Come curare l’insufficienza venosa degli arti inferiori?

Come curare l’insufficienza venosa degli arti inferiori?

Editato da: Marta Buonomano il 21/09/2021

In che modo si può curare l’insufficienza venosa degli arti inferiori? Ce lo dice il Dott. Giovanni Tinelli, esperto in Chirurgia Vascolare a Roma

Insufficienza venosa cronica: quali sono i possibili rimedi?

La terapia elastocompressiva rappresenta uno dei capisaldi del trattamento dell’insufficienza venosa cronica. Il suo principio di azione consiste nell’applicare una pressione esterna che controbilancia le pressioni intravenose patologiche al fine di compensare l’ipertensione venosa da reflusso del sistema venoso (elastocompressione terapeutica). Stiamo parlando di gambaletti o collant con elastocompressione graduata, regolata da diverse classi di compressione a seconda dei millimetri di mercurio esercitati (mmHg). La pressione esercitata sarà più alta in basso e decrescente verso l’alto (radice del polpaccio o coscia) in modo da favorire il ritorno venoso verso il cuore.

Che sono i flebotonici?

gambe di donnaSono sostanze che includono numerose molecole di origine soprattutto naturale con varie azioni sul sistema venoso come aumento del tono vasale, azione antiossidante, antiedemigena (riduzione della fragilità e permeabilità capillare) e riduzione dell’infiammazione. Alcuni composti contengono la combinazione di due o più principi attivi che ne incrementano l’efficacia. Il loro utilizzo è negli stadi molto iniziali dell’insufficienza venosa soprattutto quella caratterizzata dalle teleangectasie (“capillari”) come aiuto al quadro sintomatologico possibile.

Ove presenti le varici con reflussi venosi più gravi, o in stadi ancora più avanzati, saranno necessari introdurre altri trattamenti.

Il trattamento chirurgico: quando e come?

Il reflusso patologico lungo le safene, o nelle vene perforanti, con presenza di varici di grosso calibro rappresenta l’indicazione elettiva al trattamento chirurgico.

Il trattamento ha due obiettivi: risolvere il reflusso patologico lungo la safena e rimuovere le varici a valle.

Il reflusso patologico della grande e piccola safena si tratta attraverso numerose tecniche.

Lo standard chirurgico ablativo lo stripping (rimozione) della vena grande safena e la legatura delle vene perforanti incontinenti. Con questa tecnica si esegue anche la crossectomia, ovvero la legatura di tutte le collaterali safeniche affluenti, al fine di ridurre le recidive a medio e lungo termine. Lo stripping è considerato un intervento chirurgico poco invasivo, eseguito per lo più in day surgery o in setting ambulatoriale. È possibile un’anestesia loco-regionale o propriamente locale. La deambulazione è immediata e la ripresa all’attività lavorativa è di circa 5-7 giorni. Le complicanze sono minime caratterizzate soprattutto da ematomi con risoluzione spontanea.

Il reflusso safenico può essere curato senza la rimozione della safena ma obliterandola (chiudendola) dal suo interno.

Tecniche endovascolari di obliterazioni della safena prevedono:

  • L’utilizzo di sonde che emanano calore (termoablazione laser e radiofrequenza);
  • La chiusura della vena con l’immissione di “colla” (cianoacrilato);
  • La scleroterapia con schiuma con o senza abrasione meccanica dell’intima della vena.

gambe di donnaPer questo tipo di tecniche si utilizza per lo più un’anestesia locale più o meno estesa in regime ambulatoriale, con una ripresa all’attività lavorativa è di 1-3 giorni. Le complicanze di questo tipo di tecnica sono minime, caratterizzate da possibili discromie cutanee, eritema reattivo ed ematomi.

Una volta curato il reflusso safenico con una delle tecniche sopradescritte, infine la rimozione delle varici è possibile con delle flebectomie (incisioni cutanee minime e rimozione) o iniezioni di liquido sclerosante o “colla”.

L’indicazione al trattamento della malattia varicosa deve tener conto principalmente del beneficio per il paziente dell’atto chirurgico, in relazione allo stadio della malattia e alle condizioni cliniche del paziente.

Sarà poi competenza e premura dello specialista indicare, in base al grado della malattia, il trattamento più idoneo fatto su misura del paziente. Non esiste una tecnica migliore dell’altra, ma la migliore per quel paziente in termini di complicanze immediate (poche per tutte le tecniche) ma soprattutto di recidive della patologia a distanza. Una elastocompressione più blanda (elastocompressione preventiva) è auspicabile anche dopo il trattamento per diminuire il rischio di recidive.

Ricordiamoci sempre di sottoporci a visita specialistica di controllo con un eco-color doppler per monitorare il nostro sistema venoso.

Chirurgia vascolare a Roma