Il 16 settembre si celebra la Giornata mondiale per la protezione dello strato di ozono. La celebrazione è stata istituita nella stessa data nel 1987, quando la comunità nazionale siglò un accordo globale mirato alla riduzione dell’utilizzo di sostanze chimiche responsabili per il danneggiamento dell’ozono. Con il protocollo di Montreal, entrato in vigore nel 1989, i Paesi coinvolti catalogarono le sostanze chimiche responsabili per l’impoverimento dello strato di ozono e si impegnarono a limitarne la produzione e il consumo per far fronte all’emergenza ambientale.
Che cos’è l’ozono?
È una forma di ossigeno situato circa tra i 10 e 40 chilometri sopra la superficie terrestre che possiede la formula chimica 03. La maggior parte di questa sostanza si trova nella cosiddetta “stratosfera” e ha la funzione di assorbire le radiazioni ultraviolette del Sole. Un eccessiva presenza di ozono sulla superficie terrestre può però essere altamente dannoso per tutti gli esseri viventi a causa della sua composizione fatta di sostanze inquinanti. Quando si trova invece nella bassa atmosfera, è in grado di rimuovere le sostanze inquinanti presenti.
Il buco nell’ozono
Il buco nell’ozono consiste nella progressiva riduzione dello strato di ozono nell’atmosfera. Individuato per la prima volta nel 1985, grazie ad una pubblicazione ad opera del British Antarctic Survey sulle osservazioni effettuate in Antartide, fu nominato “buco nell’ozono” dal premio Nobel per la Chimica Sherwood Rowland. L’osservazione delle immagini satellitari dei danni che lo strato di ozono stava subendo ha segnato l’inizio dello stato di emergenza ambientale, rendendo necessaria una mobilitazione globale.
Perché è importante preservare lo strato di ozono?
Lo strato di ozono è composto da un gas che svolge la funzione di protezione della terra dalle radiazioni ultraviolette del sole. È quindi una sorta di schermo protettivo.
Quali sono i danni per l’uomo?
La riduzione dello strato di ozono non rappresenta al momento un immediato rischio per la salute dell’uomo. Se però le dimensioni del buco dell’ozono dovessero continuare a crescere, ci potremmo trovare di fronte ad una drammatica situazione.
Quali sono gli effetti sull’organismo?
Senza di esso a fare da schermo contro le radiazioni del Sole, le zone popolate della Terra potrebbero subire ingenti danni. I raggi ultravioletti, in particolare i raggi UV-B, attaccano e danneggiano molecole quali il DNA e l’RNA portando alla formazione di melanomi e altri tumori della pelle. Secondo alcuni studi, una riduzione dell’1% dell’ozono colonnare può portare ad un aumento delle radiazioni presenti sulla superficie terrestre superiore all’1.2%. L’esposizione ad un’eccessiva quantità di radiazioni ultraviolette può poi creare delle interferenze per quanto a livello della regolazione della risposta immunitaria, aumentando la possibilità di contrarre malattie a causa dell’abbassamento delle naturali difese immunitarie. Un’altra delle conseguenze riguarda l’azione delle radiazioni sulla retina oculare, che viene danneggiata provocando una riduzione della vista che può arrivare fino alla cecità. A prescindere dalla situazione dello strato di ozono è comunque sempre importante indossare cappelli, occhiali da sole e creme solari quando ci si espone ai raggi ultravioletti. Tuttavia, se la situazione dovesse peggiorare, questi accorgimenti si renderanno indispensabili per preservare il proprio stato di salute.
Qual è la situazione ad oggi?
Alcuni studi hanno rilevato un graduale ripristino e una ricompattazione dello strato di ozono ad una media di circa il 3% ogni decennio. Se dovesse continuare a questa velocità, il buco nell’ozono potrebbe tornare al suo stato ottimale entro il 2030 nell’emisfero settentrionale ed entro il 2050 nell’emisfero meridionale, dove si riscontra un danno maggiore. La nasa ha inoltre osservato, nel gennaio 2018, una riduzione del buco dell’ozono di circa il 20% a partire dal 2005. Nonostante le buone notizie, sono stati riscontrati dati allarmanti al di fuori delle aree vicine ai poli, in particolare le zone abitate, sembrano riscontrare un peggioramento della situazione. Nel 2016 è stato poi firmato un nuovo emendamento tra i Paesi, che si sono riuniti a Kigali in Ruanda per accordarsi circa la progressiva eliminazione della produzione e dell’utilizzo degli idrofluorocarburi, utilizzati soprattutto per la climatizzazione, poiché si sono dimostrati avere un impatto altamente negativo sul cambiamento climatico. Con l’emendamento di Kigali, i Paesi si impegnano a ridurre, entro 30 anni, produzione e consumo degli HFC di oltre l’80%.
Perché celebriamo la giornata mondiale per la protezione dello strato di ozono?
Il tema della celebrazione di quest’anno, ha annunciato l’Onu, festeggia tre decadi di importante cooperazione internazionale volta alla protezione dello strato d’ozono e dell’ambiente grazie al protocollo di Montreal. È importante ricordare che dobbiamo mantenere questo impegno per garantire la sanità del pianeta e delle persone che lo popolano. Il protocollo ha reso possibile l’eliminazione del 99% delle sostanze dannose per l’ozono da frigoriferi, sistemi di aria condizionata e molti altri prodotti. Questo 16 settembre, celebriamo il successo e, allo stesso tempo, portiamo avanti la lotta al cambiamento climatico rimanendo consapevoli della situazione e continuando a ridurre l’utilizzo delle sostanze chimiche nocive.
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