L'ipertensione arteriosa resistente al trattamento antipertensivo

L'ipertensione arteriosa resistente al trattamento antipertensivo

Editato da: Martina Gorla il 30/11/2022

Il termine ipertensione arteriosa indica la persistenza di valori pressori superiori a 140/90mmHg nonostante il trattamento con tre o più farmaci antipertensivi

Frequenza e rischi

La sua frequenza non è valutabile con facilità ma è verosimile, sulla base degli studi disponibili, che coinvolga una percentuale minoritaria ma non trascurabile, stimabile fra il 5-10%, della popolazione ipertesa in trattamento farmacologico.

Di per sé, l'ipertensione arteriosa predispone alla comparsa più precoce e in forma più grave di eventi cardio e cerebrovascolari che riducono la qualità e l'aspettativa di vita del paziente.

A maggior ragione, il mancato controllo dei valori pressori nonostante la terapia antipertensiva costituisce, a tutti gli effetti, una condizione clinica ad alto rischio per la quale si applicano tutte le pratiche farmacologiche e no di prevenzione secondarie prescritte in questo tipo di pazienti.

Diagnosi

La diagnosi d'ipertensione resistente necessita prima di tutto della conferma del mancato controllo dei valori pressori da parte della terapia antipertensiva e, per questo motivo, viene effettuato il monitoraggio automatico dei valori pressori nell'arco delle 24 ore (il cosiddetto "Holter pressorio"). Questa procedura consente di distinguere gli ipertesi “veri” da quelli che invece risultano normotesi alla misurazione pressoria circadiana (la cosiddetta ipertensione arteriosa resistente da "camice bianco") e che, come tali, non richiedono ulteriori valutazioni.

Il secondo passaggio diagnostico consiste nell'accertamento, per quanto possibile, dell'aderenza del paziente alle prescrizioni terapeutiche, un comportamento omissivo non infrequente, legato a molteplici fattori tra cui gli effetti collaterali alla terapia o un numero eccessivo di farmaci assunti quotidianamente. In questi casi la drastica semplificazione della terapia prescritta e l'eventuale sostituzione dei farmaci fonte di effetti collaterali è un elemento importante e potenzialmente risolutivo del problema.

Una volta accertata la diagnosi d'ipertensione arteriosa resistente "vera" in quanto distinta dalle due fattispecie sopra citate, il terzo passaggio diagnostico si basa sulla ricerca di cause secondarie d'ipertensione arteriosa e richiede molta attenzione.

Come si cura?

Il trattamento dell'ipertensione arteriosa resistente "vera" richiede l'aggiunta di un quarto e, in casi eccezionali, anche di un quinto farmaco antipertensivo scelto sulla base del suo meccanismo d'azione farmacologico.

Studi recenti hanno inoltre suggerito l'utilità di procedure interventistiche per via percutanea di denervazione renale che potrebbero aprire nel futuro nuovi scenari terapeutici.

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