L’evoluzione della Chirurgia: la tecnica laparoscopica
La laparoscopia consiste nell'eseguire un intervento chirurgico senza aprire la pancia dell’ammalato (laparotomia). Il nostro esperto in Chirurgia Generale ad Avellino, il Dott. Luca Covotta, ci spiega come questa tecnica si sia evoluta nel tempo
Un po’ storia
Come tutte le grandi rivoluzioni in campo medico, l’inizio è sempre particolarmente osteggiato e criticato, soprattutto perché l’intuizione di poter praticare interventi chirurgici senza aprire la pancia creava non poche perplessità circa i possibili rischi a cui i pazienti potevano essere esposti. La preoccupazione maggiore riguardava la gestione di eventuali complicanze.
È storia della Medicina che il ginecologo tedesco Kurt Semm, nel 1981, eseguì la prima appendicectomia laparoscopica. In questa occasione non solo la rivista “American Journal of Obstetrics and Gynecology” gli negò la pubblicazione dell’articolo, ma addirittura il Presidente della Società Chirurgica Tedesca fece sospendere Semm dalla pratica medico-chirurgica. Dopo pochi anni, nel 1987, nasceva la “seconda rivoluzione francese” frase storica ed altisonante ideata da Philippe Mouret, chirurgo a Lione, che in quell’anno eseguì presso la Clinique de la Garde di Lione (Francia) la prima colecistectomia laparoscopica. Anche lui subì critiche violente, ma negli anni a seguire ricevette numerosi premi per i suoi importanti contributi alla medicina moderna.
Da quella “seconda rivoluzione francese”, la storia della chirurgia non si è mai fermata ed attraverso il coraggio di grandi chirurghi ed il supporto della tecnologia oggi questa tecnica è diventata gold standard per il trattamento della maggior parte delle patologie, non solo nell’ambito della chirurgia generale, ma anche ginecologico, urologico, ecc.
Come si esegue una laparoscopia?
Innanzitutto, bisogna inserire all’interno della cavità addominale anidride carbonica (gas CO2), in modo da creare uno spazio sufficiente per poter utilizzare gli strumenti (pneumoperitoneo). Solitamente il gas viene inserito attraverso un ago speciale detto “Ago di Veeres”, collegato ad un erogatore che ne regola in maniera costante la sua immissione e ne controlla la pressione. Successivamente, viene introdotta una telecamera attraverso una piccola incisione di poco più di un centimetro con uno speciale introduttore detto “trocar”.
La telecamera è collegata ad un monitor per permettere la visione del campo chirurgico, che così risulta enormemente amplificata. A questo punto sotto controllo visivo si possono inserire altri trocar per l’introduzione di tutti gli strumenti necessari per l’esecuzione dell’intervento.
Quindi, per riassumere, mentre una volta bastava un bisturi ed un chirurgo veniva considerato tanto più bravo quanto più grande era la cicatrice chirurgica (“Grande taglio, grande chirurgo”), oggi per vedere dentro abbiamo bisogno di molto più, ma in questo modo si possono fare grandi interventi con piccole incisioni cutanee.
La possibilità di affrontare una chirurgia maggiore con questa tecnica è strettamente legata anche all’utilizzo di speciali bisturi in grado di tagliare e coagulare al tempo stesso sia con ultrasuoni che radiofrequenza.
Inoltre, in commercio esistono suturatrici molto affidabili che ci permettono con una certa semplicità di poter ricucire i tratti intestinali dopo le resezioni.
Quali sono i vantaggi?
Il principale vantaggio della VLS è rappresentato da un'invasività ampiamente ridotta rispetto ad un intervento di chirurgia "open" standard. Evitare il trauma di aprire la parete addominale determina un sostanziale cambiamento nel decorso post-operatorio del paziente, non solo per l’effetto cosmetico ma soprattutto perché questo induce:
- Minore dolore post-operatorio;
- Minori problematiche respiratorie;
- Minore incidenza di laparoceli (ernie che si formano attraverso la cicatrice chirurgica);
- Minore incidenza di sindrome aderenziale;
- Possibilità di mobilizzazione immediata;
- Minore degenza ospedaliera.
A questi vantaggi del paziente dobbiamo associare i vantaggi del chirurgo:
- Maggiore luce sul campo operatorio;
- Magnificazione delle immagini;
- Maggiore rispetto dei piani anatomici;
- Possibilità di riprendere sempre tutto l’atto chirurgico.
Quindi, in conclusione, quella frase un po’ altisonante pronunciata da Philippe Mouret, che la chirurgia laparoscopica segnava l’era della seconda rivoluzione francese, tutto sommato è stata una frase realistica!