Diagnosi e trattamento dell’embolia polmonare

Diagnosi e trattamento dell’embolia polmonare

Editato da: Marta Buonomano il 09/03/2021

Il Prof. Antonio Palla, esperto in Pneumologia a Pisa, ci spiega come riconoscere e curare un’embolia polmonare

Embolia polmonare: perché è importante la diagnosi precoce?

uomo che si tocca il pettoPer embolia polmonare acuta s’intende una condizione caratterizzata da ostruzione di uno o più rami delle arterie polmonari da parte di materiale embolico che nella grande maggioranza dei casi si distacca dal circolo venoso profondo degli arti inferiori (trombosi venosa profonda). L’embolia polmonare è una malattia frequente e potenzialmente molto grave se non curata prontamente. Pertanto si rende essenziale una rapida diagnosi che permetta un’efficace e pronta terapia.

Come si manifesta un’embolia polmonare?

I sintomi più frequenti sono dispnea improvvisa, dolore toracico e senso di deliquio fino alla vera e propria sincope. Il pronto riconoscimento di questi sintomi permette di porre il sospetto di malattia che necessita di essere poi confermato con tecniche diagnostiche, prima fra tutte la TAC torace con metodo angiografico. La TAC, infatti, visualizza direttamente la presenza di emboli all’interno della circolazione polmonare.

Quali sono le possibili terapie?

Una volta confermata la diagnosi di embolia polmonare, è necessario iniziare prontamente il trattamento adeguato, che nella maggioranza dei casi consiste nell’utilizzo di eparina a basso peso molecolare per via sottocutanea o in alternativa di nuove sostanze anticoagulanti per via orale. Il trattamento della fase acuta viene protratto per 7-10 giorni.

donna che si tocca il pettoTrascorsa la fase acuta, si pone il problema della profilassi secondaria, cioè di prevenire nuovi episodi (recidive) di malattia. Poiché nei primi sei mesi dopo la fase acuta il paziente corre un alto rischio di recidiva, il trattamento anticoagulante è considerato obbligatorio. Questo viene generalmente praticato tramite l’utilizzo dei nuovi farmaci anticoagulanti (i cosiddetti NAO) che, essendo somministrati per via orale, si prestano particolarmente bene all’utilizzo per lunghi periodi di tempo. Sono disponibili almeno quattro molecole farmacologiche che si sono dimostrate assai efficaci e sicure in numerosi studi effettuati su larghi strati di popolazione.

Al termine dei sei mesi di trattamento profilattico obbligatorio, gli stessi farmaci possono essere sospesi oppure utilizzati per periodi di tempi variabili, in alcuni casi anche molto lunghi. La decisione circa il loro potenziale utilizzo e l’eventuale durata del trattamento dopo questo periodo è delegata interamente allo specialista, che deve giudicare se la probabilità di rischio di recidiva è maggiore di quella di complicanze di sanguinamento (comunque possibili con ogni tipo di terapia anticoagulante). Tale giudizio viene espresso dallo specialista di riferimento (in genere il Pneumologo o il Cardiologo) non in maniera astratta ma bensì sulla base di parametri che permettano di valutare come più probabile nel singolo paziente il rischio di recidiva o quello di sanguinamento.

Pneumologia e Malattie Respiratorie a Pisa