Tumore al seno: tecniche di chirurgia oncoplastica conservativa

Tumore al seno: tecniche di chirurgia oncoplastica conservativa

Editato da: Marta Buonomano il 08/10/2020

Il nostro esperto in Chirurgia Generale a Bologna, il Dott. Riccardo Ferrarini, spiega a cosa serve la chirurgia oncoplastica conservativa e in quali casi è indicata

Oncoplastica: di cosa si tratta?

La chirurgia oncoplastica conservativa della mammella consiste nell’utilizzo di tecniche di chirurgia plastica per ottenere oltre al fondamentale raggiungimento della radicalità oncologica anche i migliori risultati estetici, di simmetria e di rispetto della conservazione funzionale della mammella.

Obiettivi della chirurgia oncoplastica conservativa sono pertanto il rispetto dei parametri oncologici con l’ottimizzazione del risultato estetico finale.

La strategia chirurgica viene definita sulla base di un preciso inquadramento diagnostico preoperatorio che tiene conto delle dimensioni e della forma della mammella e della focalità della neoplasia. L’indicazione al trattamento scaturisce sempre da una condivisione multidisciplinare e con la paziente.

In quali casi è indicata?

Le indicazioni cliniche a questo tipo di trattamento sono:

  • Un rapporto sfavorevole tra il volume del tumore ed il volume della mammella;
  • Quando si rende necessaria l’asportazione di un volume mammario superiore al 20% del volume totale mammario;
  • Pazienti già sottoposte a chemioterapia neoadiuvante;
  • Quando la neoplasia insorge in quadranti mammari sfavorevoli (quadrante centrale, polo inferiore o mediale);
  • Dopo chirurgia con riscontro all’istologia di margini positivi in alternativa alla mastectomia;
  • Dopo chirurgia conservativa con risultato estetico non soddisfacente (si parla in questo caso di trattamento oncoplastico differito).

Controindicazioni alla chirurgia oncoplastica sono invece:

  • Impossibilità di garantire margini di resezione liberi da neoplasia senza dover effettuare di necessità una mastectomia totale;
  • Presenza di neoplasia multicentrica, cioè interessante più quadranti mammari;
  • Presenza di microcalcificazioni maligne estese che sottendono la presenza di multifocalità;
  • Carcinoma mammario infiammatorio.

In cosa consiste l’intervento?

Secondo la classificazione di Clough (Clough K.B. et al. Plast. Reconstr. Surg. 2004) gli approcci chirurgici oncoplastici si suddividono in:

  • Oncoplastica di primo livello: quando viene asportato <20% della ghiandola mammaria (tecniche di rimodellamento ghiandolare interno, ricentralizzazione del complesso areola capezzolo);
  • Oncoplastica di secondo livello: per resezioni ghiandolari fino ad un 40% del volume complessivo.

Il chirurgo senologo deve conoscere queste tecniche e saperle applicare in chirurgia oncologica al fine di evitare mastectomie non necessarie e per raggiungere i migliori risultati estetici. A tale scopo è fondamentale avere esperienza in chirurgia oncologica e plastica e capacità di integrazione multidisciplinare.

Quali sono i vantaggi dell’oncoplastica conservativa?

In conclusione, quindi, la chirurgia oncoplastica conservativa offre i seguenti vantaggi:

  • Consente un migliore risultato estetico finale (in particolare nelle pazienti con mammelle particolarmente ptosiche o ipertrofiche);
  • Evita in molti casi il ricorso all’intervento demolitivo;
  • Consente di ottenere margini di resezione più ampi con minore incidenza di recidive locali rispetto al trattamento conservativo tradizionale;
  • Consente un minor numero di reinterventi.

D’altra parte, ha lo svantaggio di necessitare di tempi operatori più lunghi, di essere gravata da cicatrici più estese e visibili e di presentare un rischio lievemente incrementato di incorrere in complicanze immediate post-operatorie, senza tuttavia che questo possa determinare un ritardo significativo nell’inizio delle terapie adiuvanti.

Chirurgia Generale a Bologna