Chirurgia del prolasso rettale: ce ne parla un esperto
Il retto è un organo la cui parete è costituita da più strati ben distinti tra loro con funzioni ben precise, ma può succedere che uno strato scivoli in maniera patologica sull’altro andando a creare le condizioni per la formazione di un prolasso rettale, che può causare disturbi importanti per il paziente. Potrebbe dunque essere necessaria la chirurgia, di cui ci parla il Dott. Enzo Magnani, esperto in Chirurgia Generale
Quali sono le conseguenze di un prolasso rettale?
Il prolasso rettale può essere mucoso quando solo lo strato più interno (la mucosa) scivola sugli strati sottostanti durante l’evacuazione, oppure può essere completo di tutta la parete rettale.
In entrambi i casi si instaurano una serie di disturbi anche molto importanti e invalidanti per il paziente:
- incapacità a svuotarsi completamente;
- dolore locale;
- sanguinamento;
- senso di peso;
- soiling (perdite di muco e liquido chiaro dal retto con sensazione costante di ano bagnato).
Nella maggior parte dei casi è la chirurgia che permette di risolvere il problema.
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In che modo la chirurgia può risolvere il problema?
La chirurgia del prolasso rettale permette di andare a correggere le alterazioni anatomiche che si sono instaurate andando a riposizionare il retto nella sua sede naturale e impedendo che il medesimo “scivoli” nuovamente verso il basso, o addirittura all’esterno dell’ano durante le spinte dell’evacuazione.
Riportando la situazione anatomica alla normalità, i disturbi fastidiosi sopra descritti si riducono in maniera significativa, fino in molti casi a sparire completamente. Il paziente potrà dunque riappropriarsi di una vita pressoché normale e non più condizionata dalla presenza del prolasso, che spesso va a determinare un importante scadimento della qualità della vita.
Come si esegue l’intervento chirurgico?
L’intervento chirurgico può essere eseguito con due diverse modalità a seconda delle caratteristiche del prolasso (interno o esterno all’ano, dimensioni, prolasso solo mucoso o completo di tutta la parete) e del paziente che deve essere sottoposto a procedura chirurgica (sesso, età, presenza o meno di altre patologie concomitanti).
- Tecnica addominale: prevede la sospensione del retto prolassato, in genere utilizzando una rete sintetica biocompatibile all’osso sacro, in modo da impedire la fuoriuscita del retto durante le spinte dell’evacuazione. Nella maggioranza dei casi si esegue con la tecnica laparoscopica mininvasiva praticando piccole incisioni all’addome e permette una ripresa alle normali attività della vita quotidiana in tempi brevi dopo una degenza limitata (2-3 giorni di ricovero).
- Tecnica perineale: prevede di operare non passando dalla parete addominale ma attraverso la cavità naturale dell’ano, andando ad asportare il tessuto del retto prolassato all’esterno. La degenza è sempre relativamente breve (3-4 giorni), con una convalescenza lievemente più prolungata della tecnica addominale.
Controindicazioni per l’intervento chirurgico
Chiunque può sottoposi a questo tipo di chirurgia, a meno che non vi siano importanti controindicazioni anestesiologiche per gravi malattie cardiache o polmonari.
Cosa fare durante il periodo postoperatorio?
Nella maggioranza dei casi l’intervento è risolutivo, ma alcune volte può essere utile abbinare nel periodo postoperatorio un ciclo di ginnastica riabilitativa del pavimento pelvico per ottimizzare il risultato ottenuto.
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