Assistenza respiratoria dei bambini nati prematuri

Assistenza respiratoria dei bambini nati prematuri

Editato da: Antonietta Rizzotti il 28/03/2024

La struttura da cui si sviluppa il sistema respiratorio appare nel feto nelle primissime settimane della gravidanza ed è chiamata “gemma polmonare”. Il Prof. Corrado Moretti, esperto in Pediatria a Roma, ci parla di insufficienza respiratoria nei bambini nati prematuri

 

Tale definizione deriva dal fatto che il suo sviluppo riproduce esattamente la modalità di crescita di una pianta che, una volta formato il fusto, va incontro ad una rigogliosa ramificazione, ossia le vie aeree. L’ultima fase di questo processo, nelle ultime settimane di gestazione, è caratterizza dal completo sviluppo degli alveoli che sono le unità funzionali deputate alla respirazione.

neonato

In un neonato molto prematuro il grado di sviluppo del polmone non è ancora tale da poter sostenere in maniera ottimale la funzione della respirazione; gli alveoli hanno infatti una struttura ancora rudimentale e di conseguenza l’insufficienza respiratoria, o distress respiratorio, è la causa più frequente di morbilità e mortalità di questi bambini.

Dalla 23-24 settimana di età gestazionale è comunque possibile, mediante specifiche tecniche di assistenza ventilatoria, supportare la respirazione di questi neonati malgrado l’immaturità strutturale dei loro polmoni.

Qual è il trattamento maggiormente utilizzato?

Il trattamento standard è la ventilazione meccanica applicata con intubazione tracheale, tecnica salvavita ma invasiva.

La ventilazione meccanica può infatti determinare una alterazione del normale processo di crescita del polmone e può favorire lo sviluppo di lesioni a carico del sistema nervoso centrale. L’alterata struttura del tessuto polmonare e delle vie aeree si manifesta negli anni successivi alla nascita con alterazioni della funzione respiratoria, quali tendenza al broncospasmo e/o ridotta capacità allo sforzo, la cui gravità è proporzionale al grado di immaturità del bambino ed alla durata del trattamento invasivo. Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da un crescente impegno da parte dei neonatologi nell’utilizzare tecniche “non-invasive”, cioè tecniche che utilizzano comunque un respiratore meccanico che viene però applicato al paziente mediante due cannule inserite nelle narici (nasocannule).

Il fine è quello di ridurre al massimo l’impiego della intubazione tracheale di questi pazienti, o ancora meglio evitarla, riducendo in tal modo anche l’incidenza delle complicazioni.

Esistono nuovi approcci terapeutici meno invasivi per i bambini?

Tra le modalità di assistenza respiratoria “non-invasiva”, una molto promettente è la “ventilazione flusso-sincronizzata”, tecnica da me brevettata che permette di rilevare il flusso inspiratorio del paziente, segnale che viene poi utilizzato per attivare l’immediato intervento del respiratore. Si realizza in tal modo una efficace collaborazione tra macchina e paziente dovuta alla perfetta sincronia tra i cicli di pressione positiva erogati dalla macchina e i cicli di pressione negativa dovuti all’attività respiratoria spontanea del bambino. La maggior difficoltà nel realizzare questa modalità di assistenza respiratoria è quella di rilevare a livello delle nasocannule il debole segnale di flusso inspiratorio di un neonato pretermine, paziente che frequentemente ha un peso inferiore al chilo. Trials clinici hanno dimostrato che questa tecnica, oltre a migliorare sensibilmente il comfort del bambino, è in grado di ridurre in maniera significativa la durata della intubazione tracheale e che in una alta percentuale di casi può evitarla del tutto.

Pediatria a Roma