Il mieloma multiplo: tutto quello che dovresti sapere

Il mieloma multiplo: tutto quello che dovresti sapere

Editato da: il 21/03/2023

Il mieloma multiplo rappresenta circa il 10-15% delle neoplasie ematologiche. A descriverci nel dettaglio questo tumore ematologico, è il Dott. Di Renzo, esperto in Ematologia a Lecce

Che cos’è il mieloma multiplo? 

Il mieloma multiplo è il secondo tumore ematologico in ordine di frequenza (circa 1% di tutti i tumori e 10-15% delle neoplasie ematologiche) ed interessa le plasmacellule, un tipo di globuli bianchi prodotti dal midollo osseo e destinati alla produzione di anticorpi.
In questa patologia le plasmacellule maligne proliferano e si accumulano nel midollo osseo, ma possono anche invadere altri organi e tessuti; inoltre producono un eccesso di anticorpo anomalo detto proteina monoclonale M, che si accumula nel sangue e/o nelle urine.

Come si manifesta il mieloma multiplo?

Il mieloma multiplo si manifesta clinicamente con sintomi legati alla produzione incontrollata di proteina monoclonale ed all’infiltrazione midollare ed extra-midollare da parte delle plasmacellule tumorali. Ne conseguono:

  • riduzione della normale funzionalità del midollo osseo con possibile anemia (stanchezza), riduzione dei globuli bianchi (infezioni) e delle piastrine (emorragie);
  • sintesi in eccesso di anticorpo anomalo (proteina M) che si accumula nel sangue e nelle urine, causando l’aumento della viscosità del sangue e l’insufficienza renale;
  • danno, indebolimento e distruzione dell’osso (dolori ossei e problemi neurologici).

Quali sono i fattori di rischio che influenzano lo sviluppo del mieloma multiplo? 

La causa del mieloma, come per la maggior parte dei tumori, non è a tutt’oggi nota. Ciononostante, negli ultimi anni gli studi hanno fornito importanti informazioni su come si sviluppa il mieloma multiplo e su alcuni dei fattori coinvolti nella sua progressione.
Come per altri tumori, anche il mieloma è una patologia legata all’accumulo di mutazioni genetiche e anomalie citogenetiche caratteristiche, che portano all’alterazione dei meccanismi di crescita e di morte cellulare.
Al momento, i fattori di  rischio noti per il mieloma multiplo sono l’età avanzata, l'etnia, il sesso maschile, una storia familiare di linfomi e mieloma, la diagnosi di gammopatia monoclonale di significato indeterminato (MGUS), malattie autoimmuni, obesità.
Inoltre, fattori esogeni possono incrementare il rischio di sviluppare la malattia, la cui incidenza risulta infatti aumentata in maniera significativa nei soggetti esposti a radiazioni ionizzanti o sostanze chimiche (benzene, asbesto, lucite).

Come si diagnostica questo tumore?

Il sospetto di mieloma multiplo si pone di fronte al riscontro di una componente monoclonale (proteina M) all’elettroforesi proteica, di anemia, ipercalcemia, insufficienza renale, oppure in un paziente che lamenti dolori ossei in presenza di lesioni litiche.
Le indagini raccomandate alla diagnosi o nel sospetto di mieloma includono:

  • emocromo e funzionalità renale, calcemia, albumina, beta2microglobulina
  • elettroforesi proteica e immunofissazione sierica
  • elettroforesi e immunofissazione delle urine delle 24 ore
  • dosaggio delle catene leggere libere sieriche e loro rapporto
  • aspirato e biospia osteomidollare
  • esami radiologici dello scheletro in toto (RX, TAC, RMN).

Esistono dei criteri definiti a livello internazionale per la diagnosi e la definizione della malattia, sulla base dei risultati delle indagini sopra riportate.

In cosa consiste il trattamento del mieloma multiplo?

La maggior parte dei pazienti portatori di gammopatia monoclonale (MGUS) o affetti da mieloma multiplo asintomatico (tumore che non presenta sintomi, come il coinvolgimento di ossa o altri organi) non necessitano di intervento immediato, e possono essere sottoposti a una strategia di monitoraggio regolare della malattia. Il trattamento del mieloma è invece raccomandato nei pazienti con malattia sintomatica o nei pazienti affetti da mieloma asintomatico, ma che presentano specifici fattori di rischio, che ci fanno pensare che la malattia evolverà presto in mieloma multiplo attivo. La prima valutazione che si fa quando si decide di iniziare un trattamento è quella di identificare i pazienti eleggibili a un programma di terapia ad alte dosi con autotrapianto di cellule staminali emopoietiche: pazienti di età inferiore ai 65 anni, senza significative comorbidità, ricevono una terapia di induzione (3-6 cicli) seguita da raccolta delle cellule staminali emopoietiche (di solito prelevate dal sangue periferico) e successivamente da singolo o doppio autotrapianto (alte dosi di chemioterapico melphalan e reinfusione delle cellule staminali).

Lo scenario terapeutico è cambiato totalmente negli ultimi 15 anni, con la scoperta dell’importanza del microambiante midollare nella patogenesi della malattia, e lo sviluppo di nuovi farmaci efficaci sia sulla plasmacellula neoplastica sia sul microambiente. A differenza dei chemioterapici convenzionali, presentano complessi meccanismi di azione biologica e immunomediata, e si possono suddividere in tre classi principali: inibitori del proteosoma (bortezomib, piu recentemente carfilzomib, ixazomib), immunomodulatori (talidomide, lenalidomide, pomalidomide), anticorpi monoclonali (elotuzumab, daratumumab). Combinazioni di questi farmaci biologici con il cortisone, in assenza di chemioterapia convenzionale, sono oggi impiegati nella terapia di induzione pre-trapianto; anche nel paziente anziano e/o non candidato al trapianto la terapia consiste in regimi basati su questi nuovi farmaci associati allo steroide, con o senza l’impiego di un chemioterapico (agente alchilante). Tali farmaci hanno migliorato significativamente i risultati ottenuti precedentemente con la sola chemioterapia, sia nei pazienti candidati al trapianto sia in quelli non trapiantabili.

Ematologia a Lecce