Trombosi venosa: i sintomi, le cause e il trattamento

Trombosi venosa: i sintomi, le cause e il trattamento

Editato da: Antonietta Rizzotti il 29/03/2023

La trombosi venosa è una patologia più seria e più frequente di quel che si pensa ed ha un’incidenza stimata di circa l’1,7 per mille. Il Dott. Nicola Carmelo Moricca, esperto in Angiologia a Roma, spiega quando è opportuno prenderla in considerazione.

Cos’è la trombosi venosa e come si manifesta?

La trombosi venosa colpisce principalmente le vene della gamba e si verifica quando all’interno di una vena si forma un trombo. Ciò comporta una riduzione o un’ostruzione completa del vaso che determina un ritardo o un blocco completo della circolazione. Si distingue la trombosi venosa profonda da quella superficiale. La complicanza più temibile è l’embolia polmonare che, anche se di rado è massiva, può causare la morte. Spesso è meno invasiva ma porta a fibrosi polmonare compromettendo nel futuro la respirazione polmonare. La trombosi venosa si manifesta In maniera diversa in base al tipo. Subdola quella profonda, più eclatante la superficiale. La prima con gonfiore del piede, della gamba e può arrivare fino alla coscia. La seconda con dolore intenso, rossore, febbre per consensuale linfangite.

Quali sono le principali cause?

Le cause possono essere acquisite e/o congenite. Nel primo caso si tratta di sedentarietà, eccedenza ponderale, uso di contraccettivi orali, lunghi viaggi aerei o in auto, tumori (spesso la trombosi venosa li precedono). Su queste è possibile intervenire ed è qui che bisogna impegnarsi maggiormente. Le congenite invece, come nella trombofilia ad esempio, sono caratterizzate da manifestazioni cliniche già in età giovanile (sotto i 50 anni). Ad ogni modo si, è possibile che una trombosi insorga a seguito di un intervento chirurgico, in special modo se il paziente ha un fattore di rischio acquisito e/o congenito.

È possibile fare prevenzione e/o sapere se si è propensi o meno ad una trombosi venosa?

Sì, certamente. È questa la sfida maggiore per il paziente. Se si hanno precedenti di questo tipo in famiglia o se si è in procinto di effettuare lunghi viaggi, o se si devono affrontare interventi chirurgici, è sempre opportuno rivolgersi ad uno Specialista Angiologo. Egli quantizzerà il rischio di tromboembolismo e metterà in atto le dovute contromisure.

Quali abitudini deve adottare, nel quotidiano, chi ne è colpito?

Parliamo di stile di vita. Attività motoria quotidiana, il mantenimento del peso ideale, condurre uno stile di vita attivo.  Va iniziato un trattamento farmacologico e contentivo, come i bendaggi o la calza elastica ad esempio. In questo modo il paziente può comunque riprendere a vivere normalmente.

In gravidanza il rischio di incorrere in una trombosi venosa è più elevato, perché?

Il rischio di tromboembolismo venoso aumenta in gravidanza di circa cinque volte.

La causa è lo stato di maggior coagulabilità del sangue che si determina in gravidanza. Non è nient’altro che un adattamento fisiologico volto a scongiurare emorragie postpartum. Altri fattori che possono aumentare il rischio di trombosi in gravidanza sono l’assetto ormonale della donna gravida, il rallentamento della circolazione del sangue di ritorno al cuore causato dall’aumento di volume dell’addome e dell’utero gravido, l’ eventuale prolungata permanenza a letto, la perdita di elasticità delle pareti venose, un eventuale forte aumento di peso o il sovrappeso preesistente, il diabete, l’ipertensione, il fumo, l’utilizzo di estroprogestinici prima del concepimento, le cardiopatie, i disordini del sistema della coagulazione del sangue, l’avere già sofferto di flebiti o di trombosi, e la presenza di vene varicose.

Può dirci qualcosa in merito alla diagnosi e ai trattamenti necessari? 

La diagnosi è prevalentemente clinica (anamnesi e visita) e va associata ad un ecocolordoppler venoso degli arti inferiori. Ad ogni modo, durante il trattamento è bene effettuare esami specifici per valutare eventuali predisposizioni genetiche, per correggere i fattori di rischio (obesità, sedentarietà etc.) e per seguire le ulteriori indicazioni fornite atte ad evitare le recidive, la Sindrome post-trombotica (gambe sempre gonfie, alterazioni della pelle) e le ulcere vascolari.

Angiologia a Roma