Approccio chirurgico alla patrologia emorroidaria
Grazie al Dott. Francesco Mazzola, esperto in Chirurgia Proctologica e del Perineo, ci illustra quel è l’approccio chirurgico in caso di patologia emorroidaria
Quali sono le principali tecniche chirurgiche disponibili per il trattamento delle emorroidi?
L’approccio chirurgico alla patologia emorroidaria è molteplice: esiste la possibilità di terapie ambulatoriali e di trattamenti chirurgici più complessi che richiedono l’ospedalizzazione in regime di Day Surgery o Week Surgery.
Per il trattamento ambulatoriale, la legatura elastica delle emorroidi consente di risolvere rapidamente problemi di sanguinamento o prolasso di singoli gavoccioli. Si utilizza una strumentazione semplice e sono richiesti solo alcuni minuti di trattamento. È opportuno, dopo la prima seduta, un controllo ambulatoriale a distanza. Gli effetti collaterali sono minimi: può manifestarsi un lieve dolore, piccole perdite ematiche o sensazione di evacuazione incompleta. Tutti questi sintomi si risolvono generalmente in pochi giorni.
Invece, la chirurgia delle emorroidi prevede l’asportazione delle stesse, secondo tecniche più tradizionali come l’emorroidectomia secondo Milligan Morgan o Ferguson, oppure l’uso di procedure più avanzate che si giovano dell’ausilio di device. L’emorroidectomia THD con tecnica tradizionale o Anolift prevede, ad esempio, la deafferentazione (dearterializzazione) dei vasi che alimentano i plessi emorroidari stessi. Ancora, è possibile la correzione del prolasso che spesso si associa alla patologia emorroidaria ed è, a sua volta, causa di disturbi come secrezioni o sensazione di alvo incompleto.
In quali circostanze si raccomanda l'approccio chirurgico rispetto alle terapie conservative nel trattamento delle emorroidi?
Decidere quando la chirurgia sarà più efficace del trattamento medico non è semplice.
Certamente è il paziente a dovere quantificare il disagio legato alla sintomatologia.
Esistono situazioni in cui grosse emorroidi sono poco sintomatiche e non impattano sulla qualità di vita; invece, in altri casi in cui piccoli gavoccioli determinano un quadro clinico invalidante.
Detto questo diciamo che se le emorroidi appaiono prolassate, facilmente sanguinanti con episodi subentranti di rettorragia oppure causano dolore ed ostacolo all’evacuazione, la terapia medica sarà difficilmente efficace e sarà opportuna un’indicazione chirurgica.
Quali sono i potenziali rischi e complicanze associate alla chirurgia emorroidaria?
Il rischio maggiore è quello dell’emorragia postoperatoria. Le afferenze vascolari alle emorroidi provengono da grossi vasi dell’addome, d’altra parte la regione del canale anale non può essere protetta per definizione dal transito fecale. Quindi, è necessario fare molta attenzione all’emostasi.
Un altro problema, soprattutto nelle emorroidectomie che prevedono l’asportazione di tessuto, è che esiti una stenosi anale cicatriziale.
Come si differenzia il post-operatorio tra le diverse tecniche chirurgiche per le emorroidi e quali sono le raccomandazioni per una pronta guarigione?
Il dolore post-operatorio è il sintomo da tenere maggiormente sotto controllo nei primi giorni dopo l’intervento. Nonostante i protocolli di controllo del dolore chirurgico siano ormai molto efficaci, è necessario vigilare al fine di controllare il più possibile il benessere del paziente.
Bisogna poi porre molta attenzione a mantenere l’alvo canalizzato in maniera regolare e con feci morbide per ridurre l’insulto meccanico del bolo fecale durante l’evacuazione. Infatti, i nostri protocolli prevedono sempre la prescrizione di lassativi alla dimissione.
Infine, è raccomandabile per migliorare e velocizzare i tempi di guarigione, la ripresa del movimento inteso come attività fisica moderata e che non comporti sforzi isometrici. Generalmente consigliamo al paziente, dopo una breve convalescenza, di praticare almeno 10-20 minuti di camminata a ritmo moderato ogni giorno.
In che modo l'evoluzione e la gravità delle emorroidi influenzano la scelta dell'approccio chirurgico?
Se la malattia emorroidaria è una malattia circonferenziale, ossia che interessa tutti i plessi emorroidari ed è associato a prolasso della mucosa, sono indicate tecniche che consentano la deafferentazione vascolare e contemporaneamente realizzino una “pessia” o una transezione del tessuto eccedente causa del prolasso.
Diversamente, per singoli gavoccioli si potranno indicare tecniche di sola asportazione del gavocciolo patologico o metodiche ambulatoriali.