Infarto miocardico e insufficienza coronarica

Infarto miocardico e insufficienza coronarica

Editato da: Antonietta Rizzotti il 23/03/2023

Il cuore, con la sua contrazione ritmica e regolare, assicura la distribuzione del sangue in tutto l’organismo e il buon il funzionamento dei vari organi. Ma anche il cuore deve essere nutrito per funzionare correttamente. Infatti il muscolo cardiaco ha le sue proprie arterie dette Arterie Coronarie. L’ostruzione trombotica completa di una o più arterie coronarie causa un danno stabile di una zona del cuore: l’infarto miocardico

Alcuni dati

Si tratta di una malattia acuta di alta frequenza: in Italia se ne osservano circa 150.000 casi all’anno, con moderata prevalenza negli uomini. La mortalità dopo infarto recente è circa del 15%, ma una quota di guariti può andare incontro a recidive e invalidità.

Sintomi e diagnosi

Il sintomo classico, negli uomini, è un forte dolore oppressivo e prolungato al centro del torace, irradiato verso il braccio sinistro. Nelle donne il dolore può essere meno intenso e meno stabile, talora scambiato per un mal di stomaco, ed è spesso accompagnato da caduta della pressione, collasso, aritmie cardiache, segni che talora vengono sottovalutati. Quando l’ostruzione trombotica non è totalmente occlusiva o interessa un ramo coronarico minore si hanno altre sindromi coronariche. Se il dolore toracico è di breve durata e si presenta soltanto dopo sforzo fisico si parla di angina stabile, se invece è spontaneo e ricorrente si definisce angina instabile (più grave).

Per confermare la diagnosi, occorrono solo alcuni esami strumentali: l’elettrocardiogramma e l’ecocardiogramma; ma per avere indicazioni utili per la terapia occorrono esami più approfonditi quali scintigrafia, coronarografia, TAC del cuore e altri. Sono utili anche esami di laboratorio quali la Proteina C-reattiva, il D-dimero e la troponina, come indice diretto di danno miocardico.

Prevenzione e cure

I principali fattori di rischio delle cardiopatie ischemiche (infarto miocardico e angina pectoris stabile o instabile) sono:

  • Ipertensione arteriosa;
  • Diabete mellito;
  • Obesità;
  • Sindrome metabolica;
  • Ridotta attività fisica;
  • Fumo di sigaretta;
  • Aumento del colesterolo nel sangue specialmente della frazione LDL, e altri.

Anche l’esistenza di parenti consanguinei affetti da infarto, sindromi coronariche o altre malattie cardiovascolari deve essere indagata, soprattutto per la prevenzione.

Se si sospetta un infarto miocardico è necessario l’immediato ricovero del paziente in Pronto Soccorso Ospedaliero. Nella fase iniziale vengono usati ossigeno, morfina o derivati, nitro-derivati per dilatare le coronarie, agenti beta-bloccanti (per ridurre la frequenza cardiaca e la richiesta di ossigeno). Va iniziato quanto prima un trattamento anti-trombotico (eparina) e anti-aggregante (aspirina a bassa dose). Va poi urgentemente scelta una strategia di rivascolarizzazione della coronaria ostruita, o mediante angioplastica coronarica, oppure cardio-chirurgica per by-pass aorto-coronarico.

I pazienti che hanno superato la fase acuta saranno sottoposti a un’assidua prevenzione, e adeguati provvedimenti dietetici e di attività fisica, e sono necessari anche alcuni farmaci come vasodilatatori, statine, antitrombotici, al fine di prevenire le recidive.

Esistono precise linee guida sia per la diagnosi, che per la terapia di queste malattie, validate dal Ministero della Sanità (carta del rischio cardiovascolare e calcolo di un punteggio di rischio individuale).

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