Coblazione per l’ernia cervicale: cosa bisogna sapere prima di sottoporsi all’intervento?

Coblazione per l’ernia cervicale: cosa bisogna sapere prima di sottoporsi all’intervento?

Editato da: Marta Buonomano il 19/10/2023

La coblazione è in grado di curare l’ernia del disco cervicale, ma quali sono gli effetti sul nostro corpo? Ce ne parla il Prof. Giuseppe Bonaldi, esperto in Chirurgia mininvasiva della colonna vertebrale (Neuroradiologia Intervenzionale) a Milano

Ernia del disco cervicale: perché curarla con la coblazione?

uomo con dolore al colloLa coblazione, o “discectomia a base di radiofrequenza al plasma”, è stata approvata per uso generale nel 1999 ed è stata utilizzata inizialmente per il trattamento delle ernie discali sintomatiche della colonna lombare. Si tratta di un processo che utilizza una sonda bipolare di piccole dimensioni, al fine di rilasciare energia a radiofrequenza per eccitare gli elettroliti in un mezzo conduttivo. Si genera così all’interno dei tessuti conduttivi e idratati (come il nucleo polposo dei dischi intervertebrali) un plasma ionizzato che rompe i legami proteici. Il tessuto del nucleo polposo, e quindi dell’ernia, che è costituito principalmente da aggregati proteici che trattengono acqua, viene così vaporizzato. La sonda, piccola e orientabile, consente una precisa rimozione del tessuto discale solo nella sede patologica. Molto importante, questo processo “al plasma” è indipendente dal calore, e la sua azione si esplica solo sui tessuti idratati, come le ernie discali; l’anello fibroso, molto meno idratato, non viene danneggiato.

Che effetti ha la coblazione sul nostro corpo?

È stato riportato che il processo a base di radiofrequenza al plasma abbia un minimo effetto istopatologico sui tessuti immediatamente adiacenti al sito trattato. Poiché la corrente di radiofrequenza non passa direttamente attraverso i tessuti durante il processo di coblazione (sonda bipolare), il riscaldamento degli stessi è minimo. La temperatura è mantenuta al di sotto dei 70°C (tipicamente tra 40°C e 70°C) per ridurre al minimo il danno tessutale da carbonizzazione. A causa del meccanismo di azione sui componenti nucleari idratati, l’ablazione tessutale e la conseguente decompressione intradiscale sono presumibilmente maggiori nei pazienti più giovani e nei dischi senza degenerazione avanzata. In realtà, un’altezza del disco inferiore al 50% deve essere considerata un criterio di esclusione per la coblazione.

E quali sono gli effetti sull’ernia da trattare?

L’azione di questa procedura sui tessuti e sulle erniazioni discali è duplice. Da un lato l’azione è meccanica, in termini di rimozione dell’ernia e quindi di riduzione della pressione intradiscale e di compressione della radice nervoso o del midollo spinale (come avviene normalmente negli interventi chirurgici per ernia). Dall’altro tuttavia è stato dimostrato che l’azione della coblazione è anche chimica. La fosfolipasi A2 (PLA2) nei dischi intervertebrali degenerati o erniati innesca l’infiammazione mediante l’attivazione dell’acido arachidonico liberato dal danno tissutale, quindi una sua riduzione ottenuta dalla coblazione contribuisce ad alleviare i sintomi delle ernie discali riducendo l’infiammazione della radice nervosa. Di conseguenza si può ipotizzare che l’effetto clinico della coblazione sia parzialmente dovuto alla riduzione della risposta infiammatoria, cosa che non si osserva dopo sola erniectomia meccanica.

In quali casi è indicata?

ragazza di profilo che si tocca il colloLa decompressione discale percutanea si è dimostrata efficace nell’alleviare il dolore radicolare e, in minore misura, il dolore assiale (rachialgia, cervicalgia o lombalgia) provocato dalle ernie discali contenute. I criteri di selezione dei pazienti includono la presenza di un’erniazione discale contenuta documentata (TAC e/o Risonanza Magnetica), in grado di provocare un dolore radicolare superiore al dolore assiale. Non trattiamo pazienti solo per il dolore al collo (cervicalgia). Solitamente, i pazienti si lamentano del dolore cervicale e all’arto superiore, che nella maggior parte dei casi si irradia verso la mano e spesso nelle regioni scapolari, occipitali o auricolari. Il più delle volte, il dolore è accompagnato da parestesie (di solito come formicolio o calore) che si irradiano sia all’arto superiore, sia alla mano. È possibile anche l’insorgenza di vertigini.

Controindicazioni e complicazioni

Le controindicazioni comprendono:

  • Un’erniazione migrata o sequestrata, oppure di dimensioni tali da occupare oltre un terzo del diametro sagittale del canale vertebrale;
  • Un deficit neurologico progressivo;
  • Una deformità ossea che non consenta un accesso discale percutaneo sicuro;
  • Altre lesioni ossee che potrebbero comprimere una radice e causare sintomi radicolari;
  • Fratture;
  • Un’instabilità cervicale;
  • Una condizione sistemica che causa una coagulopatia non correggibile farmacologicamente;
  • Una patologia neoplastica cervicale.

Il paziente deve essere in grado di fornire un adeguato consenso informato. Inoltre, una controindicazione assoluta a una procedura discale, e in generale a interventi chirurgici, è un’infezione locale o sistemica significativa.

Quali sono i rischi della procedura?

Effetti collaterali minori che si possono osservare sono:

  • Dolore al sito di inserimento dell’ago;
  • Intorpidimento e formicolio transitori;
  • Transitorio incremento dell’intensità del dolore (raro).

colloL’unica reale complicazione osservata nella letteratura e nella nostra esperienza è la discite: tutti gli interventi chirurgici, inclusi quelli percutanei, presentano un significativo rischio di infezione discale. Si raccomanda la completa sterilità della procedura, in modo del tutto analogo alle procedure open. Inoltre, per la profilassi somministriamo al paziente un antibiotico almeno un’ora prima della procedura per via endovenosa. In ogni caso, il rischio di infezione è sempre minore negli interventi chirurgici percutanei rispetto a quelli tradizionali a cielo aperto. Inoltre, il rischio dopo coblazione è ancora inferiore rispetto alle procedure meccaniche, perché l’azione della radiofrequenza distrugge anche eventuali germi introdotti con la sonda.

È sempre necessario l’intervento chirurgico?

È noto il fatto che le erniazioni discali hanno tendenza all’auto-guarigione. La regressione spontanea delle erniazioni dei dischi lombari è ben nota, ma lo stesso fenomeno è sempre più osservato anche nei dischi cervicali. Per questo motivo, prima di procedere a un intervento chirurgico, anche mininvasivo quale la coblazione, il paziente deve essere sottoposto a trattamenti conservativi, inclusi farmaci antinfiammatori e analgesici e terapia fisica, per almeno 2 mesi.

In cosa consiste la valutazione preoperatoria?

La valutazione preoperatoria include un esame neurologico, durante il quale possono essere evidenziati deficit radicolari quali ipostenia, ipoestesia, disestesia o iporiflessia compatibili con il livello radicolare interessato dall’erniazione. Inoltre si può osservare l’ipotrofia, da lieve fino a moderata, del territorio muscolare coinvolto. Segni di mielopatia moderata, quali l’ipostenia dell’arto inferiore con segni piramidali e disturbi sensitivi, non costituiscono controindicazioni al trattamento. Il giorno precedente la procedura verrà eseguito uno studio ecografico del collo per determinare se ci siano delle strutture normali o patologiche nell’area chirurgica, che possano aumentare il rischio di complicazioni.

Neurochirurgia a Milano