Termoablazione per i noduli tiroidei

Termoablazione per i noduli tiroidei

Editato da: Giulia Surace il 01/12/2020

I noduli tiroidei possono essere escrescenze benigne o maligne nella ghiandola tiroidea, approfondiamo il tema insieme al Dott. Francesco Feroci esperto in Chirurgia Generale a Prato

Che cosa sono i noduli tiroidei?

I noduli tiroidei sono escrescenze benigne o maligne nella ghiandola tiroidea, possono essere solidi o liquidi, sono frequenti e il loro aumento si riscontra maggiormente con l’avanzare dell'età. Mediante la palpazione è possibile riscontrare la presenza di noduli in circa il 5% dei soggetti di mezza e terza età. I noduli sono presenti in circa il 50% degli anziani ed oltre il 90% sono forme benigne, lo dimostrano i risultati degli studi ecografici e autoptici.

Come si manifestano?

I noduli della tiroide spesso non presentano sintomi, ma talvolta possono provocare un effetto di compressione sulle strutture circostanti la ghiandola e creare una sensazione di costrizione, difficoltà durante la respirazione o nella deglutizione.

Termoablazione a radiofrequenza per i noduli tiroidei: un’alternativa alla chirurgia?

Diverse sono le opzioni di trattamento e dipendono ovviamente dal tipo di nodulo. La termoablazione è una terapia utilizzata con successo da oltre 10 anni nel trattamento delle malattie maligne, in particolare del fegato, del rene e del polmone e in alcuni casi di lesioni benigne dell’osso.

Di recente, grazie allo sviluppo di una tecnologia dedicata, è stato possibile applicare la termoablazione con radiofrequenza nelle patologie nodulari di tipo benigno e, in casi selezionati, anche nelle lesioni di tipo maligno della tiroide.

La Termoablazione con Radiofrequenza è una tecnica che consiste nella "bruciatura" del tessuto che compone il nodulo, sfruttando il calore sprigionato da una sorgente di energia e prodotto all’interno del nodulo grazie ad un ago che viene posizionato sotto guida ecografica. Questo calore determina una necrosi coagulativa del tessuto che si trasforma nel tempo in tessuto fibro-cicatriziale riducendo la dimensione del nodulo e facendo rimanere integro il tessuto circostante. La termoablazione ha come fine ultimo la riduzione del volume della lesione che, a volte, richiederà una cura in due tempi con una distanza di 6 o 12 mesi tra il primo e il secondo trattamento.

In quali noduli tiroidei è indicata?

Le principali indicazioni della termoablazione possono essere così riassunte:

  • Macronoduli benigni che danno sintomi o che determinano un danno estetico (es. deformazione del collo), in soggetti per cui è controindicata la chirurgia o che rifiutano l’intervento stesso;
  • Noduli che producono in maniera eccessiva ormoni tiroidei (adenoma di Plummer), in alternativa al trattamento radiometabolico e all’intervento chirurgico;
  • Controllo della recidiva neoplastica a livello del collo, nel caso di pazienti affetti da tumore maligno, non operabile o con rischio operatorio, già trattato con altre terapie, o che non risponde ai trattamenti convenzionali (iodioterapia, radioterapia, chemioterapia, ecc.).

Ci sono dei casi in cui è controindicata?

Questa terapia è assolutamente controindicata in caso di grave deficit coagulativo. Anche i pazienti portatori di pace-maker non possono al momento beneficiare di tale terapia.

Quali sono i suoi vantaggi rispetto all’intervento chirurgico?

Sicuramente la minore invasività, perché non è necessaria una anestesia generale, ma è sufficiente una anestesia locale e una eventuale blanda sedazione. Inoltre non è necessario il ricovero, ma solo una procedura ambulatoriale di circa due ore. Nei giorni successivi alla dimissione la dieta potrà essere libera ed il paziente potrà condurre la sua normale attività. Tale tecnica non impedirà poi, in caso di necessità, di sottoporre il paziente ad intervento chirurgico sulla tiroide.

Chirurgia Generale a Prato