Infiltrazioni eco-guidate per curare le patologie dell’anca
Il nostro esperto in Reumatologia a Pistoia, il Dott. Francesco Porta, ci spiega in cosa consistono le infiltrazione ecoguidate utilizzate nel trattamento di patologie a carico dell’anca
Infiltrazioni eco-guidate dell’anca: per quali patologie sono indicate?
Le infiltrazioni eco-guidate dell’anca sono una terapia indicata per il trattamento di diverse malattie a carico di questa regione anatomica, dalle quelle infiammatorie a quelle degenerative. In caso di patologie degenerative, in particolare, l’indicazione che con più frequenza viene data al paziente è proprio quella di eseguire delle infiltrazioni con supporto strumentale (in passato radiologico, oggigiorno ecografico), essendo l’anca un’articolazione difficilmente palpabile e visibile. Altri impieghi della terapia infiltrativa includono l’impingement femoroacetabolare (come primo step prima della chirurgia) e le patologie periarticolari dell’anca (es. sindromi trocanteriche, la borsite dell’ileopsoas, ecc.).
Che sostanza si infiltra?
In fasi acute, preferibilmente associate a riscontri strumentali di infiammazione a livello articolare, si ricorre all’utilizzo di corticosteroidi, mentre il PRP è indicato in caso di artrosi in fase iniziale o in quelle che non rispondono alle terapie con acido ialuronico. Il ruolo principale è ricoperto dalla viscosupplementazione con acido ialuronico, che permette di scegliere tra diversi prodotti con differenti caratteristiche (concentrazione, volume, peso molecolare, ecc.). È fondamentale riuscire a contenere il numero di infiltrazioni da effettuare per ridurre sia i costi della terapia che i rischi legati alla stessa.
Dove e come eseguire un’infiltrazione eco-guidata
Questa procedura è piuttosto semplice e si effettua generalmente in ambulatorio in condizioni di asepsi disinfettando accuratamente la cute e la sonda ecografica. Le tecniche che possono essere utilizzate sono 3:
- Eco-assistita: l’ecografia definisce un punto di repere che servirà per introdurre l’ago perpendicolarmente alla cute. In questo caso non si ha una visualizzazione in real time dell’ago, motivo per cui è una tecnica poco utilizzata;
- Eco-guidata a mano libera: modalità più diffusa, prevede l’inserimento dell’ago nella cute fino a raggiungere l’articolazione. In questo caso, se viene inserito in maniera longitudinale alla sonda (tecnica in-plane), l’ecografia consente di visualizzare il tragitto dell’ago, mentre se viene inserito perpendicolarmente si potrà vede solamente la sua punta (out of plane). La tecnica out of plane possiede il vantaggio di utilizzare aghi più corti, dato che il percorso da seguire è più breve;
- Eco-guidata con guida fissa: in questo caso, l’ago viene inserito all’interno di una guida fissa (kit biopsia) che, una volta posizionata sulla sonda imporrà un percorso obbligato all’ago.
Tra queste, la più utilizzata è la tecnica in plane e l’accesso più comune in caso di infiltrazioni eco-guidate è quello anteriore (caudo-craniale o cranio-caudale) in contrasto con l’accesso posterolaterale, utilizzato per le infiltrazioni in cieco.
La guida ecografica aumenta l’accuratezza?
È ormai risaputo che la guida ecografica è in grado di offrire un netto vantaggio in termini di accuratezza e efficacia nelle infiltrazioni articolari, ma bisogna sottolineare che questi vantaggi aumentano se l’articolazione in questione è l’anca. L’anca è infatti molto profonda e non palpabile e i punti in repere che mette a disposizione non sono così netti come quelli di articolazioni più superficiali. Effettuare un’infiltrazione in quest’area senza guida potrebbe comportare un raggiungimento minimo del bersaglio dalla sostanza introdotta (soprattutto se si tratta di acido ialuronico) ed esporrebbe il paziente a possibili complicanze dovute all’attraversamento accidentale delle cosiddette “strutture nobili”.
Quali requisiti deve avere l’operatore che esegue l’infiltrazione?
L’operatore deve innanzitutto avere familiarità con l’ecografia muscoloscheletrica e lo studio dell’articolazione in questione. Inoltre, nonostante si sia in grado di eseguire procedure in ecoguida senza una particolare preparazione in ecografia diagnostica, l’anca necessita di una buona tecnica anche solo per la visualizzazione. Fondamentali sono anche una buona capacità di visualizzazione dell’ago, in modo da poterlo seguire durante il percorso e una buona conoscenza della condizione da trattare per sapere se, quando e cosa infiltrare.
Anca: 5 cose da sapere
- Posizionare la gamba in lieve extrarotazione consente la tensione del legamento ileo-femorale e della capsula articolare, facilitando l’introduzione dell’ago (capsula meno cedevole);
- È necessario porre particolare attenzione, in caso di tecnica in plane con orientamento caudo-craniale, alla localizzazione dell’arteria circonflessa: questa infatti possiede una certa variabilità anatomica e potrebbe trovarsi lungo il percorso dell’ago;
- È opportuno orientare l’ago a livello del recesso articolare (giunzione collo-testa femorale), in particolare se si utilizzano acidi ialuronici ad alto peso molecolare o di elevato volume: in questo modo si avrà più spazio e si potrà inserire il farmaco più facilmente, riducendo il dolore per il paziente;
- Potrebbe essere utile, in base all’angolo tra l’ago ed il fascio ultrasonoro servirsi del beam steering, una funzione presente anche negli ecografi di fascia medio-bassa: questa consente infatti di orientare il fascio verso l’ago per visualizzarlo meglio;
In caso di pazienti affetti da obesità è consigliato misurare sempre la distanza tra il punto di accesso e l’articolazione prima di iniziare la procedura, in modo da essere certi di utilizzare un ago della giusta lunghezza. In questi casi si può valutare anche la possibilità di utilizzare una tecnica out of plane per ridurre la distanza tra il punto d’accesso e l’articolazione.