La prevenzione della displasia congenita dell’anca

La prevenzione della displasia congenita dell’anca

Editato da: Francesco Fusi il 04/08/2022

La displasia dell'anca è una malformazione congenita ciò che ne consegue è che gradualmente la testa del femore sì disloca dalla cavità acetabolare

Perchè la displasia congenita dell'anca è un problema tanto diffuso?

La questione della prevenzione della displasia congenita dell’anca è un problema aperto e anche diffuso.
In tutto il mondo si è cercato di valutare scientificamente il valore e i costi-benefici di uno screening su larga scala della displasia congenita dell’anca.
Con il termine: displasia congenita dell’anca, trattiamo una patologia che effettivamente è il prodotto di un’alterazione congenita, cioè con cui si nasce, attraverso la forma dell’acetabolo, cioè di quella struttura anatomica del bacino in cui si incastra la testa femorale e che forma l’articolazione dell’anca.
Modernamente la parola congenita è stata sostituita con la parola evolutiva, termine che già in sé elimina il concetto di un’alterazione di formazione fetale e che, invece, introduce un concetto di sviluppo alterato dell’acetabolo durante i primi mesi di vita.

Quando è necessario fare uno screening?

Chiunque comprende che uno screening ha senso se posso scoprire una patologia già presente nel momento in cui penso di eseguire lo screening stesso, ma non ha alcun senso se la patologia che voglio diagnosticare potrà, invece, comparire in qualsiasi momento durante l’accrescimento.
Purtroppo, la nostra acquiescenza ad una presupposta superiorità scientifico-accademica della società americana, ci sta facendo perdere un primato assoluto che è quello di aver scoperto e validato ormai da decenni, un sistema di screening basato sull’esame clinico alla nascita attraverso il test di Ortolani-Barlow e, poi, su un esame ecografico dell’anca neonatale attraverso la metodica messa a punto nei primi anni ottanta da Rainerd Graf, un ortopedico austriaco, a lui va il merito di aver rivoluzionato il modo di affrontare questa comunissima patologia. È importante sottolineare come l’incidenza in Europa della displasia dell’anca sia molto alta, e proprio la sua così alta frequenza che ne giustifica la necessità di essere scoperta in tempo e curata. Circa 1% dei nati, infatti, ne è affetto, con una incidenza di 5:1 superiore nelle femminucce sui maschietti.

Perché è importante la tempistica nello screening?

Un altro importante argomento in favore dello screening e che se questa patologia viene scoperta in tempo, può essere trattata abbastanza semplicemente, con una guarigione definitiva in percentuali altissime, vicine al 100%, mentre se non scoperta in tempo, gli esiti a distanza possono portare ad alterazioni dell’articolazione dell’anca con gravi zoppie nei casi più gravi e conseguenti necessità di procedere alla sostituzione dell’articolazione con protesi artificiali. Può essere di stimolo e curiosità sapere che già dal 1912 Le Damajy, un chirurgo francese, valutava con manovre cliniche la presenza di questa patologia nei piccoli infanti e che Marino Ortolani, un pediatra di Ferrara, metteva a punto il primo screening neonatale basato sulla sua manovra, ormai universalmente conosciuta, per il depistaggio di questa insidiosa patologia e già nel 1937 pubblicava i suoi risultati sulla Rivista Scientifica della Società Italiana di Pediatria. Accadde poi che nel 1962, l’ortopedico britannico Barlow ripubblicava gli studi di Ortolani su una prestigiosa rivista scientifica pubblicata in lingua inglese, dopo aver per così dire perfezionato il test clinico di Ortolani stesso; da quel momento il test di Ortolani-Barlow viene universalmente utilizzato in tutte le neonatologie del mondo.
Purtroppo, il test clinico non permette di diagnosticare tutte le displasie, sarebbe invece necessario sottoporre a trattamento un numero molto elevato di bambini, cioè tutti quei neonati che hanno un test falsamente positivo.
 

Ortopedia Pediatrica a Napoli