Disturbi d’ansia: gli attacchi di panico

Disturbi d’ansia: gli attacchi di panico

Editato da: Marta Buonomano il 01/06/2021

Il nostro esperto in Psichiatria a Milano, il Prof. Giuseppe De Benedittis, ci spiega quando l’ansia diventa psicologica e cosa bisogna fare in caso di attacchi di panico

Che cosa s’intende esattamente per ansia?

L'ansia è l’aspettativa negativa di un evento potenzialmente minaccioso per l’integrità psicofisica dell’individuo. Si tratta di una condizione psicofisica che si distingue per la presenza di agitazione, paura, angoscia e/o preoccupazione (di durata ed intensità variabili) associate ad uno stimolo sia interno che esterno, ma non sempre facilmente individuabile.

Ansia: quando diventa patologica?

donna tristeL'ansia, entro certi limiti, è da considerarsi un’emozione fisiologica e adattiva in quanto funzionale alla sopravvivenza. Se, però, ricorre ripetutamente e in misura eccessiva, fino a modificare in varia misura la vita di una persona, l’ansia diventa “patologica”. L’ansia patologica può manifestarsi solo in momenti di particolare stress, oppure essere stabile, cioè configurarsi come una caratteristica strutturale della personalità. I disturbi d'ansia in generale interessano un 7-15% della popolazione e sono più frequenti nel sesso femminile.

Che cosa sono, invece, gli attacchi di panico?

Nell’ambito dei disturbi d’ansia, gli attacchi di panico consistono nel ripetersi cronico di attacchi di apprensione e angoscia molto intensi, spesso notturni e senza apparenti cause scatenanti, in grado di provocare tremore, vertigini, dolori al petto, difficoltà respiratorie, a volte senso di morte impendente. La durata di questi episodi è generalmente, ma non sempre, breve (1-10 minuti). Non di rado il vissuto del paziente elabora l’evento in termini catastrofici, ovvero di seria minaccia alla propria esistenza (ad esempio, timore di un infarto miocardico), cosicché diagnosi e trattamento appropriati vengono fuorviati e differiti.

Qual è la caratteristica tipica di un disturbo d’ansia?

I disturbi d'ansia hanno come denominatore comune una risposta eccessiva da parte del sistema nervoso simpatico, che si traduce in una serie di sintomi corporei disadattivi in risposta a eventi più o meno stressanti, o percepiti come tali. Alcuni ormoni prodotti in risposta allo stress, come il cortisolo, possono contribuire ad aumentare la situazione di attivazione psicofisiologica. Sul piano psicologico, una ridotta forza dell'Io, insufficienti capacità di elaborazione cognitiva ed emotiva e comportamenti disfunzionali possono mantenere o aggravare i sintomi.

Come si affronta un disturbo d’ansia?

Preliminarmente ai trattamenti specifici, è fondamentale rassicurare il paziente che il suo è un problema disfunzionale e non organico in senso stretto, e come tale va affrontato. I disturbi d'ansia vengono trattati con vari approcci terapeutici, dalle terapie farmacologiche (neurolettici e tranquillanti) alle psicoterapie, meglio se integrate sinergicamente.

Tra le psicoterapie, le terapie cognitivo-comportamentali e l’ipnosi (o una loro combinazione) rappresentano gli approcci più efficaci per il controllo degli attacchi di panico, sulla base dell’evidenza scientifica. Le tecniche cognitivo-comportamentali tendono a rimodulare i “pensieri negativi” che spesso attivano e/o aggravano le intense reazioni emotive associate. L’ipnosi rappresenta una condizione esperienziale di calma e rilassamento, incompatibile con lo stato d’ansia. Inoltre l’ipnosi può essere efficace in una desensibilizzazione sistematica degli eventi/stimoli stressogeni attivatori dell’ansia e degli attacchi di panico. Infine l’auto-ipnosi, solitamente associata, offre al paziente uno strumento personale ed efficace di controllo, almeno parziale, dei propri sintomi.

Psichiatria a Milano