Tumori dei tessuti molli o sarcomi dell’adulto: scopri di più!
I tumori dei tessuti molli o sarcomi dell’adulto rappresentano un vasto gruppo di neoplasie di origine mesenchimale con un’incidenza di circa 5 casi ogni 100000 persone/anno. Pertanto approfondiamo questo argomento nel seguente articolo
Dove insorgono i sarcomi dell’adulto e come sono stati classificati?
Le sedi più frequentemente interessate sono gli arti (inferiori > superiori) quindi il retroperitoneo, il tronco e il distretto testa-collo.
Da un punto di vista istologico sono stati classificati oltre 60 diversi istotipi con uno spettro di aggressività variabile, da forme indolenti di basso grado a neoplasia indifferenziate con prognosi meno favorevole.
Quando è necessario preoccuparsi?
Il sospetto di trovarsi di fronte a un sarcoma dei tessuti molli deve essere sempre posto qualora vi sia riscontro clinico o radiologico di una neoformazione superficiale (cute/sottocute) avente diametro massimo superiore a 5 cm oppure profonda (al di sotto della fascia muscolare o viscerale) indipendentemente dalle dimensioni.
È fondamentale che i pazienti con una lesione di arti o tronco con le suddette caratteristiche o con un riscontro di una neoformazione viscerale/retroperitoneale vengano indirizzati fin da subito in un centro di riferimento sarcomi, affinché la presa in carico del paziente avvenga nei tempi e nei modi corretti.
Quindi, i pazienti vengono studiati con RMN per le forme a carico di tronco e arti e TAC per quelle viscerali.
Il punto cardine dell’iter diagnostico è rappresentato dall’esecuzione di una biopsia, generalmente percutanea, con ago tru-cut che permetta il prelievo di una minima quota di tessuto della lesione e la diagnosi istologica della medesima. I rischi di contaminazione legati alla procedura bioptica sono sostanzialmente virtuali e laddove vi sia un rischio maggiormente concreto si utilizzano presidi appositi per minimizzare questa eventualità.
È possibile trattare questa tipologia di tumore?
Sulla scorta della diagnosi patologica viene quindi definito l’iter terapeutico, il quale prevede ovviamente la chirurgia oltre a trattamenti complementari di tipo chemio/radioterapico, che possono essere integrati in relazione alle caratteristiche istologiche della malattia e alle peculiarità clinico-anatomiche del complesso malattia-paziente.
La qualità dell’intervento chirurgico è determinante nell’ottimizzare le chance di cura del paziente. Infatti, i margini di resezione devono essere ampi (tecnicamente definiti come R0) per poter minimizzare il rischio di recidiva locale della malattia.
Qual è la prognosi?
La prognosi del paziente ovviamente è strettamente dipendente dalla natura istologica della malattia diagnosticata, dalla precocità della diagnosi stessa e dall’adeguatezza dei trattamenti ricevuti.
Complessivamente la possibilità di guarigione nella malattia localizzata è del 70% circa.