pertanto è possibile solo la chemioprofilassi. In altre parole si assumono farmaci antimalaria alcuni giorni prima della partenza e per tutto il periodo di soggiorno. Tale pratica è molto meno efficace e più carica di possibili effetti collaterali rispetto a un vaccino. Sono in corso intense ricerche, perché la malaria è un vero flagello che provoca più di un milione di morti all'anno nel mondo.            

 

5) Quali sono i reali rischi legati alle vaccinazioni?

Qualsiasi decisione medica (direi qualsiasi scelta umana) presenta dei rischi e dei benefici. Non esiste azione che non presenti vantaggi e svantaggi. La decisione dipende quindi dal rapporto tra i rischi e i benefici.
Nel caso dei vaccini i benefici superano di gran lunga i rischi. Ad esempio il morbillo si complica con l'encefalite (infiammazione acuta del sistema nervoso centrale) circa in 1 caso su 1.000 bambini malati. Tale grave complicazione provoca la morte nel 10-20% dei casi e danni permanenti nel 50% dei casi. Con la vaccinazione tale complicazione forse è presente in un caso su 2.000.000 di vaccinati. Dico ‘forse’ perché con tali cifre il dato è difficilmente misurabile. È chiaro che il rapporto rischi/benefici è enormemente a favore della scelta di vaccinare. Non esiste farmaco o intervento terapeutico che presenti un profilo di rischio così favorevole.
Anche quando decidiamo di fare un viaggio in auto sappiamo di correre un rischio, che consideriamo giustificabile dai vantaggi, rappresentati dalla rapidità e libertà di spostamento. Nessuno fino ad ora ha proposto di abolire le automobili, anche se ogni anno provocano più di 4000 morti all'anno in Italia. In realtà rischiamo molto di più quando viaggiamo in auto, cosa che facciamo tutti i giorni a cuor leggero, di quando decidiamo di sottoporci ad una vaccinazione.  

 

6) Autismo e vaccini: esistono legami comprovati scientificamente?

Molto si è parlato della possibile correlazione tra vaccini, in particolare antimorbillo, o additivi contenuti nei vaccini e l'insorgenza di autismo infantile.
L'autismo è un grave disturbo neurocomportamentale spesso progressivo, che si manifesta più frequentemente nel secondo anno di vita, anche se minimi segni di allarme possono comparire anche nel primo anno. Poiché il vaccino antimorbillo parotite e rosolia è somministrato intorno ai 12 - 15 mesi d'età, spesso la vaccinazione precede di poco tempo l'insorgenza dei sintomi. La successione temporale di due eventi non implica per forza un rapporto di causa-effetto che deve essere dimostrato con altre prove.  
L'articolo di Wakefield sulla rivista medica Lancet del 1998 che sosteneva il rapporto tra vaccino antimorbillo e autismo in dodici bambini, sottoposto a verifiche, è risultato errato, falso e fraudolento. Nel caso specifico, in alcuni bambini la diagnosi di autismo era errata. L'autore era interessato a proporre una sua terapia alternativa, priva di qualsiasi fondamento scientifico e a organizzare un pool di legali per richiedere indennizzi e prevedeva di ottenere in tal modo notevoli guadagni personali. Dopo i controlli l'articolo è stato cancellato dall'archivio della rivista scientifica, fatto eccezionale, e, fatto ancor più rilevante, l'autore è stato radiato dall'Ordine dei Medici britannico per comportamento contrario all'etica professionale, in quanto ha " deliberatamente falsificato i dati per tornaconto personale".  
La comunità scientifica ha comunque voluto affrontare la questione e verificare se esiste una correlazione tra vaccini e autismo. Cito soltanto una meta-analisi del 2014, che somma i risultati di diversi studi epidemiologici arrivando a considerare in totale 1.256.407 bambini (non 12!), confrontando la presenza di autismo nei bambini vaccinati e non vaccinati. Ebbene, da questo enorme e metodologicamente rigoroso lavoro, non emerge alcuna differenza tra i due gruppi di bambini (“Vaccines are not associated with autism: An evidence-based meta-analysis of case-control and cohort studies”, L.E. Taylor et Al, Vaccine 2014).    
Pertanto, quando mi viene chiesto un parere personale sui vaccini, rispondo sempre che non è rilevante. Ciò che è rilevante è l'evidenza che emerge dagli studi scientifici epidemiologici internazionali e le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità e delle Società di Pediatria, di Infettivologia ed Igiene a livello mondiale, europeo ed italiano. Negli ultimi mesi anche la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici è scesa in campo per difendere e promuovere la pratica vaccinale e personalmente partecipo volentieri a convegni scientifici e ad incontri aperti al pubblico organizzati a tale scopo.
Infine occorre ricordare che lo scopo ultimo di un vaccino è quello di eradicare una malattia e, quindi, di rendere se stesso inutile, come è accaduto per il vaiolo e come sono sicuro accadrà per altre importanti malattie infettive. 
      

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