Il parto cesareo è un intervento chirurgico che, sebbene sicuro e ampiamente praticato, comporta una serie di conseguenze per la madre e il neonato, sia a breve che a lungo termine. La sua crescente diffusione, spesso determinata da fattori medici ma anche da scelte organizzative o personali, impone una riflessione sulle possibili ripercussioni rispetto al parto naturale.
Conseguenze del parto cesareo per la madre
Nel breve termine, il parto cesareo è associato a un recupero più lungo rispetto al parto vaginale. Trattandosi di un intervento chirurgico addominale maggiore, la madre può sperimentare dolore post-operatorio, rischio di infezioni e possibilità di complicanze tromboemboliche. Inoltre, la degenza ospedaliera tende a essere più prolungata, con un impatto sulla ripresa fisica e sulla gestione del neonato nei primi giorni di vita.
A lungo termine, le donne che hanno subito un cesareo possono avere maggiori probabilità di sviluppare aderenze intra-addominali, che possono causare dolore cronico e difficoltà nei successivi interventi chirurgici. Anche le gravidanze future possono essere influenzate: il rischio di placenta previa, placenta accreta e rottura uterina aumenta con il numero di cesarei subiti, rendendo più complessa la gestione ostetrica nei casi successivi.
Conseguenze del parto cesareo per il neonato
Per il neonato, il parto cesareo può comportare alcune differenze rispetto alla nascita vaginale. L’assenza del passaggio attraverso il canale del parto riduce l’espulsione naturale dei liquidi polmonari, aumentando il rischio di distress respiratorio, soprattutto nei cesarei eseguiti prima del termine della gravidanza.
Inoltre, studi recenti suggeriscono che i bambini nati con parto cesareo presentano un microbiota intestinale diverso rispetto ai nati per via vaginale. Questo potrebbe influenzare lo sviluppo del sistema immunitario, aumentando il rischio di allergie e malattie autoimmuni.