Disturbi dell'apprendimento: difficoltà emotive ed evolutive

Disturbi dell'apprendimento: difficoltà emotive ed evolutive

Editato da: Alice Cattelan il 27/09/2022

Ci sono situazioni in cui i bambini non riescono a stare al passo con i propri compagni di scuola e con gli insegnamenti delle maestre. Ad oggi, questo disturbo è stato riconosciuto come Disturbo Specifico dell’Apprendimento o DSA. Grazie all’intervento della Dott.ssa Concetta Di Bartolomeo, specializzata in Psicoterapia Psicoanalitica, abbiamo l’opportunità di approfondire questa problematica in un’ottica psicodinamica che tiene conto dell’inibizione ad apprendere, al di là di quella che può essere la componente neuropsicologica alla base del DSA.

Da quali sintomi si può riconoscere il DSA nel bambino?

Il Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) ha esordio durante gli anni della formazione scolastica, in presenza di difficoltà a leggere, a scrivere senza invertire le lettere, a fare calcoli oppure a comprendere un testo. Solitamente sono le maestre ad accorgersi della difficoltà del bambino e ad indirizzare i genitori verso la ASL di appartenenza, in modo da effettuare una valutazione e una diagnosi. Nel caso in cui venga riscontrato un DSA, viene fornito un certificato che dà il diritto a beneficiare di strumenti “dispensativi e compensativi”, ad esempio interrogazioni programmate oppure l’utilizzo della calcolatrice e del PC in classe, che possono aiutare e facilitare il bambino.

Quali sono e da cosa nascono le difficoltà del bambino?

Il disturbo di apprendimento può non avere una base neuropsicologica e, in tal caso, è più corretto parlare di inibizione ad apprendere. L’inibizione ad apprendere è un aspetto dinamico profondo che interferisce nei processi di apprendimento del bambino. Quando la causa è scatenata da fattori emotivi, l’inibizione produce gli insuccessi scolastici e l’insuccesso attiva ansia da prestazione. In questi casi, i bambini possono rendersi conto di non riuscire a fare gli stessi compiti dei coetanei, sentirsi inadeguati, arrabbiarsi e diventare tristi e frustrati.

Questi sono i sintomi che si manifestano; ma la difficoltà ad apprendere può essere, a sua volta, sintomo di altro?

Da un punto di vista psicodinamico, la difficoltà di apprendimento va considerata come un segnale che informa della presenza di un arresto o rallentamento nel processo di sviluppo.
Può accadere, ad esempio, che il bambino non abbia superato il “complesso edipico”, e non riesca ad accedere alla fase successiva di crescita. Questo può succedere se c’è una fragilità emotiva, in quanto la difficoltà a tollerare la frustrazione rende doloroso accettare i propri limiti e adattarsi alla realtà.

In questi casi, come vive il bambino il contrasto tra ciò di cui ha bisogno e ciò che, invece, chiedono gli altri?

Succede che le richieste esterne, come fare i compiti ad esempio, collidano con i bisogni emotivi interni entrando in conflitto. Se il bambino, a livello inconscio, sente dentro di sé una mancanza perché in una fase precedente i suoi bisogni non sono stati soddisfatti come avrebbe voluto, continuerà a cercare ciò che gli è mancato, in un certo senso “interrompendo” la crescita, perché tutte le energie saranno dirette al passato e non al futuro. Si parla di meccanismo di difesa di regressione: a livello inconscio si rifiuterà di impegnarsi in attività che lo portano a crescere e ad essere autonomo, come ad esempio lo studio.

In cosa consiste l’intervento per supportare e aiutare il bambino?

È necessario un intervento mirato ad analizzare la causa sottostante al conflitto, a ridurre l’angoscia che ne deriva e a rafforzare l’Io. Solo così l’energia necessaria ad apprendere può essere reindirizzata e resa disponibile per gli impegni scolastici. Dato che si discute di dinamiche inconsce, si devono creare le condizioni perché si formino nel bambino il desiderio e uno spazio psichico disponibile ad apprendere, e la psicoterapia analitica è una via per uscire da queste difficoltà.

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