Prescrizioni paradossali in psicoterapia

Prescrizioni paradossali in psicoterapia

Editato da: Martina Gorla il 30/09/2022

La Psicoterapia Strategica definisce “paradossali” quelle prescrizioni date al paziente per metterlo nella condizione di eseguire “volontariamente” il sintomo presentato. Servono a fargli sperimentare possibilità correttive e indurre l’idea: “Se posso agire volontariamente su un sintomo, modificandolo, facendogli perdere il “potere della spontaneità”, posso controllarlo, diminuirlo, farlo anche sparire” ci spiega il Dott. Antonino Fallica

Come agire su una condizione paradossale?

La prescrizione paradossale, permette di aggirare la “resistenza al cambiamento” e genera una situazione definita “doppio legame”. Il paziente, agendo sul sintomo, qualsiasi comportamento adotti, è già in una situazione di cambiamento.

Può, infatti, non obbedire al terapeuta, e quindi estinguere il sintomo, o metterlo in atto volontariamente e quindi gestirlo. Questo è già un primo passo importante verso il cambiamento.

Nella prescrizione del sintomo si dice al paziente di non provare a eliminarlo ma di concentrarlo volutamente in una parte limitata della giornata oppure accentuarlo e ripeterlo il più frequentemente possibile per conoscerlo e capirlo meglio.

Così nel disturbo ossessivo compulsivo, ad esempio, per il lavaggio continuo delle mani, si può prescrivere di eseguirlo consecutivamente per un tempo preciso, ad intervalli regolari o un numero definito di volte che va aumentato volutamente ogni volta “per essere sicuro di averlo fatto veramente bene”.

Una particolare forma di prescrizione paradossale: “l’Ordalia”

Consiste nell’imporre un compito esasperante, più noioso del problema stesso. Bisogna provocare un “fastidio” maggiore di quello che il sintomo provoca. L’Ordalia deve “fare bene” alla persona. Può “fare bene” l’esercizio fisico, ordinare la casa, dedicare più tempo del solito ad un hobby.

L’Ordalia deve essere qualcosa che il soggetto può fare, che gli torni utile e alla quale non può legittimamente opporsi.

  • Caso clinico: Donna cinquantenne casalinga. Sintomo prevalente da gestire: insonnia resistente ai farmaci. Dopo essersi addormentata, si sveglia, si alza e comincia a vagare per la casa. Da alcune settimane, marcata ansia dopo il risveglio notturno e pensieri insistenti. Ci si sofferma sul sintomo, confermandone la pesantezza dicendo che non è opportuno aumentare l’ipnoinducente;
  • Inizia l’Ordalia: Il Dott. Fallica ci racconta, tramite una simulazione di terapia, il percorso dell’Ordalia: “Ci sarebbe un modo per contenere l’ansia ma è complesso da attuare. Bisogna essere molto determinati e veramente stanchi del sintomo”. Incuriosita la paziente chiede di cosa si tratta dicendosi disponibile a tutto pur di stare bene. Si continua “Bisogna cercare di deviare l’ansia in qualcosa di costruttivo. Lei è una persona che ama ordine e pulizia, capisco che sprecare tempo per lei è negativo. Ho già dato questo compito, funziona se la prescrizione si esegue alla lettera e accuratamente”. “Lei la notte spreca tempo prezioso, lo dovrà occupare in modo costruttivo: tutte la notti lei ordinerà e pulirà la sua casa. Si munisca del materiale occorrente, chiuda le porte che danno nel corridoio e, iniziando dall’ingresso, spolveri accuratamente oggetti, mobili, pareti e porte. Completata la parte destra e arrivata in fondo, passi alla parte sinistra. Quando ha finito, controlli di aver fatto bene. Se qualcosa non va, lo rifaccia.”Dopo una settimana, la paziente, arrivando in terapia dice: “L’ho fatto per cinque sere, poi, stanca, mi sono seduta su una poltrona e, stranamente, mi sono appisolata. Per adesso dormo in poltrona, ma credo che se provassi a letto riuscirei a prendere sonno!”.

L’obiettivo era stato raggiunto.

Una terapia strategica che utilizza queste tecniche, può avere una durata massima di dieci incontri, se il paziente collabora ed è compiante.

Psichiatria a Catania